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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

PIL), specialmente nei settori manifatturieri a base tecnologica, come auto e relativa<br />

componentistica, nell’elettronica, nella farmaceutica e in quelli dell’alluminio e<br />

dell’acciaio – settori nei quali l’India presenta i più bassi costi al mondo – più cemento<br />

e petrolchimica. Cresceva, contemporaneamente, la produzione di beni di capitale<br />

e di beni di consumo, anche se il tasso di crescita dell’intero settore manifatturiero<br />

continuava a essere inferiore a quello delle esportazioni, l’85% delle quali sono<br />

manufatti. Una differenza che secondo Prasenjit Basu (2005: 57) potrebbe dipendere<br />

dal fatto che l’indice <strong>della</strong> produzione industriale non riesce a catturare i rapidi cambiamenti<br />

tecnologici. L’inflazione è stata moderata (circa 5%, più precisamente<br />

4,7% nel periodo 2003-07) e fino a<strong>gli</strong> ultimi anni <strong>della</strong> decade passata la bilancia<br />

esterna si è mantenuta tra il 2,3% e l’1,5% del PIL, grazie alla forte accelerazione<br />

<strong>della</strong> crescita dell’esportazione dei servizi, aumentati da $5,7 a $37 miliardi e alle<br />

rimesse di circa il 3% del PIL che hanno compensato l’aumento del deficit relativo<br />

alle merci, cresciuto dal 2,3% al 7,7% del PIL. A ogni modo, dai primi anni ’90<br />

l’India è passata da un approccio secondo il quale era necessaria una licenza, salvo<br />

esenzioni, per qualsiasi attività economica, all’approccio diametralmente opposto,<br />

per cui ogni attività è consentita, salvo che fosse espressamente vietata.<br />

Una volta introdotte le prime riforme, l’afflusso netto di capitali esteri – da $11 a<br />

$108 miliardi tra il 2002 e il 2007 – segnalò il mi<strong>gli</strong>oramento <strong>della</strong> fiducia estera per<br />

il paese, mentre lo spettacolare aumento delle esportazioni rappresentò un’eloquente<br />

risposta all’eliminazione <strong>della</strong> tendenza a favorire la produzione per il mercato interno.<br />

La crescita delle esportazioni si moderò verso la fine de<strong>gli</strong> anni ’90 in seguito<br />

all’apprezzamento reale <strong>della</strong> rupia, quando la rupia restò stabile a fronte del collasso<br />

delle monete dell’Asia orientale che tra il 1997 e il 1999 subirono una svalutazione<br />

reale superiore al 20% (Prasenjit Basu, 2005: 48-49). Una situazione che oltre a<br />

ridurre la crescita delle esportazioni indiane, mise in difficoltà le industrie indiane le<br />

cui produzioni competevano con le importazioni provenienti dall’Asia orientale, importazioni<br />

che il deprezzamento delle loro valute rendeva meno costose sul mercato<br />

indiano.<br />

Frattanto, il complessivo deficit fiscale del governo centrale e de<strong>gli</strong> stati tra il 2002<br />

e il 2006 si riduceva dal 10% al 6% del PIL e tra il 2004 e il 2007 il debito passava<br />

dall’82% al 75% del PIL (Acharya, 2010: 126 Tab. 4.6), mentre le esportazioni continuavano<br />

a crescere. Il notevole aumento <strong>della</strong> produzione ha spinto il tasso di crescita<br />

sopra l’8%, livello al quale si è avvicinato il reddito annuo pro capite, facendo sperare<br />

in un suo raddoppio in un decennio (OECD, 2007: 3). Il consolidamento fiscale iniziato<br />

nel 2003-04 è stato reso possibile dal notevole aumento delle entrate fiscali, particolarmente<br />

quelle delle imposte sulle imprese e sulle persone (47% sulle prime e 39,5%<br />

sulle seconde), il che ha facilitato l’accettazione da parte de<strong>gli</strong> stati di una regolamentazione<br />

abbastanza uniforme delle tasse sul valore aggiunto.<br />

La crescita del PIL continuava, però, a dipendere essenzialmente dalla domanda<br />

interna e, infatti, i tassi di risparmio e investimento del paese restavano molto più<br />

bassi di quelli cinesi così come la quota delle esportazioni mondiali – meno di 2%<br />

contro circa l’8-9%. A partire da<strong>gli</strong> anni ’80, i tratti particolari <strong>della</strong> transizione economica<br />

del paese furono, quindi, la crescita sostenuta del consumo privato e i disavanzi<br />

del settore pubblico, sia centrale che statale.<br />

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