L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La “grande Potenza povera”<br />
estera e la necessità di approvazioni caso per caso. Contrariamente a quanto fatto<br />
dalla Cina, l’India procedette più rapidamente con la liberalizzazione dei flussi di IP<br />
e, un po’ meno, con quella de<strong>gli</strong> IDE, per i quali l’apertura del paese venne più strettamente<br />
collegata alla possibilità di accedere ai mercati dei paesi sviluppati tramite<br />
acquisizioni e attività di servizi. L’apertura dell’economia indiana ha prodotto un<br />
mi<strong>gli</strong>oramento del rapporto debito/PIL che è diminuito da 29% ne<strong>gli</strong> anni ’90<br />
all’attuale 19% e del rapporto servizio del debito/PIL passato dal 25 al 5%.<br />
Dopo un lento e graduale aumento fino a metà de<strong>gli</strong> anni ‘2000, l’afflusso aumentò<br />
rapidamente. Più precisamente, da una media annuale di appena $1,7 miliardi<br />
ne<strong>gli</strong> anni ’90 passò a $2,9 miliardi nel periodo 2000‐01/2004‐05 e raggiunse i $20<br />
miliardi l’anno nel periodo nel 2005‐06/2009‐10, una notevole percentuale del quale<br />
costituita da IP (Chalapati e Dhar, 2011: 52). Le entrate e uscite de<strong>gli</strong> IDE ne<strong>gli</strong> ultimi<br />
anni sono riportate nella seguente tabella:<br />
Tabella 1.7 - IDE in entrata, in uscita e netti. $ miliardi<br />
2001-2006* 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />
IDE in entrata 9,3 7,6 20,3 25,7 45,5 35,7 24,6<br />
IDE in uscita 13,7 3,0 14,3 17,3 19,4 15,9 15,6<br />
IDE netti 4,4 4,6 6,0 8,4 26,1 19,8 9,0<br />
Fonte: UNCTAD (2011: 189 Annex table I1) e *Nayyar (2008: 114).<br />
L’afflusso netto di capitali è così passato da 2,2% del PIL ne<strong>gli</strong> anni ’90 a 4,6% nel<br />
2004-08, per poi ridursi di nuovo a 2,7% nel 2009-11 (Mohanty, 2011: 3 Tab. 4), riduzione<br />
che forse non dipende da una minore fiducia de<strong>gli</strong> investitori esteri per il paese,<br />
ma è dovuta alla recessione globale. Lo stock di investimenti esteri è cresciuto da $1,7<br />
miliardi del 1990 a $17,5 miliardi del 2000 e poco più di $164 miliardi alla fine del<br />
2009. Dal 2000 l’afflusso di capitali esteri è costituito per un buon terzo da IP, ma ne<strong>gli</strong><br />
ultimi anni questa percentuale si è ridotta e nel 2009 è stata inferiore al 20%.<br />
In India, <strong>gli</strong> IDE si sono orientati principalmente vero il mercato interno, in settori<br />
come trasporto, telecomunicazioni, servizi e industria chimica, mentre in Cina si<br />
è privilegiato il settore delle esportazioni, contribuendo così alla loro rapida crescita.<br />
A ogni modo, il paese rappresenta una delle tre principali destinazione de<strong>gli</strong> IDE e<br />
con i soli USA ha scambiato alta tecnologia per un valore pari a $10 miliardi (ministro<br />
del Commercio indiano Anand Sharma, discorso al “Council on Foregn Relations”<br />
il 21 settembre 2010). Gli IDE arrivati in India si sono concentrati<br />
nell’acquisto di partecipazioni azionarie o M&A d’imprese già esistenti (Parthapratim<br />
e Ghosh, 2007: 23) e per quasi il 20% si sono diretti al settore dei servizi e <strong>gli</strong><br />
<strong>altri</strong> a settori che offrono sia un ampio mercato interno sia manodopera qualificata a<br />
buon prezzo. Gli Ide hanno, quindi, creato solo poche nuove imprese e generato<br />
scarso aumento delle esportazioni, mentre hanno invece causato un crescente flusso<br />
di pagamenti all’estero per diritti di brevetto e marchio, assistenza tecnica e profitti.<br />
In breve, l’impatto cumulativo dell’afflusso di questi IDE sui cambi è risultato negativo<br />
(Chandrasekhar e Ghosh, 2010: 3-5).<br />
Poiché in India <strong>gli</strong> IDE si sono concentrati in settori ad alta intensità di capitale, essi<br />
hanno assorbito poco lavoro manuale o scarsamente specializzato, contribuendo così ad<br />
allargare il differenziale tra l’economia rurale e quella urbana e creando un pericoloso<br />
vuoto che se non colmato, alla lunga potrebbero avere serie conseguenze sociali.<br />
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