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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

economico corrispondente al carattere dei suoi abitanti: un modello di crescita che si<br />

propaga dall’alto verso il basso”. Anche il consumismo risulta “perfettamente in linea<br />

con le inclinazioni de<strong>gli</strong> indiani… in linea di massima incredibilmente egocentrici”.<br />

Questo egocentrismo trova l’approvazione <strong>della</strong> pratica religiosa e “un indù sarà ossessionato<br />

dalla pratica rituale <strong>della</strong> sua persona senza tuttavia notare la sporcizia che<br />

lo circonda”. Per finire, sempre Varma (2008: 156) cita Ashis Nandy per il quale “la<br />

spiritualità difficilmente è il tratto predominante nella natura indiana”. Forse anche<br />

l’India spirituale è stata una creazione dell’imperialismo occidentale.<br />

3. LA NASCITA DELL’INDIA<br />

Popolazioni stanziali abitavano le zone ai margini <strong>della</strong> valle dell’Indo, in quello che<br />

oggi è il Pakistan, circa 8 mila anni fa, coltivando la terra e addomesticando lo zebù<br />

che forniva loro cibo e forza lavoro. Qui, dal 3100 a.C. circa fiorì, parallelamente a<br />

quelle delle civiltà-stato <strong>della</strong> Mesopotamia e <strong>della</strong> valle dello Yangtse in Cina, la<br />

civiltà-stato dell’Indo (o anche civiltà di Harappa, dal nome <strong>della</strong> prima area archeologica<br />

scoperta ne<strong>gli</strong> anni ’20) e qui intorno al 2500 a.C. arrivarono anche popoli di<br />

lingua e cultura dravidica. Questa civiltà, probabilmente governata da “una sorta di<br />

comunità sacerdotale”, finì attorno al 1900-1700 a.C., a causa di “mutamenti climatici<br />

e presumibilmente rivolgimenti tettonici” (Rothermund, 2007: 7) o forse a causa<br />

dell’arrivo dal nord-ovest de<strong>gli</strong> arya (i nobili o i puri) che spinsero al sud le genti<br />

dravidiche 21 . Gli arya erano pastori nomadi provenienti dall’Afghanistan, i cui guerrieri<br />

combattevano con carri veloci e leggeri tirati da cavalli, parlavano una lingua<br />

indoeuropea – dalla quale poi derivò il sanscrito (samskrita, cioè “perfetto”), matrice<br />

delle lingue indù moderne – e svilupparono forme religiose quali il vedismo e il brahamanesimo,<br />

da cui deriva l’induismo. Essi dominarono l’India per circa un millennio<br />

(1500-500 a.C.), durante il quale si svilupparono le basi del diritto indù e<br />

dell’organizzazione politica del territorio. In questa “civiltà dove l’invisibile prevaleva<br />

sul visibile”, l’essenza <strong>della</strong> sovranità fu trovata “nella sua duplicità, nel suo<br />

spartirsi tra brahmani e kshatriya, fra sacerdoti e guerrieri, auctoritas e potestas…<br />

sono le chiavi senza le quali nulla si apre, su nulla si regna… tra i quali c’è sempre<br />

una tensione che oscilla tra l’armonia e il conflitto mortale” (Calasso, 2010: 18). Dai<br />

Veda (che significa, sapere e vedere e Vedanta è la Scienza Sacra) – sacre 22 scritture<br />

tramandate oralmente, composte da inni e prescrizioni liturgiche – nasce la visione<br />

organicistica dell’individuo, cioè dell’individuo “come parte integrante di un ampio<br />

sistema di interrelazioni basate essenzialmente su un ordine cosmico preesistente,<br />

che influenza le azioni umane” (Amirante, 2007: 27). Il gesto rituale, la ritualità, ri-<br />

21 In realtà poiché non si sa con certezza se <strong>gli</strong> arya fossero i primi abitanti stanziali<br />

dell’India, se fossero stranieri e invasori o se, tesi attualmente più accreditata, fossero penetrati<br />

nell’Asia meridionale per progressive migrazioni, è difficile continuare a sostenere<br />

che la cultura vedica fosse ancestrale, che il sanscrito fosse lingua madre di tutte le lingue,<br />

che l’India fosse propriamente indù e che, quindi, tutte le altre tradizioni culturali presenti<br />

sul territorio non hanno uguale diritto di cittadinanza.<br />

22 I Veda sono sacri per <strong>gli</strong> induisti, mente i buddisti li disconoscono e i giainisti, pur riconoscendone<br />

la validità spirituale, negano che abbiano una particolare sacralità (Prabavananda,<br />

2003: 25). Le Upanişad, che fanno parte del Veda, esprimono il percorso di conoscenza<br />

e sapere che culmina nella “liberazione finale”.<br />

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