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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

Essendo diventato rapidamente “un paese con un alto potenziale di sviluppo”,<br />

ne<strong>gli</strong> anni ’90 <strong>gli</strong> investimenti esteri attratti sono cresciuti del 36% e “le imprese<br />

straniere costituiscono quasi un quarto delle esportazioni” (Boillot, 2007: 102-03). A<br />

partire da<strong>gli</strong> anni ’90 sono stati creati quasi 50 parchi tecnologici e infrastrutture fisiche<br />

per lo sviluppo e l’esportazione di software, inclusa l’esportazione dei servizi<br />

professionali. Oltre a offrire loro dedicated high speed connectivity, a questi parchi<br />

lo stato permette che <strong>gli</strong> investimenti esteri detengano il 100% del capitale azionario,<br />

offre vari incentivi fiscali ed esenzioni doganali, e assicura una serie di facilitazioni.<br />

Sempre ne<strong>gli</strong> anni ’90 avvenne un’autentica esplosione dei media, particolarmente<br />

l’arrivo <strong>della</strong> televisione via cavo e via satellite e dei giornali, con la conseguente<br />

nascita di un’ibrida lingua hindi chiamata hin<strong>gli</strong>sh.<br />

Se la crescita più rapida dei servizi rispetto alla manifattura si spiega col fatto<br />

che i primi dipendono maggiormente dalla conoscenza dell’inglese e dal livello<br />

d’istruzione de<strong>gli</strong> addetti, cioè dal capitale umano, allora è difficile assumere che<br />

questa crescita sia davvero sostenibile senza immediate riforme del sistema scolastico<br />

che permettano di fornire il necessario capitale umano. Nel 2002, i giovani tra 19<br />

e 24 anni che frequentavano l’università rappresentavano solo il 9% di quella fascia<br />

<strong>della</strong> popolazione e anche oggi il sistema scolastico non sembra in grado di acco<strong>gli</strong>erne<br />

molti di più, visto il continuo declino <strong>della</strong> quota del PIL dedicata alla formazione<br />

universitaria. I giovani laureati sono circa 14 milioni – una volta e mezzo di<br />

quelli cinesi, ma solo metà di quelli dell’Europa centrale – ai quali ogni anno si<br />

sommano circa 2,0 milioni di nuovi laureati (graduated) che parlano inglese, 150<br />

mila laureati in diritto e circa nove mila PhD (Nilekani, 2009: 49). Gli ingegneri sono<br />

solo il 4% dei laureati - erano 1,8 milioni nel 2003-04 e crescono annualmente di<br />

circa 130 mila unità - contro 33% in Cina, ma Armellini (2008: 93) stima che meno<br />

del 10% siano di livello internazionale, mentre <strong>gli</strong> <strong>altri</strong> sarebbero più o meno dei geometri<br />

35 . Anche secondo Farrell (et al., 2005: 77), solo il 10-25% dei laureati è giudicato<br />

in grado di lavorare in un’impresa multinazionale – il doppio di quelli cinesi,<br />

ma sempre la metà di quelli dell’Europa centrale – e questo perché il sistema educativo<br />

indiano non è standardizzato, l’inglese è spesso povero ed esiste una notevole<br />

emigrazione ne<strong>gli</strong> USA tra i mi<strong>gli</strong>ori. Questa diaspora è anche una “fuga di cervelli”,<br />

perché si stima che la percentuale dei laureati che risiedono all’estero sia passata<br />

da 2,6 ne<strong>gli</strong> anni ’90 a circa 4,2 nel 2000 (Goldstein, 2011: 86).<br />

Frattanto, benché la quota di partecipazione dei servizi nel PIL totale fosse cresciuta<br />

dal 40% del 1991 al più del 60% alla fine <strong>della</strong> decade passata, la sua quota di<br />

occupati, che ne<strong>gli</strong> anni ’90 era perfino diminuita da 24,4 a 23,5%, ristagnava appena<br />

al di sopra del 20% <strong>della</strong> forza lavoro – vedi Tabella 1.4. Sempre ne<strong>gli</strong> anni ’90<br />

anche la quota del capitale lordo nei servizi si ridusse dal 41,6 al 39,6% (Chatterjee<br />

2008: 19). In una delle aree più dinamiche di questo settore, cioè IT-BPO che da sola<br />

giunse rapidamente a rappresentare quasi il 5% del PIL, l’occupazione non supe-<br />

35 Due studi hanno, infatti, ridimensionato i dati relativi al numero de<strong>gli</strong> ingegneri indiani.<br />

Quello <strong>della</strong> Duke University (Gary Gereffi e Vivek Wadhwa, Framing the Engineering<br />

Outsourcing, del 2005) mostra che per ogni milione di cittadini, <strong>gli</strong> USA producono circa<br />

750 specialisti di tecnologia, paragonati ai 500 <strong>della</strong> Cina e ai 200 dell’India. L’altro rapporto<br />

di due ricercatori dell’ITT di Bombay (Rangan Banerje e Vnayak P. Muley, Engineering<br />

Education in India, del 2006) ridimensionano questi dati concludendo che “paesi<br />

avanzati come Regno Unito, USA e Germania producono rispettivamente il 10, 9% e<br />

l’8% di ingegneri laureati, mentre l’India solo lo 0,5%.<br />

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