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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

diversificazione agricola, mentre l’aumento di abitazioni rurali, forestazione, urbanizzazione<br />

e industrializzazione hanno ridotto il tasso di crescita delle aree coltivate<br />

(Bhalla e Singh, 2009: 37 e 39). Sotto l’impatto delle riforme economiche, il tasso di<br />

crescita dell’agricoltura si ridusse rapidamente in tutto il territorio, passando da<br />

3,37% nel periodo 1980-83/1990-93 a 1,74% nel 1990-93/2003-06, declino attribuito<br />

ai minori investimenti pubblici – le risorse per lo sviluppo agricolo furono drasticamente<br />

ridotte da 22,2% a 13,8% del bilancio del governo centrale tra il 1990-91e<br />

il 2002-03, mentre nello stesso periodo la proporzione del PIL investita in questo<br />

settore, particolarmente per l’irrigazione, gestione e controllo delle acque, e la ricerca<br />

scientifica, passava da 1,92% a 1,31% (Bhalla e Singh, 2009: 36-37).<br />

Esaurito l’impulso <strong>della</strong> “Rivoluzione verde”, dopo il 1991 i redimenti cominciarono<br />

a declinare. Un tentativo di ridimensionare i sussidi abortì, il protezionismo non colpì<br />

solo la circolazione di prodotti agricoli con l’estero, ma si estese a quelli tra <strong>gli</strong> stati<br />

dell’Unione e ci vollero sette anni per sostituire con tariffe le quote d’importazione,<br />

come l’India aveva promesso entrando nell’OMC nel 1994. Solo nel 2002 furono liberalizzati<br />

commercio, stoccaggio e trasporto di prodotti agricoli tra stati e solo recentemente<br />

è stato permesso ai commercianti privati di acquistare direttamente da<strong>gli</strong> agricoltori.<br />

Nello stesso anno, però, l’agricoltura indiana fu colpita da una vera e propria<br />

siccità e anche se poi l’andamento dei monsoni mi<strong>gli</strong>orò, il trend sostanzialmente stagnante<br />

e inferiore al tasso di crescita <strong>della</strong> popolazione non è cambiato (Torri, 2004:<br />

118-19). La decelerazione ha riguardato tutti i raccolti e, poiché ha coinciso con la riduzione<br />

dei prezzi mondiali e la maggiore apertura dell’economia prodotta dalle riforme,<br />

l’impatto sui redditi de<strong>gli</strong> agricoltori è stato molto pesante. Inoltre, l’aumento<br />

<strong>della</strong> produzione di prodotti destinati all’esportazione ha causato una riduzione di quella<br />

dei cereali destinati al consumo interno, che, quindi, devono essere importati.<br />

Nel periodo 1990-06 il tasso di crescita cumulativo del settore agricolo, escludendo<br />

il bestiame, è stato dello 0,8%, negativo però quello delle grana<strong>gli</strong>e, pari a –<br />

1,2%, un trend che continua visto che la produzione di cereali nel 2009-10 è stata<br />

inferiore del 7% a quella dell’anno precedente così come è stata di -5% quella di<br />

semi oleosi (Economic Outlook 2010 by Economic Advisory Council to the Prime<br />

Minister). Il tasso dell’intero settore agricolo è riuscito a crescere solo dello 0,2%,<br />

grazie all’apporto dell’orticoltura, dell’allevamento di animali e <strong>della</strong> pesca Il livellamento,<br />

o la regressione, dei tassi di crescita agricola certamente deriva dalla riduzione<br />

de<strong>gli</strong> investimenti pubblici, ai quali non si sono sostituiti, come il governo<br />

sperava, quelli privati o esteri che in effetti hanno ignorato del tutto il settore rurale.<br />

Allo stesso tempo, la diversificazione incoraggiata dal governo ha portato alla riduzione<br />

<strong>della</strong> produzione di grana<strong>gli</strong>e alimentari, ma anche spinto <strong>gli</strong> agricoltori a indebitarsi<br />

con usurai (i quali sembra controllino almeno un quarto del credito rurale e<br />

che da quando la liberalizzazione e la deregolamentazione del settore bancario, erodendone<br />

il ruolo sociale, hanno portato alla progressiva riduzione dei flussi di credito<br />

diretto all’agricoltura 27 , sono tornati a prosperare) per finanziare la riconversione.<br />

Quando i prezzi delle esportazioni sono diminuiti a partire dal 1996, la situazione di<br />

molti piccoli coltivatori che si erano affidati al mercato internazionale è, quindi, diventata<br />

insostenibile e in molti si sono suicidati – il numero medio dei suicidi annuali<br />

è stato 15,747 nel periodo 1997-2001 e 17,513 nel 2002-06, un totale di quasi 200<br />

mila probabilmente anche sottostimato (Nagaraj, 2008: 3). Il fenomeno ha avuto la<br />

27 La percentuale del credito totale destinato dalle banche commerciali all’agricoltura dal<br />

16-17% de<strong>gli</strong> anni ’80 è gradualmente diminuita fino a sfiorare il 10% nella seconda parte<br />

<strong>della</strong> decade passata (Adduci, 2010: 3 e 66-68).

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