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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

del tempo alla fami<strong>gli</strong>a. In realtà, parte del carico familiare viene scaricato sulle fi<strong>gli</strong>e,<br />

che conseguentemente non possono andare a scuola, così il duplice ruolo <strong>della</strong><br />

donna si trasforma in un doppio carico che alla lunga ne mina la salute e ne riduce la<br />

capacità di lavoro. Inoltre, questa pratica peggiora le già precarie condizioni delle<br />

abitazioni e tende a favorire il lavoro minorile, mentre l’utilizzo di materiali tossici<br />

causa problemi di salute a tutta la fami<strong>gli</strong>a (Biggeri, 2007: 11-14).<br />

Nonostante la forte crescita del PIL, per più <strong>della</strong> metà dovuta al settore dei servizi,<br />

il tasso di disoccupazione resta alto – 9,4% secondo il Labour Bureau del ministero<br />

del Lavoro dell’Unione, 2,8% invece per il 2007-08 per il NSSO (2010) – a<br />

causa <strong>della</strong> minore crescita del settore che più intensamente usa il lavoro. Per il<br />

2007-08 i maggiori tassi di disoccupazione sono stati riscontrati tra le SC (12%<br />

quello rurale e 10% quello urbano) e tra le ST (7,5% quello rurale e 10% quello urbano).<br />

Il tasso più basso per la regolare occupazione salariale rurale è quella delle<br />

ST, 7% contro 24% de<strong>gli</strong> <strong>altri</strong>. È frattanto aumentata l’importanza del settore nonfarm<br />

rurale. Il 22% di quelli occupati in lavori a basso salario vive al di sotto del<br />

LdP e la più alta incidenza di povertà si riscontra tra i lavoratori occasionali. In termini<br />

assoluti, la media annuale di aumento delle opportunità di lavoro si è ridotta da<br />

7,9 milioni nel periodo 1983-1993-94 a 6,4 milioni nel periodo 1993-94/2004-05, il<br />

che implica un graduale declino <strong>della</strong> creazione di posti di lavoro. Anche la qualità<br />

del lavoro è cambiata a causa <strong>della</strong> decelerazione del settore organizzato e <strong>della</strong> minore<br />

quota de<strong>gli</strong> occupati regolari, il cosiddetto fenomeno <strong>della</strong> “casualizzazione<br />

<strong>della</strong> forza lavoro”. Intanto, la categoria dei lavoratori autonomi è diventata quella<br />

dominante, così come predomina il settore informale, con tutte le sue limitazioni e<br />

problemi, a cominciare dalla riduzione dei salari reali.<br />

Restano anche le notevoli differenze salariali tra tipo di lavoro e genere dei lavoratori,<br />

come illustrato dalla seguente tabella:<br />

Tabella 1.10 - Differenze salariali. Rupie al giorno. 2007-08<br />

Salario rurale Salario urbano<br />

Uomo Donna Uomo Donna<br />

Regolare salario 175 108 276 213<br />

Lavoro occasionale in opere pubbliche rurali 76 71 – –<br />

Lavoro occasionale in altre opere 67 48 87 51<br />

Fonte: NSSO (2010).<br />

Solo per il lavoro prestato nel NREGS donne e uomini ricevono lo stesso salario<br />

giornaliero, cioè 79 rupie.<br />

È difficile, quindi, ignorare le critiche di chi in India continua a sostenere che la<br />

forte crescita economica è stata accompagnata da un basso tasso di aumento<br />

dell’occupazione e da una diminuzione dei salari reali, che i recenti aumenti<br />

dell’inflazione, particolarmente dei prezzi alimentari, stanno aggravando. Indubbiamente,<br />

la disoccupazione è da sempre una piaga sociale, ma non sembra che finora<br />

le politiche neo-liberiste abbiano contribuito, se non a risolvere, almeno a ridimensionare,<br />

a limitare questo drammatico problema. Un problema che deriva anche dal<br />

fatto che, come asserisce Eleonora Basile (2009), quella indiana è “un’economia in<br />

cui il mercato del lavoro è assente, un enorme e potente capitalismo in cui il capitale<br />

poggia su forme di stratificazione sociale non economiche”.<br />

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