L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
Gli effetti causati dalla sperequazione nella distribuzione del reddito che ha accompagnato<br />
la liberalizzazione sono stati più tragici nelle campagne. Con la fine<br />
<strong>della</strong> recessione quinquennale nel 2002 parte <strong>della</strong> popolazione rurale cominciò a<br />
trovare lavoro fuori del settore agricolo – nel 2000 il numero di lavoratori agricoli si<br />
era ridotto di cinque milioni rispetto al 1994 (Jha, 2010: 429) – e nel 2003 iniziò la<br />
forte crescita dell’economia indiana. La maggior parte di questi nuovi posti di lavoro<br />
sono, però, nel settore informale e non organizzato 42 , cioè precario (dove si trova<br />
relegato il 93% <strong>della</strong> popolazione attiva), quindi senza diritto a sicurezza e a protezione<br />
sanitaria e pensionistica – vedi 1.1.8.<br />
Finora, la straordinaria crescita economica dell’India ha avuto scarsa incidenza<br />
sulle misere condizioni nelle quali vive e sopravvive la maggior parte <strong>della</strong> popolazione,<br />
condizioni che spesso sono peggiorate in termini relativi e, in alcuni casi, anche<br />
in termini assoluti. Un insuccesso che molti considerano come il risvolto delle politiche<br />
neoliberiste adottate dall’inizio de<strong>gli</strong> anni ’90. La stessa BM (2011) non esita a<br />
riconoscere che “benché la crescita economica abbia portato significativi benefici sociali<br />
ed economici al paese, le differenze in termini di reddito come di sviluppo umano<br />
stanno aumentando” e che la percentuale dei poveri al di sotto <strong>della</strong> linea di povertà<br />
(LdP) ufficiale ammonta al 37% <strong>della</strong> popolazione, pari a 410 milioni, un terzo di tutti<br />
i poveri del mondo. Anche se le stime <strong>della</strong> “Planning Commission” sembrano più ottimistiche,<br />
perché mostrano che la percentuale dei poveri è diminuita tra il 1973-74 e<br />
il 2004-05 dal 54,9% al 27,5%, il numero di questi in valore assoluto è solo passato<br />
da 321 a 312 milioni (Nandakumar et al., 2010: 35 Fig. 14).<br />
Secondo l’Human Development Report 2010 dell’UNDP (2010: 190 Tab. 12) <strong>gli</strong><br />
indiani tra i 15-64 anni che risultano occupati sono il 55,6%, dei quali 26,6% vivono<br />
con meno di $1,25 (ppa) al giorno e i bambini tra i 5-14 anni che lavorano sono il<br />
12% 43 . L’“indice multidimensionale <strong>della</strong> povertà” indiano è maggiore di quello del<br />
Bangladesh (0,296 contro 0,291, mentre quello <strong>della</strong> Cina è 0,056), il 54,4% <strong>della</strong><br />
popolazione è considerata povera e un altro 16,1% rischia di diventarlo, il 41,6%<br />
vive con meno di $1,25 (ppa) al giorno e il 28,6% appare al di sotto <strong>della</strong> LdP nazionale<br />
(UNDP, 2010: 162 Tabella 5), proporzione che però è stata corretta al 37%<br />
quando la LdP è stata ufficialmente modificata – lo stesso livello che la precedente<br />
LdP segnava alla fine de<strong>gli</strong> anni ’80. Tuttavia, tra il 1980 e il 2010 l’“Human Development<br />
Index” dell’India è mi<strong>gli</strong>orato da 0,320 a 0,519, per cui ora il paese occupa<br />
il 119° posto su 169 paesi.<br />
42 In India il settore informale comprende tutte le imprese non registrate, possedute da individui<br />
o unità familiari, che impiegano meno di dieci persone, e, quindi, anche gran parte<br />
del settore agricolo. Il più ampio settore non organizzato comprende invece chi, pur lavorando<br />
nel settore formale non gode di alcun sistema di protezione sociale o di sicurezza<br />
occupazionale, una categoria che dimostra come all’interno del settore organizzato si vadano<br />
creando una pluralità di condizioni contrattuali (Adduci, 2011: 2).<br />
43 Si stima, inoltre, che in India 40 milioni di persone, di cui almeno 15 milioni i bambini,<br />
siano sfruttate come “bonded labor”, termine che si riferisce all’impiego di una persona in<br />
stato di schiavitù per ripagare un debito che, a causa de<strong>gli</strong> alti interessi applicati e dei salari<br />
incredibilmente bassi, è praticamente impossibile estinguere, per cui si trasmette da<br />
una generazione all’altra. Naturalmente il “bonded labour” è illegale, così come sono illegali<br />
la dote, l’intoccabilità, il matrimonio infantile, tuttavia ancora impunemente praticati<br />
su larga scala.