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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

buì non poco alla sconfitta elettorale dell’Indian National Congress (INC) nel 1977.<br />

Il governo formato dal Bharatiya Janata Party (Partito del Popolo Indiano (BJP),<br />

cioè la destra nazionalista indù, proseguì con il programma di pianificazione familiare,<br />

ma le donne tornarono a essere l’obiettivo principale <strong>della</strong> contraccezione (essenzialmente<br />

sterilizzazione). Solo nella seconda metà de<strong>gli</strong> anni ’90 l’obiettivo diventò la<br />

tutela <strong>della</strong> salute delle donne durante l’arco riproduttivo con libera scelta fra differenti<br />

tipi di anticoncezionali e fami<strong>gli</strong>e più piccole. La stabilizzazione <strong>della</strong> popolazione è<br />

sempre più esplicitamente vista come un requisito essenziale per raggiungere uno sviluppo<br />

sostenibile, cosa impossibile se la popolazione continua ad aumentare annualmente<br />

di 15-16 milioni di persone. Frattanto si è scoperto che la fecondità sembra fortemente<br />

correlata ai livelli di istruzione, di denutrizione e di età delle donne al momento<br />

del matrimonio, per cui il controllo <strong>della</strong> natalità comincia a essere inserito<br />

nell’approccio più globale <strong>della</strong> lotta contro la povertà e la discriminazione femminile.<br />

In effetti, dal 1981 il numero delle donne sposate comprese tra i 15 e i 44 anni si è ridotto<br />

dall’86% del 1961 all’attuale 70% circa. Per quanto concerne la condizione<br />

femminile, il raggiungimento di una vera parità continua a essere una lontana speranza,<br />

anche se “è nelle posizioni di vertice che esse riescono a recuperare ruolo e influenza<br />

e, talvolta, cambiare le cose per davvero” (Armellini, 2008: 143).<br />

Ne<strong>gli</strong> ultimi 30 anni, l’indice di fertilità totale dell’India è diminuito del 40%,<br />

ma mentre il sud ha già raggiunto tassi di fertilità di sostituzione, soprattutto nei<br />

quattro stati più poveri – Bihar, Madhya Pradesh, Rajasthan e Uttar Pradesh, i cosiddetti<br />

BIMARU – la popolazione continua a crescere.<br />

Demograficamente il paese appare così distinto in due aree: un nord che l’alto<br />

tasso di fertilità manterrà giovane – età mediana 26,2 anni e 750 milioni <strong>gli</strong> abitanti<br />

sotto i 35 anni – per i prossimi venti anni e un sud dove l’età mediana sarà invece di<br />

34 anni, simile a quella europea alla fine de<strong>gli</strong> anni ’80. Di conseguenza, argomenta<br />

Nilekani (2009: 50-51), il “dividendo demografico” indiano ha due gobbe: quella<br />

meridionale già quasi “spesa” per la crescita economica che il sud ha sperimentato<br />

fin dall’inizio de<strong>gli</strong> anni ’70 e quella settentrionale che, si spera, rimpiazzerà quella<br />

meridionale nel sostenere la continua crescita del paese. Il rischio è che la crescita<br />

economica si sgonfi se il passaggio da una gobba all’altra non sarà sufficientemente<br />

rapido. Inoltre, una numerosa manodopera – e quella indiana si aggira sui 500 milioni<br />

– diventa rapidamente una debolezza, se non s’interviene subito con efficaci<br />

politiche sull’istruzione e la salute e non si creano sufficienti posti di lavoro, cose<br />

che per ora non si stanno facendo. Senza un’adeguata istruzione di base e con una<br />

regolamentazione del lavoro che in effetti “distrugge l’occupazione”, non sarà facile<br />

incassare il dividendo demografico. Infine, la doppia gobba indiana sta acuendo le<br />

rivalità regionali, poiché la mancanza di manodopera nel sud attira lavoratori dal<br />

nord che competono con i locali per <strong>gli</strong> scarsi posti nelle scuole e ne<strong>gli</strong> ospedali.<br />

* * *<br />

Cause <strong>della</strong> migrazione interna sono le differenti pressioni demografiche che caratterizzano<br />

le varie aree del paese e l’attrazione esercitata dalle grandi città per le<br />

maggiori opportunità di lavoro che sembrano offrire, mentre è fallito lo sviluppo di<br />

città medie nell’area rurale dove risiedono due terzi <strong>della</strong> popolazione, non meno di<br />

750 milioni di persone. L’altro terzo <strong>della</strong> popolazione, quella urbana è distribuita in<br />

circa cinquemila città, di cui più di quaranta superano il milione e almeno tre sono<br />

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