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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

proprietari terrieri – e discriminava la maggioranza musulmana, composta principalmente<br />

da braccianti agricoli senza terra, che era stata loro sottratta da<strong>gli</strong> indù con<br />

l’appoggio del maharaja. Questi puntava a ottenere l’indipendenza, ma non poteva<br />

certo contare sul suo modesto apparato militare, mentre la sollevazione dei contadini<br />

mussulmani dimostrava quanto fosse inviso alla maggioranza <strong>della</strong> popolazione.<br />

L’improvviso arrivo di soldati afgani provenienti dal territorio pakistano 44 diretti verso<br />

la capitale Srinagar convinse il maharaja ad accettare l’“Instrument of Accession”<br />

all’Unione Indiana 45 (26 ottobre 1947) che immediatamente inviò le truppe per respingere<br />

l’invasione, sedare la rivolta e occupare il nuovo stato. Lo stesso fece il Pakistan<br />

e fu guerra. Con la mediazione dell’ONU fu raggiunta una tregua (1° gennaio<br />

1949) che lasciava al Pakistan la parte settentrionale del Kashmir, delineando quella<br />

che sarebbe stata poi chiamata ‘Line of Control’ (LOC), ossia la frontiera de facto tra<br />

i due paesi. Si stabiliva anche che al più presto doveva tenersi un referendum per<br />

permettere alla popolazione di decidere se accedere al Pakistan o all’Unione Indiana<br />

che, però, pose come condizione il ritiro delle truppe pakistane dalla POK, mentre il<br />

Pakistan chiese il ritiro di tutte le truppe. Nessuno si ritirò e il referendum non si fece<br />

più. Da allora le truppe indiane controllano il territorio occupato e per reprimere le<br />

proteste musulmane e i continui atti di terrorismo hanno fatto un crescente ricorso<br />

alla forza, esacerbando ulteriormente <strong>gli</strong> animi di chi soffre questa tragedia sulla propria<br />

pelle (Rondinone, 2008: 19-22).<br />

Alla guerra sino-indiana dell’autunno 1962 contribuirono la decisione cinese del<br />

1956 di costruire una strada che attraversava l’Aksai Chin, territorio che Delhi considerava<br />

proprio, e successivamente l’occupazione cinese del Tibet nel 1959. A marzo<br />

1963 il Pakistan cedette a Beijing circa 4 mila km 2 (Valle di Shaksgan) a nord del Kashmir,<br />

in cambio del finanziamento <strong>della</strong> strada del Karakorum. Naturalmente, Delhi<br />

non poteva accettare la cessione, perché la strada, una volta costruita, avrebbe permesso<br />

alle truppe pakistane di accedere ad alcuni ghiacciai ponendo in discussione<br />

la sovranità del ghiacciaio del Siachen. Nel 1984 l’India ne ha conquisto il controllo,<br />

ma <strong>gli</strong> scontri continuano. Estendendosi sopra i 6 mila metri, il Siachen rappresenta il<br />

più alto campo di batta<strong>gli</strong>a al mondo.<br />

A settembre 1965 il Pakistan attaccò il Kashmir sperando di poter risolvere in<br />

maniera violenta il problema, ma fu decisamente sconfitto dall’esercito indiano e alla<br />

conferenza di Taškent, tenutasi nel 1966 con la mediazione russa, dovette sottoscrive<br />

una dichiarazione di rinuncia all’uso delle armi. Frattanto, nel Pakistan orientale,<br />

trattato sempre più come una colonia da Islamabad, cresceva il sentimento nazionalista<br />

e la volontà, abilmente alimentata dall’India, d’indipendenza. Il ricorso alla forza<br />

da parte di Islamabad fece scattare l’intervento militare indiano e alla fine del 1971<br />

nacque il Bangladesh. Per riscattare i 90 mila prigionieri di guerra fatti dall’India, il<br />

Pakistan dovette promettere di nuovo che tutti <strong>gli</strong> eventuali conflitti futuri sarebbero<br />

stati risolti esclusivamente con negoziati bilaterali, rendendo così impossibile a Islamabad<br />

di internazionalizzare la questione del Kashmir come aveva fino ad allora tentato<br />

di fare. Con il ravvicinamento tra i governi dei due paesi si arrivò alla firma del<br />

44 Nonostante che Rothermund parli di “schiere di guerri<strong>gli</strong>eri pakistani”, Rondinone<br />

(2008: 20) sostiene che non sia stato mai accertato se questi soldati fossero stati inviati<br />

dalle autorità pakistane o invece fossero truppe tribali che agivano autonomamente.<br />

45 Landi (2004: 172 e 174) fa notare che il Kashmir “non entrò propriamente nell’Unione<br />

Indiana, aveva piuttosto un legame con l’India, e rinunciava al controllo delle forze armate,<br />

<strong>della</strong> politica estera e delle comunicazioni”, mentre tutti <strong>gli</strong> <strong>altri</strong> settori restavano nelle<br />

mani del governo kashmiro e il principe continuava come Capo dello stato. Nel periodo<br />

1953-65 tutta una serie di poteri passò, però, all’India, con il consenso dei gruppi di potere<br />

locale che in cambio ricevettero fortissimi aiuti economici.

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