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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e i suoi “vicini”<br />

vole presenza militare, economica e politica de<strong>gli</strong> USA nel proprio “cortile”. Ma per<br />

la politica estera di New Delhi la pacificazione del nordovest del subcontinente,<br />

un’altra turbolenta area di confine dalla quale sono da sempre passate tutte le invasioni<br />

militari e ideologiche del paese, rappresenta uno de<strong>gli</strong> obiettivi principali.<br />

Fattori che hanno contribuito a complicare i rapporti dell’India con il Pakistan e<br />

<strong>gli</strong> USA sono stati l’“emersione nell’Asia Centrale dell’islam politico radicale e in<br />

particolare dell’attivazione politica dello sciismo in Iran, India e Pakistan” e le contrapposte<br />

strategie americane e indiane per contenere e controllare questo radicalismo.<br />

Dall’inizio de<strong>gli</strong> anni ’80, Washington e New Delhi “si trovano posizionate,<br />

per motivi diversi, su sponde opposte <strong>della</strong> crescente frattura religiosa dell’Islam tra<br />

sunniti e sciiti; una frattura che vedrà il Pakistan, saldo alleato de<strong>gli</strong> USA e irriducibile<br />

nemico dell’India, come scenario di crescente confronto” nel quale Washington<br />

è decisamente dalla parte sunnita, mentre New Delhi “finisce, per convenienza o per timore,<br />

ad avvicinarsi alla politica di pan-sciismo perseguita dall’Iran post-rivoluzionario<br />

in Asia Centrale”, mirando a “contenere le possibili interferenze iraniane nel Kashmir e<br />

nell’Uttar Pradesh e, al tempo stesso, esercitare un’interferenza strategica ne<strong>gli</strong> affari religiosi<br />

interni pakistani, lungo l’asse <strong>della</strong> crescente conflittualità tra la maggioranza<br />

sunnita e la minoranza sciita, pari al 20% <strong>della</strong> popolazione pakistana”. Chiaramente,<br />

New Delhi vedeva “con favore la radicalizzazione di un fronte settario interno all’Islam<br />

pakistano”, anche se allo stesso tempo “temeva la possibilità che ciò potesse avvenire in<br />

Kashmir … Tale scenario geo-religioso si ripropone in maniera similare in un vicino e<br />

collegato contesto geopolitico, quello afghano” il che spiega il sostegno dato dall’India<br />

all’Alleanza del Nord, di cui faceva parte la componente afgana-sciita de<strong>gli</strong> hazara,<br />

e “la convergenza strategica tra l’India e l’Iran e, al tempo stesso, la divergenza con<br />

Washington” (Quercia, 2011: 16-25).<br />

A rischio è, quindi, l’<strong>equilibri</strong>o di potere tra India e Pakistan, <strong>equilibri</strong>o che è<br />

stato drammaticamente indebolito dalle profonde tensioni causate dalla guerra afghana.<br />

L’evoluzione di questa situazione non è chiara ma Washington non desidera<br />

avere una sola incontrastata potenza nel subcontinente e quindi ha bisogno di un Pakistan<br />

forte per bilanciare l’India. Per ottenere lo spostamento <strong>della</strong> maggior parte<br />

delle truppe pakistane dal confine con l’India a quello con l’Afghanistan, Washington<br />

pensò bene di convincere New Delhi a negoziare con Islamabad la normalizzazione<br />

del Kashmir, usando pressioni che naturalmente l’India non poteva accettare 20<br />

e che hanno lasciato risentimenti nel paese (Chaudhuri, 2011: 80). Il problema incontrato<br />

da<strong>gli</strong> americani è, quindi, quello di gestire la guerra afghana senza minare<br />

l’<strong>equilibri</strong>o di potenza nel subcontinente e allo stesso tempo utilizzare l’India per<br />

bilanciare la Cina, cosa che l’India già tenta di fare per proprio conto, rafforzando<br />

l’alleanza con Mosca, attivando la cooperazione economica e di sicurezza con il<br />

Giappone, la Corea del Sud e la Mongolia e, infine, accrescendo la presenza economica<br />

e strategica in Asia sudorientale e in Australasia. Ma oltre che a evitare i pericoli<br />

di un potenziale condominio sino-americano, New Dehli deve cercare di gestire<br />

le differenze che esistono tra le sue politiche e quelle di Washington in Afghanistan<br />

e Pakistan, sapendo molto bene che non può pensare di stabilizzare il nordovest senza<br />

la cooperazione americana. Finora, però, i due paesi non sono riusciti a decidere<br />

20 Durante la visita in India di Obama a fine 2010, Singh, in piedi, accanto al Presidente americano,<br />

dichiarò alla stampa che il dialogo con il Pakistan non sarebbe ripreso fino a<br />

quando “la macchina del terrore” in Pakistan non fosse stata fermata (Chaudhuri, 2011: 82).<br />

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