L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La “grande Potenza povera”<br />
Tabella 1.3 - Maggiori indicatori macroeconomici<br />
1992/1997 1997/2002 2003/2008<br />
Crescita annua del PIL % 6,6 5,5 8,8 §<br />
Inflazione annua (deflattore) % 9,1 5,0 4,5<br />
Deficit bilancia corrente/PIL % 1,1 0,6 0,4<br />
Deficit fiscale totale/PIL % 7,1 9,0 6,7<br />
Investimenti interni lordi/PIL % 24,2 24,3 33,6<br />
Fonte: Acharya, 2010: 130 Tabella 4.8. e § Rakesh Mohan, 2010: 153, Tabella 1.<br />
Pur riconoscendo che “l’India sta diventando più forte”, il rapporto di «the Economist»<br />
(2008) non manca di notare che “anche i suoi problemi stanno crescendo.<br />
La tendenza del suo progresso suggerisce che, alla fine, avrà successo, ma potrebbe<br />
essere un lungo e penoso processo”. L’elefante si è risve<strong>gli</strong>ato, ma prima di mettere<br />
le ali ci vorrà ancora tempo, perché sono tanti i problemi strutturali che vanno affrontati<br />
e risolti, a cominciare dai drammatici livelli di povertà e inegua<strong>gli</strong>anza, due<br />
fenomeni che vanno distinti perché, in effetti, la prima tende a ridursi, mentre la seconda<br />
continua ad ampliarsi (Kohli, 2006: 3). A questo successo dovrebbe contribuire<br />
l’entusiasmo di un paese che crede di potercela fare anche perché crede di essere<br />
tornato a essere la grande potenza che è stata per secoli. Inoltre, la crescita economica<br />
è importante per mi<strong>gli</strong>orare le condizioni di vita “ma la sua portata e il suo impatto<br />
dipendono, sostiene Amartya Sen (2011), moltissimo da quello che si fa con<br />
l’aumento del reddito”.<br />
* * *<br />
Durante il dominio coloniale il mercato indiano fu mantenuto aperto per servire<br />
di sbocco ai manufatti inglesi, rendendo così impossibile lo sviluppo dell’industria<br />
nazionale. Di conseguenza tra il 1900 e il 1947 la crescita media annua del PIL fu<br />
inferiore all’1% e quella del reddito pro capite nulla o negativa. Il declino<br />
dell’economia indiana era, però, iniziato prima: la sua quota del PIL mondiale dal<br />
24% del 1700 si ridusse drasticamente fino al 4% al momento dell’indipendenza e al<br />
3% nel 1973, quando riprese lentamente a salire, arrivando al 5% nel 2001 (Maddison,<br />
2001). Inoltre l’apertura esterna dell’economia indiana non comportò la creazione<br />
di un mercato comune interno, che ancora oggi non esiste, né si sta facendo<br />
molto per costruirlo. L’India resta così un paese “intensamente fratturato, le sue divisioni<br />
nettamente definite non tanto da ideologia ma da religione, casta, classe e<br />
regione”. Nilekani (2009: 9 e 251) spiega che in India solo i servizi operano in un<br />
mercato nazionale, mentre il settore manifatturiero resta spesso confinato al mercato<br />
statale e l’agricoltura è essenzialmente locale.<br />
Al momento dell’indipendenza, l’economia indiana era un’economia essenzialmente<br />
agricola, con il 50% del PIL e il 71% circa <strong>della</strong> forza lavoro concentrati nel<br />
settore primario e solo il 25% e il 10% nell’industria e il 30% e il 19% in servizi ed<br />
edilizia – vedi Tabella 1.4. La minore crescita dell’economia durante le prime tre<br />
decadi d’indipendenza – vedi Tabella 1.2 – furono il risultato dell’imposizione al<br />
settore privato dell’elaborato sistema dirigista voluto da Nehru, influenzato non solo<br />
dal successo, almeno così appariva a molti, <strong>della</strong> pianificazione sovietica, ma anche<br />
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