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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> Usa<br />

naturale e strategica alleata”, un paese che il Dipartimento di Stato si dichiarò pronto<br />

“ad aiutare a diventare una delle grandi potenze del 21° secolo” (Pant, 2008: 21).<br />

Tra il 2001 e il 2003, quindi, India e USA intensificarono <strong>gli</strong> sforzi per estendere la<br />

collaborazione diplomatica, le relazioni tra le loro forze armate, la cooperazione anti-terrorismo<br />

e la “public diplomacy”. Chiaramente Washington aveva deciso di aiutare<br />

l’India a diventare una grande potenza e a gennaio 2004 ottenne quello che è<br />

considerato uno dei maggiori risultati diplomatici <strong>della</strong> prima amministrazione Bush<br />

– l’“India-U.S. Next Steps in Strategic Partnership” (NSSP) – che, riallacciandosi al<br />

“Joint Statement” Bush-Vajpayee del novembre 2001, impegnava i due paesi a lavorare<br />

insieme in quattro difficili aree – energia nucleare civile, programmi spaziali<br />

civili, commercio di tecnologie di frontiera e difesa missilistica – nelle quali fino ad<br />

allora la cooperazione era stata impossibile a causa del possesso indiano di ordigni<br />

nucleari (Tellis, 2005: 11). Naturalmente il disaccordo su altre questioni, come<br />

commercio, Iraq e ONU, restava. Nel 2003, per la prima volta, furono organizzate<br />

esercitazioni comuni di commandos indiani e americani nel Ladakh, in Kashmir e<br />

New Delhi sostenne incondizionatamente il programma di Bush per la “National<br />

Missile Defense” o “scudo spaziale” 3 .<br />

Gli eventi del settembre 2001 e l’inizio <strong>della</strong> guerra al terrorismo avevano permesso<br />

a Washington di ottenere la cooperazione pakistana 4 senza alienarsi l’India,<br />

alla quale, però, si doveva impedire di espandere l’acquisita capacità nucleare. In<br />

cambio, Washington prometteva di eliminare le sanzioni imposte a causa dei test<br />

nucleari del maggio 1998 e di fornire accesso a più sofisticate tecnologie. Fu poi<br />

Manmohan Singh a mettere l’accordo strategico con Washington al centro <strong>della</strong> politica<br />

estera indiana, incoraggiato dalla promessa (marzo 2003) del Segretario di Stato<br />

Rice “di fare dell’India una grande potenza”. Al nuovo corso dei rapporti USA-<br />

India stava fortemente contribuendo il mondo de<strong>gli</strong> affari, e particolarmente la comunità<br />

indiana in America, la più ricca e articolata minoranza del paese.<br />

A giugno 2005, dopo la visita del Primo ministro cinese a New Delhi, il ministro<br />

<strong>della</strong> Difesa indiana raggiunse con il collega americano un’intesa decennale per mi<strong>gli</strong>orare<br />

la qualità <strong>della</strong> cooperazione militare, a cominciare da produzione congiunta<br />

di armamenti, trasferimento tecnologico e collaborazione nella difesa missilistica.<br />

L’accordo trasformava le relazioni strategiche fra i due paesi e rimuoveva, secondo<br />

il ministro indiano, tutte le restrizioni sui trasferimenti tecnologici all’India, tra i<br />

quali il più importante era quello riguardante il nucleare civile – vedi 4.2.<br />

Mentre il governo indiano presentava l’accordo come un tacito riconoscimento<br />

di attore globale in ascesa, non mancarono analisti per i quali esso rischiava di compromettere<br />

i legami strategici con la Russia e di rendere più difficili le relazioni con<br />

la Cina, che sarebbe stata spinta a solidificare l’alleanza con il Pakistan. Inoltre,<br />

3 Secondo Pant (2008: 109) “il governo indiano ha cercato di formulare una coerente politica<br />

di risposta ai nuovi parametri strategici introdotti dal progetto di difesa missilistica<br />

americano... le cui esatte ramificazioni continuano a restare puramente speculative”. Altrettanto<br />

speculativa e poco coerente restava la posizione del governo indiano che continuava<br />

a mandare avanti con decisione la parte tecnologica del suo programma di difesa<br />

missilistica.<br />

4 Ma la distruzione delle Torri gemelle convinse Washington, e particolarmente il Pentagono,<br />

che il Pakistan era inerentemente instabile e opposto all’Occidente, vittima <strong>della</strong><br />

propria politica jihadista de<strong>gli</strong> ultimi due decenni (Agrawal, 2011: 63)<br />

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