L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e il resto dell’Asia<br />
Bijaipur Jagdishpur. Il nuovo terminale per le importazioni di LNG sulla costa occidentale<br />
dell’India simboleggia il rapporto stretto con Iran e Oman.<br />
L’India sta investendo nelle infrastrutture energetiche e in particolare sta cercando<br />
di raddoppiare i 120 mila megawatt di elettricità che attualmente è capace di generare<br />
e così ridurre le continue interruzioni di energia che attualmente interferiscono<br />
con la crescita economica. Gli investimenti in questi nuovi progetti sono quasi esclusivamente<br />
indiani, progetti dai quali il capitale straniero si tiene alla larga a causa dei<br />
troppi problemi creati dalle autorità statali (State Electricity Boards) che controllano il<br />
settore.<br />
Anche se l’India riuscisse a sfruttare appieno il proprio potenziale idrico, il contributo<br />
dell’energia idroelettrica resterebbe attorno al 2%, ma potrebbe aumentare<br />
sensibilmente se riuscisse ad accedere al potenziale idrico di Nepal, Bhutan e<br />
Myanmar e magari a quello del Tagikistan e Kirghizistan con progetti regionali che<br />
servirebbero anche a mi<strong>gli</strong>orare le relazioni bilaterali con questi paesi.<br />
L’energia nucleare, che attualmente genera meno del 3% del fabbisogno energetico,<br />
potrebbe contribuire all’indipendenza energetica, dopo il 2050, nel caso riuscisse<br />
a sfruttare le vaste risorse indiane di torio, avendo però prima portato a termine<br />
le tre fasi del processo di sviluppo dell’energia nucleare stabilite dal rapporto<br />
sull’“Integrated Energy Policy” (IEP) preparato dalla Commissione di Pianificazione.<br />
Frattanto, l’accordo con <strong>gli</strong> USA dovrebbe facilitare la rimozione delle sanzioni da<br />
parte del NSG 18 , il che permetterebbe di accelerare lo sviluppo del settore nucleare<br />
tramite l’importazione di materiale fissile e d’impianti per la produzione elettrica.<br />
Quattro ordini di problemi mettono in dubbio la fattibilità <strong>della</strong> IEP: (i) disponibilità del<br />
materiale fissile e suo prezzo, visto che questo commercio è controllato da un cartello<br />
che fissa i prezzi in base anche a considerazioni politiche; (ii) protezione<br />
dell’ambiente circostante e dell’impianto da attacchi terroristici e aerei; (iii) costo<br />
dell’energia nucleare rispetto ad altre fonti energetiche; e (iv) ambiguità sul diritto indiano<br />
al riprocessamento del fissile in quanto, nonostante l’accordo, <strong>gli</strong> USA e <strong>altri</strong><br />
paesi potrebbero in ogni momento ritirare, ritardare o aggiungere condizioni al permesso<br />
del riprocessamento. Durante la negoziazione dell’accordo nucleare si era<br />
ipotizzato che per la metà del secolo l’India sarebbe stata in grado di ottenere dai<br />
suoi reattori nucleari il 40% del fabbisogno energetico, ma oggi le stime più alte si<br />
aggirano attorno al 10-15%. Ma forse il problema maggiore è rappresentato dal fatto<br />
che l’accordo India-USA si basa su una premessa sba<strong>gli</strong>ata, cioè assume che la crescente<br />
domanda indiana d’energia possa essere facilmente soddisfatta importando<br />
reattori nucleari, cosa che per molti studiosi comporterebbe invece insicurezza energetica<br />
e costi esorbitanti. Infatti, non appare opportuno l’utilizzo di rettori disegnati e<br />
costruiti all’estero – considerando poi che l’India ha già una delle maggiori industrie<br />
di energia nucleare dell’Asia – perché in questo modo si diventerebbe dipendenti dalla<br />
continua importazione del fissile per alimentare i reattori importati.<br />
Infine, anche moltiplicando per dieci la capacità di produrre energia nucleare,<br />
questa resterebbe sempre una modesta percentuale <strong>della</strong> domanda totale del paese.<br />
L’alternativa è quella di sfruttare le abbondanti riserve idroelettriche e carbonifere del<br />
paese e anche Chellaney (2005: 82) concorda che l’elettricità generata dal nucleare<br />
probabilmente è destinata a restare una piccola quota nel pacchetto di risorse energetiche<br />
che l’India userà in futuro. A chi si aspetta che già nel 2020 un quarto del<br />
fabbisogno energetico indiano sia soddisfatto dall’energia nucleare, va ricordato che<br />
in questo caso sarebbero necessarie 8.000 tonnellate di uranio. Per soddisfare questo<br />
bisogno di carburanti nucleari, cosa ostacolata dalla non accettazione del (Nucle-<br />
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Organizzazione che racco<strong>gli</strong>e i paesi firmatari del TNP, produttori di tecnologia o di<br />
combustibili nucleari.<br />
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