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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

competitività delle imprese indiane sui mercati globali e interni, e quindi per un dinamico<br />

sviluppo dei segmenti che stanno avendo una crescita accelerata, alla quale contribuisce<br />

non poco il crescente numero di lavoratori autonomi che in maniera continua<br />

riforniscono di lavoro a basso costo il settore organizzato. Il secondo tipo di differenziale<br />

salariale é necessario per sostenere socialmente la costellazione in quanto, se i<br />

servizi personali non fossero facilmente disponibili, sarebbe impossibile continuare a<br />

mi<strong>gli</strong>orare allo stesso ritmo il benessere dell’emergente classe media, cosa indispensabile<br />

per assicurare il suo consenso al modello neoliberale di sviluppo.<br />

Esiste poi un terzo elemento di questo meccanismo, cioè l’“economia politica<br />

<strong>della</strong> rapina <strong>della</strong> terra” (P.K. Basu, 2007). Spossessamento e ulteriore marginalizzazione<br />

dei gruppi più vulnerabili sono inevitabili effetti laterali <strong>della</strong> strategia neoliberista<br />

<strong>della</strong> crescita, così come lo sono per mantenere competitive le imprese indiane<br />

e attrattivo il paese per la localizzazione di attività economiche. Anche la<br />

mancanza di un sistema legale di finanziamento dei partiti politici ha gradualmente<br />

trasformato lo scopo delle elezioni, divenuto “quello di far soldi” così che<br />

“l’estorsione predatoria – erroneamente descritta come corruzione – è divenuta un<br />

modo di vivere per tutti i dipendenti pubblici delle burocrazie statali e centrali, tranne<br />

una piccola minoranza”. Non meravi<strong>gli</strong>a, quindi, “la rapida diffusione delle sfide<br />

armate all’autorità pubblica in tutta l’India” (Jha, 2010: 401 e 408). L’“integrazione<br />

gerarchica” non ha finora generato un positivo effetto di sgocciolamento ed è probabile<br />

che porterà a una doppia redistribuzione dei costi sociali ed economici <strong>della</strong> crisi<br />

globale in atto (Ebenau e Al-Taher, 2010: 11-12 e 19).<br />

Frattanto, l’alto tasso di crescita de<strong>gli</strong> ultimi anni è stato accompagnato da alcuni<br />

importanti cambiamenti strutturali dell’economia: (i) brusco aumento dei tassi di risparmio<br />

– dal 32,2% del PIL nel 2004-05 al 36,4% nel 2007-08 al 32,5% del 2008-09<br />

– accompagnato da quello d’investimento; (ii) crescita del risparmio del settore corporate<br />

rispetto a quello delle fami<strong>gli</strong>e – il primo dal 20,4% del PIL al 24% tra 2004-05 e<br />

2007-08 e il secondo, nello stesso periodo, da 72,3% a 62,2%; (iii) inversione di tendenza<br />

<strong>della</strong> percentuale delle tasse sul PIL: tra il 2001-02 e il 2008-09 le tasse del governo<br />

centrale passarono da 5,9 al 9,3%, mentre la tassazione aggregata centro e stati<br />

aumentò da 13,8 al 19,1%; e, infine, (iv) aumento anche dei profitti nel settore organizzato<br />

e il rapporto profitti valore aggiunto e i tassi di risparmio e d’investimento nel<br />

settore corporate. Ma questo mi<strong>gli</strong>oramento del rapporto tasse/PIL non fu dovuto<br />

all’aumento del reddito, ma al fatto che a quest’ultimo s’accompagnò una notevole<br />

crescita dei profitti e delle disegua<strong>gli</strong>anze nel settore organizzato. Naturalmente, una<br />

crescita di questo tipo non può che avere un impatto negativo sul mercato del lavoro,<br />

influenzandone il volume e la natura dell’occupazione, anche se la brusca ripresa <strong>della</strong><br />

crescita dell’occupazione, dopo la caduta dovuta alla crisi globale, ha generato un certo<br />

ottimismo (Chandrasekhar, 2011a: 31-32 e 48-49) che però <strong>gli</strong> ultimi sviluppi stanno<br />

ridimensionando.<br />

Resta il fatto, però, che un processo di crescita con risultati indifferenti, o peggio,<br />

in agricoltura e scarso aumento dell’occupazione nel settore manifatturiero e in<br />

quello dei servizi non può che avere implicazioni avverse per l’occupazione e le<br />

condizioni di lavoro. Nonostante che il prodotto per lavoratore sia sensibilmente<br />

aumentato nel settore non agricolo, una parte di quest’aumento può aver significato<br />

mi<strong>gli</strong>ori salari per i lavoratori già occupati, ma la parte maggiore é servita ad accrescere<br />

le remunerazioni dei dirigenti e a generare maggiori profitti. Questo ha contribuito<br />

ad aggravare le disugua<strong>gli</strong>anze di reddito, perché la maggioranza di chi cerca<br />

lavoro è costretta ad accettare basse remunerazioni e cattive condizioni di lavoro.

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