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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Conclusioni<br />

Malgrado che la retorica <strong>della</strong> ridistribuzione e <strong>della</strong> giustizia sia parte importante<br />

<strong>della</strong> politica indiana, i risultati concreti sono stati finora abbastanza modesti, perché<br />

le limitazioni sono radicate profondamente nella natura <strong>della</strong> società e nelle sue<br />

rappresentanze politiche. La casta e la struttura classista <strong>della</strong> società indiana, insieme<br />

al crescente potere del grande capitale, limitano seriamente ogni possibilità ridistributiva.<br />

Alla domanda se la democrazia può veramente costituire un valido antidoto<br />

alle emergenti inegua<strong>gli</strong>anze di casta e di classe, Kohli (2006: 22-23) risponde<br />

semplicemente che “la ristretta alleanza di un’élite tecnocratica e di business gruppi<br />

che comanda in India resterà sotto la pressione democratica e forse non democratica<br />

delle masse escluse”. In effetti, alla diseguale crescita economica si sono accompagnati<br />

crescenti disparità regionali; tensioni comunali; scarse o assenti infrastrutture;<br />

burocrazia generalmente insensibile e apatica; analfabetismo 5 e peggioramento de<strong>gli</strong><br />

standard educativi; antiquato sistema legale; politiche che minano la meritocrazia;<br />

una leadership debole e vacillante; e un’estesa e radicata corruzione.<br />

Se poi si considera l’interrelazione tra crescita economica e istituzioni, non sembra<br />

proprio che la prima abbia portato a un mi<strong>gli</strong>oramento delle seconde, anzi ci sono<br />

indicazioni che quest’ultime – particolarmente il sistema politico e quello giudiziario,<br />

burocrazia e polizia – abbiano subito un deterioramento. Tuttavia, il fatto che<br />

inizialmente le istituzioni indiane fossero certamente superiori al livello prevalente<br />

nei PVS ha permesso loro di giocare un ruolo chiave nel recente sviluppo economico<br />

del paese, ma una volta che la crescita ha accelerato non sembra che si stiano dimostrando<br />

la capaciti di soddisfare le richieste che questa sollecita. Quello che ha<br />

ricevuto in eredità, ha permesso all’India un considerevole vantaggio che, tuttavia, si<br />

preoccupa Subramanian (2009: 143), forse si sta rapidamente esaurendo, un processo<br />

al quale contribuisce certamente anche la crescita diseguale.<br />

Subramanian (2009: XXXIII e 138) concorda, quindi, con chi parla di un declino<br />

delle maggiori istituzioni – sistema giudiziario, burocrazia e polizia – il cui corretto<br />

funzionamento è essenziale per la prosperità di un’economia di mercato. In India,<br />

invece, la crescita economica non sembra abbia alimentato la richiesta di maggior<br />

responsabilità e quindi le riforme istituzionali sono state dimenticate. Il problema è<br />

5 Anche per il futuro, le proiezioni dell’UNESCO, riportate da Cobalti 2010: 110-111), “non<br />

inducono all’ottimismo. Si stima che nel 2015 sarà alfabetizzato il 72% de<strong>gli</strong> adulti (81% dei<br />

maschi e il 62%delle femmine), percentuale che è più alta, cioè 88%, per i più giovani, per i quali<br />

il gap di genere si restringe: 90 % e 86%, rispettivamente. Il valore assoluto de<strong>gli</strong> analfabeti è<br />

quindi 262 milioni, con oltre 29 milioni di giovani. Altre proiezioni, più specificamente riferite<br />

al livello d’istruzione <strong>della</strong> forza lavoro sono anch’esse poco rassicuranti. Secondo la “National<br />

Commission for Enterprises in the Unorganized Sector” nel 2017 ci saranno ancora 164 milioni<br />

di analfabeti – il 28% di una forza lavoro pari a 538 milioni – ai quali bisogna aggiungere i 144<br />

milioni con sola scuola primaria (o meno), per cui si arriva a una stima di una forza lavoro con<br />

quasi il 53% di “poco istruiti”, un totale di 307 milioni che è leggermente superiore a quello del<br />

2007. Il rapporto conclude che il “profilo d’istruzione <strong>della</strong> forza lavoro indiana presenta un<br />

quadro piuttosto desolante, anche se ci sono stati dei mi<strong>gli</strong>oramenti. Infatti, la proporzione di<br />

analfabeti tra i lavoratori è diminuita dal 57% del 1983 al 38% del 2005-05, mentre è stabile la<br />

proporzione di quanti arrivano al massimo all’istruzione primaria (un quarto del totale)”. Mi<strong>gli</strong>oramenti<br />

ci sono stati per i livelli superiori. Tuttavia, “è questa dimensione del problema che fa<br />

del dividendo demografico, che risulta da un accrescimento <strong>della</strong> popolazione in età lavorativa,<br />

un peso demografico se non un disastro”. Per di più, continua la Commissione, “lo squilibrio tra<br />

i generi è destinato, secondo queste stime, a rimanere alto e a mi<strong>gli</strong>orare solo marginalmente<br />

alla fine del XII piano, nel 2017”.<br />

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