L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
desiderare. Nel 2001 il 51% <strong>della</strong> popolazione urbana aveva accesso diretto ad acqua<br />
in tubature e il 24,1% solo a fontane pubbliche. Nelle città fogne e scoli sono<br />
sempre più inadeguati e le acque luride spesso fuoriescono. Nelle zone rurali i problemi<br />
sono differenti ma non meno severi. Oltre la metà dei villaggi – su un totale di<br />
più di 240 mila – non dispone di acqua potabile 59 , circa 400 milioni di persone non<br />
hanno accesso all’elettricità, poche hanno accesso a vere latrine e secondo<br />
l’editoriale di «Limes» (2009: 9), 700 milioni di indiani non usano il water closet e<br />
la “defecazione all’aperto resta una pratica diffusa” (Panagariya, 2008: 429). Non<br />
c’è da meravi<strong>gli</strong>arsi, quindi, se nell’Human Development Index 2011 l’India sia, su<br />
170 paesi, solo al 122 o posto, prima di Timor Est e dopo Capo Verde; un piazzamento<br />
certamente non mi<strong>gli</strong>ore di quello raggiunto nel 1994, quando su 130 paesi occupava<br />
il 94° posto.<br />
Nel 1995 l’India è stata vittima di un’epidemia medievale, quando la peste polmonare<br />
si diffuse nel ghetto di Surat, nel Gujarat, uno de<strong>gli</strong> stati più ricchi del paese<br />
(con solo il 5% <strong>della</strong> popolazione totale indiana, il Gujarat genera il 16% <strong>della</strong> produzione<br />
industriale e il 22% delle esportazioni totali e ha un’agricoltura che crescere<br />
a un tasso ragionevole), mentre anche nelle più grandi città si sono avuti casi<br />
d’epatite virale e dissenteria causate da acque contaminate.<br />
* * *<br />
Del sistema educativo sono responsabili sia <strong>gli</strong> stati sia il governo centrale e la<br />
Costituzione stabilì pure l’obbligo scolastico gratuito per tutti i bambini fino al<br />
compimento dei 14 anni, un obiettivo che doveva essere realizzato entro il 1960, ma<br />
che continua a essere disatteso. Nelle aree rurali quasi il 10% dei bambini resta escluso<br />
dalla scuola e si stima che il 28% frequenti scuole a pagamento. Per tutto il<br />
paese <strong>gli</strong> iscritti alla scuola primaria (5 anni) sono il 95%, ma per le bambine il rapporto<br />
scende al 93%, alla scuola media (3 anni) il rapporto è 61% per tutti e 56% per<br />
le ragazze, a quella secondaria (4 anni) 36% per tutti e 30% per le ragazze, e al livello<br />
universitario (college e università, per 6 anni) 9% per tutti e 7,5% per le donne.<br />
Tutto il sistema assorbe il 4,1% (2001) del PIL indiano, ma funziona sempre peggio<br />
e “la qualità resta povera”, a causa specialmente dell’elevato assenteismo – stimato<br />
non inferiore al 25% – de<strong>gli</strong> insegnanti, particolarmente nelle aree rurali, nonostante<br />
che il salario de<strong>gli</strong> insegnati pubblici sia da 5 a 10 volte superiore a quello de<strong>gli</strong> insegnanti<br />
privati. A ogni modo, nelle zone dove il sistema pubblico funziona me<strong>gli</strong>o,<br />
non si trovano scuole private. I risultati dei test scolastici mostrano che di tutti <strong>gli</strong><br />
studenti del quinto anno elementare solo il 53% riesce a leggere un testo di secondo<br />
livello (una storia con alcune frasi più lunghe) e un altro 28% può leggere solo un<br />
testo di primo livello (corto paragrafo con alcune brevi frasi). Le percentuali non<br />
cambiano molto ai gradi più alti (Panagariya, 2008: 435-36). In effetti, quasi tutti i<br />
fi<strong>gli</strong> del ceto medio frequentano l’En<strong>gli</strong>sh Medium School riservata ai fi<strong>gli</strong> dei dipendenti<br />
statali, mentre i poveri vanno alla scuola statale. Il risultato è che i primi<br />
parlano inglese ma hanno poca padronanza <strong>della</strong> lingua materna, mentre per i secondi<br />
si verifica il contrario. Entrambi hanno poi una conoscenza superficiale del<br />
proprio patrimonio culturale (Parekh, 2009: 98).<br />
59 Si stima che tra metà e due terzi dei letti d’ospedale siano occupati da persone che soffrono<br />
di infermità dovute all’inquinamento dell’acqua (TE, 26.03.2011).