L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
rono a dipendere da<strong>gli</strong> indipendenti o da formazioni minori. Quello che invece apparve<br />
chiaro fu la diffusione del sentimento anti-indiano, contrario alle ingerenze del governo<br />
di Nuova Delhi. Contemporaneamente, Islamabad eseguì il test del missile balistico<br />
a medio raggio, terra-terra, del tipo Haft-4, preceduto qualche giorno prima dal<br />
test di un altro missile balistico <strong>della</strong> stessa categoria, Shaheen 1, al quale l’India aveva<br />
subito risposto con il lancio di un Akash, capace di colpire più bersa<strong>gli</strong> e, come<br />
quello pakistano, di portare a destinazione ogive nucleari. Subito dopo le elezioni,<br />
New Delhi decise di cominciare a ridurre le truppe al confine, iniziativa subito reciprocata<br />
da Islamabad, due mosse dettate primariamente da esigenze economiche.<br />
Seguirono vari tentativi di iniziare un utile dialogo, ma ad agosto del 2003 due o più<br />
autobombe scoppiarono a Bombay provocando più di 50 vittime. L’attentato<br />
s’intrecciò pesantemente con la politica indiana sia per la questione di Ayodhya – la<br />
moschea distrutta da<strong>gli</strong> estremisti induisti, perché suppostamente costruita sul luogo<br />
di nascita del dio Rana – e sia per la programmata visita del Primo ministro indiano<br />
nel Kashmir. Di conseguenza, New Delhi decise che nessun dialogo era possibile se<br />
non fossero terminati <strong>gli</strong> attentati.<br />
A partire dal 2003 le relazioni tra New Delhi e il governo del generale Musharaff<br />
mi<strong>gli</strong>orarono decisamente: questi era pronto ad accantonare la pregiudiziale del referendum<br />
sul futuro del Kashmir, la moratoria nucleare reggeva, erano ripresi i collegamenti<br />
aerei fra i due paesi ed era stata riaperta la strada che collega Srinagar, nella<br />
zona del Kashmir controllata dall’India, con Muzaffarabad capoluogo <strong>della</strong> zona<br />
controllata dal Pakistan, e che attraversa la LOC che divide questa regione, riapertura<br />
resa però difficile dal terremoto dell’ottobre 2005 (che distrusse Muzaffarabad,<br />
causando più di 75 mila vittime). Gli attentati di Mumbai del novembre 2008 hanno<br />
interrotto questi approcci distensivi – ma non completamente i colloqui che da sei<br />
anni i due governi intrattengono – e Islamabad ha ricominciato ad affermare che la<br />
sicurezza dell’intera regione dipende dalla soluzione <strong>della</strong> questione Kashmir, mentre<br />
invece secondo Lakshman (2009: 76) “l’evidenza suggerisce che lo Jammu e Kashmir<br />
sta gradualmente emergendo come la base logistica per <strong>gli</strong> attacchi terroristici<br />
diretti contro tutto il territorio indiano”. Di conseguenza è difficile pensare che la risoluzione<br />
del problema del Kashmir possa avvenire prima di una vera normalizzazione<br />
dei rapporti tra i due paesi.<br />
Il ritorno di un governo civile in Pakistan nel 2008 ha fatto pensare che la situazione<br />
potesse cambiare in me<strong>gli</strong>o, ma in realtà la gestione <strong>della</strong> politica estera pakistana<br />
in Afghanistan continua a essere controllata dai militari, sempre più convinti<br />
“dell’assoluta pericolosità di un incremento dell’influenza indiana nel paese” (Vaghi,<br />
2010: 4) e quindi <strong>della</strong> necessità di potenziare il programma per la costruzione di ordigni<br />
nucleari, di cui si stima il paese abbia già accumulato circa 200 unità. Inoltre, ad<br />
aprile 2011 sono stati eseguiti i primi lanci di prova del missile Hatf IX la cui miniaturizzata<br />
testata nucleare e limitato raggio d’azione (60 km) permettono la distruzione<br />
di carri armati generando modeste radiazioni, il che aumenta il rischio di ricorso al<br />
nucleare sul campo di batta<strong>gli</strong>a, malgrado che sia il Pakistan che l’India ne abbiano<br />
escluso il first use.<br />
Il potere nucleare e il nazionalismo esasperato certamente formano un binomio pericoloso<br />
che può facilmente sfuggire di mano, ma nel caso in questione la potenza nucleare<br />
ebbe “precise conseguenze geopolitiche”, perché provocò “l’internazionalizzazione<br />
immediata <strong>della</strong> crisi kashmira”, il che “cambiò le carte politiche sul tavolo fra Nuova Delhi<br />
e Islamabad” che si vide costretta a ridurre le infiltrazioni in Kashmir per non aumentare la<br />
tensione tra due potenze nucleari. In questo modo, “l’atomica pakistana, conclude Landi<br />
(2004: 180-81), cambiò l’<strong>equilibri</strong>o politico <strong>della</strong> regione e forse non solo quello”.<br />
Per tutelare la specificità di stato multiculturale e laico com’è sempre stato il loro<br />
paese, “i kashmiri chiedevano a Delhi un’autonomia reale”, ma la risposta ricevuta ha<br />
trasformato la maggioranza “in avversari ostili, stretti fra il miraggio razionale di<br />
un’autonomia ritrovata, quello irrazionale dell’indipendenza e una sorta di attrazionerepulsione<br />
per il messaggio islamista proveniente … dal Kashmir pakistano. Non sa