L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
La politica estera indiana e la governance globale<br />
persone più povere – quelle con meno di $1,25 al giorno – vivono in paesi a reddito<br />
medio-basso, come l’India, che sono simultaneamente donatori e beneficiari di aiuti.<br />
Più realisticamente, Jain (2008: 56), scrive che “la diplomazia economica dell’India<br />
è stata ristrutturata come un’arma strategica per servire l’interesse nazionale tramite<br />
la promozione di una selettiva assistenza finanziaria ai paesi amici” e porta come<br />
esempio l’Afghanistan dove, dopo la caduta del regime talebano durante il quale la<br />
presenza strategica e l’influenza indiana erano state praticamente eliminate dai militari<br />
pakistani, New Delhi apprestò un piano d’assistenza che pur diretto a creare infrastrutture<br />
e a sostenere la ricostruzione economica dell’Afghanistan, mirava a facilitare<br />
il proprio accesso commerciale in Asia centrale.<br />
Inoltre, la Cina di Mao, l’URSS e anche l’India per decenni hanno istruito il personale<br />
dell’amministrazione pubblica dei paesi più poveri, quest’ultima con il programma<br />
“Indian Technical and Economic Cooperation” (ITEC) che dal 1964, insieme<br />
allo “Special Commonwealth Assistance for Africa Programme” (SCAAP),<br />
offre corsi di formazione in India nel campo agricolo, scientifico e tecnologico a 158<br />
paesi in Asia, Africa, Latin America, Caraibi ed Europa orientale e centrale. Il programma<br />
di assistenza allo sviluppo dell’India include linee di credito a tassi ridotti e<br />
assistenza tecnica ed economica per progetti infrastrutturali e <strong>altri</strong> progetti di sviluppo<br />
economico, all’Asia meridionale e particolarmente Bhutan, Afghanistan e Nepal.<br />
Sulla base di ricerche condotte principalmente in Cambogia, Sato et al. (2010:<br />
35.37) sostengono che sotto certi aspetti i “donatori emergenti” si comportano in<br />
modo simile ai donatori tradizionali, dando la preferenza alle infrastrutture e a<strong>gli</strong><br />
aiuti vincolati (tied), sviluppando nuove strutture con i governi che ricevono <strong>gli</strong> aiuti<br />
e, cosa più importante, cominciano a costituire delle reali alternative ai donatori tradizionali,<br />
il che introduce competizione e rende possibile una divisione dei compiti.<br />
* * *<br />
Fuori dell’Asia meridionale, il maggior beneficiario <strong>della</strong> cooperazione tecnica<br />
ed economica è il continente africano dove l’India svolse un ruolo rilevante fin da<strong>gli</strong><br />
anni ’50 appoggiando direttamente o tramite il MNA i vari paesi che lottavano per<br />
l’indipendenza e in seguito contro l’apartheid.<br />
In seguito l’India sembrava aver dimenticato l’Africa, ma la crescita economica<br />
ha spinto il governo indiano a riprenderla in considerazione per far fronte alla propria<br />
pressante domanda energetica e come reazione all’avanzata cinese sul continente,<br />
ma anche per ragioni morali. Infatti, il rapporto India-Africa è abbastanza unico e<br />
deve le sue origini alla storia e alle comuni lotte contro colonialismo, apartheid, povertà,<br />
malattie, analfabetismo e fame e ora l’emergente India intende lavorare con<br />
l’Africa per realizzare il suo vasto potenziale.<br />
Data la sua importanza geo-economica e geologica dovuta all’abbondanza di materie<br />
prime e di risorse energetiche, il continente africano ha acquistato un posto centrale<br />
nella diplomazia economica dell’India che vuole ottenere accesso a queste risorse e,<br />
non meno importante, guadagnarsi l’appoggio dei paesi africani per la candidatura<br />
all’UNSC. Indubbiamente, quindi, oggi l’interesse dell’India per l’Africa è strettamente<br />
connesso alla crescente dipendenza indiana dalle importazioni di petrolio. L’urgente<br />
bisogno di diversificare le sue fonti di approvvigionamento l’ha spinta a cercare di<br />
procurarsi il petrolio in Sudan, Congo, Gabon, Camerun, Nigeria, Chad, Ghana e Angola;<br />
diamanti e oro sudafricani per la fiorente gioielleria; carbone per le centrali elettriche;<br />
e poi uranio dal Malawi e dal Niger per l’energia nucleare. Inseguendo la Cina<br />
281