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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

2004: 251). Il ritorno al potere di Manmohan Singh ha rafforzato il consenso su un<br />

cauto riformismo, consenso che, nonostante <strong>gli</strong> interessi profondamente radicati e il<br />

feroce dibattito politico, esiste anche per la politica estera (Alden-Viera, 2005).<br />

Mirando a diventare il motore dell’integrazione economica del bacino dell’Oceano<br />

Indiano, New Delhi ha cominciato a negoziare una serie di accordi di libero scambio e<br />

preferenziali con singoli paesi e organi multilaterali come l’ASEAN, il “Gulf Cooperation<br />

Council” (GCC) e la “Southern African Development Community” (SADC) e i<br />

progetti di sviluppo sono diventati elementi essenziali per costruire buone relazioni di<br />

vicinato e promuovere una cooperazione mutuamente benefica.<br />

L’India è sempre più attiva nel campo <strong>della</strong> diplomazia e <strong>della</strong> sicurezza e, grazie<br />

alla crescente potenza delle sue forze armate, è ora in grado di contribuire alla stabilizzazione<br />

dell’Oceano Indiano, particolarmente per mezzo <strong>della</strong> marina militare,<br />

come è stato evidenziato dall’abilità dimostrata nel raggiungere rapidamente le aree<br />

colpite dallo tsunami alla fine del 2004 e dalla disponibilità a partecipare in operazioni<br />

militari multinazionali. Ed è proprio nel 2004 che la “India’s Maritime Military<br />

Strategy” (2007) assegnò alla marina il compito di andare oltre la difesa delle<br />

frontiere marittime nazionali e proiettare le ambizioni geomarittime indiane nei vari<br />

quadranti dell’Oceano Indiano, acque attraversate dai cruciali rifornimenti energetici<br />

dell’Asia orientale e sudorientale e dai traffici commerciali di queste regioni con<br />

gran parte del mondo.<br />

L’India è anche diventata uno dei maggiori donatori con un’assistenza che mira a<br />

promuovere obiettivi non solo commerciali, ma anche politici. Frattanto, il bisogno<br />

di petrolio – la produzione nazionale, concentrata nei pozzi offshore al largo di<br />

Mumbai e nell’Assam, non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno, per cui il<br />

70-75% del petrolio e dei prodotti petroliferi è importato – sta spingendo le compagnie<br />

petrolifere indiane a competere con quelle occidentali e cinesi in tutto il mondo,<br />

dall’Asia centrale alla Siberia, all’Africa e all’America Latina.<br />

Per evitare di diventare uno “stato tributario” 71 <strong>della</strong> Cina o uno “stato satellite”<br />

de<strong>gli</strong> USA, l’India sta cercando di stringere rapporti con tutti, in altre parole di condurre<br />

una politica estera a 360 gradi. Parag Khanna (2009: 357-58) arriva a ipotizzare<br />

un “progressivo consolidamento di due triangoli” il cui punto in comune è proprio<br />

l’India: il triangolo formato da USA, Cina e India 72 per aggiungere una dimensione<br />

71 Con il sistema dei tributi la Cina estendeva la propria influenza e controllo sulle regioni<br />

circostanti senza esercitarvi il dominio territoriale.<br />

72 Virmani (2006: vol. 1 cap. 8) sostiene che il mondo sta evolvendo verso un sistema di<br />

potere tripolare. Secondo quest’autore, nei prossimi 15-20 anni la Cina diventerà una superpotenza<br />

alla pari de<strong>gli</strong> USA e nella seconda metà del XXI al duo si unirà l’India. Il<br />

problema è che se il vantaggio strategico dell’India è rappresentato dall’interesse di Washington<br />

a ridurre al minimo la durata del duopolio durante il quale dovrebbe confrontarsi<br />

direttamente con la Cina, tale vantaggio necessariamente comporterebbe tensioni destabilizzanti<br />

con la Cina. Tuttavia, spiega (A. Chatterjee, 2011: 92.93), <strong>gli</strong> USA restano un fattore<br />

importante sia per la Cina che per l’India, perché entrambe cercano di massimizzare i<br />

possibili benefici che possono ottenere dalla relazione bilaterale con <strong>gli</strong> USA. Tutti e tre i<br />

paesi, quindi, mirano a gestire questi legami come circoli virtuosi, piuttosto che come un<br />

triangolo competitivo (Inderfurth and Shambaugh, 2005). Alcuni, però, in Beijing e New<br />

Delhi, vedono il rafforzamento dei legami tra i due paesi come uno strumento per limitare<br />

l’egemonia americana, mentre <strong>altri</strong> in Washington e New Delhi guardano con sospetto alla<br />

Cina e vo<strong>gli</strong>ono usare i rapporti indo-americani, particolarmente quelli militari, per controbilanciare<br />

la crescente potenza cinese. In realtà, è difficile interrompere l’interdipendenza<br />

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