L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
120<br />
L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
il 2000, per poi di nuovo scendere, almeno fino al 2005, ultimo anno per il quale sono<br />
disponibili i dati per questo tipo d’analisi.<br />
Notevoli sono anche le disugua<strong>gli</strong>anze di opportunità educative in base<br />
all’origine sociale. Infatti, secondo l’UNESCO (2009: 28), quanti provengono da<br />
fami<strong>gli</strong>e del quintile di reddito più povero hanno mediamente 4,4 anni di istruzione,<br />
mentre sono 11,1 <strong>gli</strong> anni di scolarità del quintile più ricco. Le differenze di istruzione<br />
spiegano parte del divario di reddito tra caste e gruppi religiosi, ma mentre sono<br />
aumentate le differenze di guadagni tra musulmani e non musulmani, naturalmente<br />
a svantaggio dei primi, sono invece diminuite quelle tra caste superiori e<br />
SC/ST (Cobalti, 2010: 230).<br />
Frattanto, la quota dei profitti nel valore aggiunto netto del settore manifatturiero,<br />
che era cominciata ad aumentare all’inizio de<strong>gli</strong> anni ’90, quasi raddoppiò nel<br />
periodo 1999-2005. Sempre ne<strong>gli</strong> anni ’90, solo il settore privato non agricolo, e<br />
particolarmente quello organizzato, vide crescere la propria quota del reddito nazionale<br />
distribuito secondo il contributo dei fattori, mentre diminuivano le quote relative<br />
ai settori agricolo e pubblico.<br />
Malgrado che la discussione sull’evoluzione <strong>della</strong> disugua<strong>gli</strong>anza indiana sembri<br />
convergere sulla conclusione che, come sostiene Patnaik (2006), “attualmente la povertà<br />
rurale coinvolga quasi quattro quinti <strong>della</strong> popolazione e continui ad aumentare<br />
perché una crescente proporzione di persone è spinta verso livelli nutrizionali più<br />
bassi”, Panagariya (2008: 157 e 166) liquida la questione asserendo che “preoccuparsi<br />
<strong>della</strong> disugua<strong>gli</strong>anza è in gran parte una diversione”, una preoccupazione che<br />
nel passato ha portato l’India “all’adozione di politiche che sono risultate essere anti-crescita<br />
e anti-poveri” 53 . Resta il fatto, però, che il 70% dei poveri sono contadini<br />
ed è in India che vive la metà <strong>della</strong> popolazione mondiale estremamente povera, cioè<br />
645 milioni – nel mondo 1,4 miliardi di persone vivono con meno di 1,25 dollari al<br />
giorno e di questi quasi un miliardo soffrono la fame (IFAD, 2011: 41). Il “Global<br />
Hunger Index” valuta la situazione alimentare indiana “alarming”, il secondo di 5<br />
livelli a partire da “extremely serious”.<br />
Un’ancora più chiara immagine dell’evoluzione dell’inegua<strong>gli</strong>anza indiana è offerta<br />
da Banerjee e Piketty (2001: 6 Graf. 3; e 2005, 16) secondo i quali mentre dal 1956-<br />
57 il reddito reale del primo 1% dei percettori di reddito diminuì costantemente dal<br />
13% del reddito totale del paese a quasi il 4% nel 1982-83, da questo momento iniziò<br />
di nuovo a crescere e nel 2000 era tornato quasi a toccare il livello de<strong>gli</strong> anni ’20 e ’30.<br />
Banerjee e Piketty mostrano anche che il reddito reale percepito dall’1% <strong>della</strong> fascia<br />
più alta <strong>della</strong> popolazione è aumentato del 50%. A sua volta, Himanshu (2008: 5-6)<br />
mostra tramite i coefficienti di Gini che la disugua<strong>gli</strong>anza rurale, dopo essere diminuita<br />
ne<strong>gli</strong> anni ’80, aumentò durante tutti <strong>gli</strong> anni ’90, così come crebbe ancora più rapidamente<br />
nelle aree urbane, dove era rimasta stagnante ne<strong>gli</strong> anni ’80.<br />
53 Panagariya (2009: 166-67) sostiene che la disugua<strong>gli</strong>anza rurale non è cambiata o è<br />
leggermente diminuita, mentre quella urbana è al massimo aumentata del 10-12%. Dopo il<br />
1991 sia la disugua<strong>gli</strong>anza urbana-rurale che quella regionale hanno avuto luogo in un<br />
contesto di reddito crescente. Salvo due o tre eccezioni, tutti <strong>gli</strong> stati hanno sperimentato<br />
un’accelerazione <strong>della</strong> crescita del reddito pro capite, nel 2006 pari a $830 (quasi $4000<br />
in termini di ppa). La crescita economica ha mi<strong>gli</strong>orato <strong>gli</strong> standard di vita nelle aree urbane<br />
come in quelle rurali e se nelle prime è maggiore che nelle seconde questo aiuta ad<br />
assorbire la popolazione rurale in impieghi utili nelle aree urbane