L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
La creazione di “un’entità religiosa riedita e compatta ha quindi rispecchiato <strong>gli</strong> interessi<br />
di molti attori dell’India pre- e post-indipendenza e che ha istruito la produzione<br />
delle rappresentazioni culturali e religiose <strong>della</strong> recente identità indiana”. In<br />
effetti, è proprio attorno ai valori dell’induismo che si è sviluppata un’incerta identità<br />
che rischiava <strong>altri</strong>menti di frantumarsi. Poiché essi, però, restano strettamente<br />
connessi al sistema castale e poiché è difficile pensare che possano sopravvivere<br />
senza tale sistema, il pericolo di frantumazione resta comunque. Per questo l’identità<br />
indiana continua a oscillare tra l’interpretazione religiosa e quella territoriale laica<br />
che permeava il movimento indipendentista e che ha fortemente influenzato<br />
l’elaborazione <strong>della</strong> Costituzione e la costruzione dello stato indiano. A. Sen (2005:<br />
37) fa notare che “nelle contemporanee ricostruzioni del passato del paese le componenti<br />
razionalistiche <strong>della</strong> tradizione indiana sono relativamente trascurate, mentre<br />
l’attenzione si concentra soprattutto sulla sua straordinaria religiosità” producendo<br />
così “un’interpretazione fortemente partigiana del pensiero indiano”.<br />
Considerando la grande eterogeneità climatica e geo-morfologica, il variegato<br />
assortimento etnico, l’ampia varietà di culture e religioni e la disomogeneità socioeconomica<br />
che contraddistinguono l’India, la formazione e il rafforzamento<br />
dell’identità e dell’unità indiana hanno del miracoloso<br />
nti.<br />
16 . Un paese così intensamente<br />
fratturato lungo tante linee di fa<strong>gli</strong>a – economiche, sociali, politiche e istituzionali<br />
– dovrebbe risultare una nazione “artificiale”. E, infatti, lo storico Guha Ramachandra<br />
(2007: xiii) titola il primo capitolo del suo libro Prologo: La nazione innaturale<br />
e poi cita John Strachey che nel 1888 scriveva che l’India era solo “un nome che<br />
diamo a una grande regione che include una moltitudine di differenti paesi”, ma<br />
“non c’è, e non c’è mai stata un’India, o anche un paese dell’India, che possedesse…<br />
una qualche unità fisica, politica sociale o religiosa”. Sotto il governo britannico,<br />
la regione restò divisa e feudale, anzi alcune divisioni, come il sistema castale,<br />
ne uscirono rafforzate, ma ora la sua unità politica è fuori discussione – anche se per<br />
promuovere unità e nazionalismo, spesso il governo ha nascosto sotto il tappeto le<br />
questioni etniche e castali 17 – e ha decisamente contribuito alla sua ascesa tra le economie<br />
emerge<br />
16 È interessante notare che furono i regnanti moghul ad avere per primi una visione<br />
dell’unità dell’India, incluso il sud, anche se essi non riuscirono mai a integrare veramente<br />
l’intero continente. Gli inglesi, invece, per molto tempo considerarono l’India un continente<br />
composto di tanti paesi e quando finalmente svilupparono una visione unitaria del<br />
subcontinente, fu il sistema amministrativo, particolarmente quello fiscale, a formare la<br />
base dell’impero (Chapman, 2003: 60 e 68). Un importante contributo all’articolazione<br />
dell’identità indiana è venuto certamente dallo sviluppo delle reti di trasporto realizzate<br />
da<strong>gli</strong> inglesi, sviluppo che ha rappresentato il primo importante elemento di “integrazione<br />
utilitaria” in Asia meridionale, al quale vanno aggiunti l’utilizzo <strong>della</strong> lingua inglese nel<br />
governo e il sistema di istruzione superiore (Chapman, 2003: 135).<br />
17 La questione delle politiche basate sulle caste, che dalla metà de<strong>gli</strong> anni ’60 erano fermamente<br />
integrate nel sistema democratico indiano, fu posta al centro del dibattito politico<br />
con l’istituzione da parte del governo del BJP <strong>della</strong> Commissione Mandal nel 1978.<br />
Frattanto, i partiti che sono emersi si basano essenzialmente su richiami castali, regionali<br />
o religiosi. Le richieste di diritti economici basate sulle caste sono diventate così un efficace<br />
modo per inglobare le classi inferiori in sicuri blocchi di voti, il che ha anche creato<br />
discriminazione e attacchi a specifiche caste e comunità. Infine, le ultime due decadi hanno<br />
sperimentato la crescita <strong>della</strong> politica religiosa (religious politics) come una seria sfida<br />
allo stato secolare (Nilekani, 2009: 151-53).