L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
stesso tempo, la conservazione dell’ambiente himalayano offre un’ottima opportunità<br />
di cooperazione tra India, Cina, Nepal, Buthan e Pakistan, come suggerito da<br />
Manmohan Singh a ottobre 2009, dato che non esiste nessun meccanismo o istituzione<br />
che si occupi delle risorse idriche e del controllo dei ghiacciai alla cui conservazione<br />
sono interessati tutti questi paesi (Mansingh, 2011: 52- 53).<br />
Da notare che mentre per la Cina la risoluzione delle controversie di frontiera<br />
verte tutta sulla questione tibetana, per l’India l’importanza <strong>della</strong> Cina sta principalmente<br />
nel suo carattere eurasiatico. Infatti è in Asia centrale, particolarmente in Tibet e<br />
Xinjiang, controllati dalla Cina, che i due paesi confinano. Beijing è ben conscio che<br />
se il Tibet non fosse parte <strong>della</strong> Cina, inevitabilmente si avvicinerebbe all’India a causa<br />
delle affinità religiose e culturali, inoltre teme qualunque influenza esterna, particolarmente<br />
quella indiana, sul Tibet, perché, avendo questi avuto nel passato il dominio<br />
su parti <strong>della</strong> Cina, potrebbe avanzare rivendicazioni territoriali. Si capisce allora che<br />
l’adesione di Beijing ne<strong>gli</strong> anni ’50 alla retorica del Hindi-Chini bhai-bhai (in hindi:<br />
“indiani e cinesi sono fratelli”) e Panchsheel (i cinque principi per la condotta delle<br />
relazioni bilaterali per una coesistenza pacifica) era essenzialmente diretta a ottenere<br />
che New Delhi abbandonasse il Tibet e lo riconoscesse come una regione <strong>della</strong> Cina,<br />
come avvenne con il Trattato commerciale del 1954. Senza questo riconoscimento esiste<br />
solo una frontiera indo-tibetana e non indo-cinese (e infatti l’Accordo di Shimla del<br />
1914 per delineare la “McMahon Line” fu firmato dall’India e dal Tibet), quindi il<br />
possesso cinese del Tibet non ha legittimità, è semplicemente una conquista imperiale.<br />
E poiché la Cina considera l’Arunachal Pradesh un “Tibet meridionale”, deve rivendicarlo<br />
per non correre il rischio che la sua perdita indebolisca il diritto sullo stesso Tibet.<br />
Ma proteste e rivolte nel Tibet rendono insicure le frontiere himalayane e sono destabilizzanti<br />
per l’India, perché se Beijing ricorre alla forza, aumentano i flussi di emigranti<br />
verso l’India e ogni aumento <strong>della</strong> presenza militare cinese influisce negativamente<br />
sulla sicurezza indiana.<br />
* * *<br />
Da parte sua, l’India è giustamente preoccupata per le attività cinesi nei paesi che<br />
la circondano, vedi la ferrovia che è stata portata fino a Lhassa e che ora si vorrebbe<br />
estendere fino a Xigaze – a meno di 300 km dalla frontiera del Bhutan e del Sikkim<br />
–; l’estesa presenza in Pakistan, con lo sviluppo del porto di Gwadar e il mi<strong>gli</strong>oramento<br />
<strong>della</strong> strada verso lo Xinjiang lungo la pista del Karakoram; e le relazioni militari<br />
stabilite con Bangladesh, Sri Lanka e Birmania che permettono un facile accesso<br />
al Golfo del Bengala e all’Oceano Indiano.<br />
Oggi, uno dei problemi più pressanti che la politica estera indiana deve affrontare<br />
è il trattamento da riservare a una “Cina emersa”. L’India deve mostrarsi sicura di<br />
ciò che vuole e fiduciosa <strong>della</strong> sua forza militare. Finora, mentre Beijing ha cercato<br />
di mantenere le questioni politiche, come la definizione delle frontiere, separate e in<br />
secondo piano per concentrarsi sulle questioni economiche, New Delhi ha, invece,<br />
fatto il contrario. E nonostante che la discussione sulla definizione dei confini non<br />
avanzi, Beijing continua a lasciare da parte questo problema e proseguire, invece,<br />
con lo sviluppo <strong>della</strong> cooperazione commerciale.<br />
In effetti, se l’ascesa e la belligeranza cinese causano apprensione, offrono anche<br />
opportunità. Naturalmente, il rafforzamento economico e militare dell’India è un deterrente<br />
per l’eventuale aggressività <strong>della</strong> Cina, che certamente mira a stabilire un<br />
predominio sull’Asia sud-orientale e che potrebbe pensare di potere impunemente