L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La politica estera indiana e la governance globale<br />
ma più favorevole per il business e per usare i programmi d’assistenza tecnica ed<br />
economica in funzione di più ampi obiettivi di politica estera. Infine, un complesso e<br />
articolato lavoro è stato fatto per proiettare una nuova e più attraente immagine del<br />
paese come una potenza economica.<br />
A livello multilaterale, l’India ha svolto un ruolo centrale nella discussione che<br />
ha portato all’apertura del “Doha Round” (novembre 2001) e ne<strong>gli</strong> interminabili, e<br />
non ancora terminati, negoziati che lo accompagnano, mentre fino al “Tokyo<br />
Round” (1973-79) il suo contributo era stato minimo. L’attivismo del paese cominciò<br />
con l’“Uruguay Round” (1986-94), senza però ottenere risultati finali particolarmente<br />
favorevoli in quanto dovette assumersi oneri in materie come investimenti<br />
esteri, IPR, servizi e agricoltura per i quali non era ancora preparato. Gli impegni<br />
legali che imponeva l’“Atto Finale” del round costituirono il quadro di riferimento e<br />
la logica per gran parte <strong>della</strong> notevole legislazione, le politiche e le regolamentazioni<br />
che l’India avrebbe introdotto ne<strong>gli</strong> anni a venire, ma allo stesso tempo New Delhi<br />
emerse come uno de<strong>gli</strong> artefici <strong>della</strong> resistenza alle pretese dei paesi industrializzati<br />
che volevano dominare l’agenda del GATT e chiedevano ai PVS di esporre i loro<br />
settori agricoli alle forze del mercato, allo stesso tempo rifiutandosi di eliminare i<br />
propri sussidi agricoli. Il nome di Development Round dato al negoziato di Doha appariva<br />
così retorico, perché in pratica la discussione delle questioni relative allo sviluppo<br />
veniva sostituita da quella riguardante i “Singapore issues”, come l’accesso ai<br />
mercati non agricoli, <strong>gli</strong> IPR e <strong>altri</strong> issues particolarmente cari ai paesi sviluppati.<br />
Alla Conferenza di Cancun del settembre 2003 l’India ebbe finalmente un ruolo centrale<br />
e convinse i PVS a procedere uniti nella difesa dei propri interessi, a partire dallo<br />
“Special Safeguard Mechanism” per la protezione dell’agricoltura nel caso di forte<br />
aumento delle importazioni o di una caduta dei prezzi agricoli. Il Doha Round “è stata<br />
l’occasione per i paesi emergenti, India e Cina in testa, di far sentire la loro voce, non<br />
solo a livello commerciale”, specialmente quando i loro interessi coincidono (Cascioli,<br />
2009: 137). L’India è diventata ora uno dei principali attori nei negoziati dell’OMC e<br />
membro di quel ristretto gruppo informale di paesi – variamente indicato come<br />
“Quad”, “Quint”, “G6” o “G7” – che cerca di far ripartire il Doha Round e salvare<br />
l’OMC da<strong>gli</strong> ALS che ormai regolano più <strong>della</strong> metà del commercio internazionale,<br />
ma che nel complesso restano meccanismi trade-diverting piuttosto che tradecreating,<br />
malgrado abbiano in molti casi reso possibile l’introduzione di regolamentazioni<br />
non ancora accettate a livello multilaterale. Particolarmente importante è stata<br />
l’azione del G20 dei PVS, la cui compattezza e autorevolezza ha permesso alle economie<br />
emergenti di condizionare da Cancun in poi tutti i negoziati del Doha Round.<br />
Nemmeno la parziale sovrapposizione con il gruppo di Cairns – 19 paesi grandi esportatori<br />
di prodotti agricoli che dal 1986 promuovono una decisa liberalizzazione dei<br />
mercati – “ha portato fratture all’interno del gruppo, come ad esempio tra India e Brasile,<br />
consentendo invece la saldatura di interssi contrastanti” (Cascioli, 2009: 145).<br />
Considerata la propria modesta partecipazione al commercio internazionale<br />
(l’1,4% delle esportazioni e 2,1% delle importazioni mondiali nel 2010) e con <strong>gli</strong><br />
<strong>altri</strong> grandi paesi già inseriti in vari raggruppamenti regionali, l’India è molto interessata,<br />
per ragioni sia economiche che politiche, a negoziare vari ALS, particolarmente<br />
con i paesi vicini. Infatti, ha firmato con i paesi SAARC l’accordo per creare<br />
la SAFTA; ha già un ASL con Sri Lanka e un PTA con l’Afghanistan; un accordo<br />
quadro con BIMSTEC; un Asia-Pacific Trade Agreement (APTA) con Bangladesh,<br />
Cina, Corea del Sud, Sri Lanka e Laos; un CECA dal 2005 con Singapore; un ALS<br />
con l’ASEAN dal 2009; un CEPA con la Corea del Sud dal 2009; e, infine, quello<br />
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