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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

decade successiva” 1 . Inoltre, in questo decennio il tasso medio di crescita fu perfino<br />

leggermente più alto di quello delle economie asiatiche del miracolo economico. La<br />

Tabella 1.2. mostra chiaramente la graduale e sostenuta crescita dell’India, un trend<br />

che s’interruppe solo ne<strong>gli</strong> anni ’70. Una crescita che non ha precedenti tra le grandi<br />

democrazie, ma che è restata in ombra a lungo, per cui P. Basu (2005: 28) ha chiamato<br />

l’India la “stealth miracle economy”.<br />

Il mantenimento <strong>della</strong> pianificazione anche dopo che era apparso evidente che<br />

non generava né forte crescita né autosufficienza economica, fu invece dovuto<br />

“all’ascesa economica e politica di una classe intermedia di possidenti” che, a differenza<br />

<strong>della</strong> classe media sorta poi in Cina, “soffocò la crescita, invece di accelerarla”<br />

(Jha, 2010: 215-16). In altre parole, la relativamente modesta crescita economica<br />

post indipendenza non fu tanto dovuta alla scelta <strong>della</strong> pianificazione e del dirigismo,<br />

ma all’evoluzione dei rapporti sociali sia in India, sia nel sistema internazionale,<br />

particolarmente con l’arrivo <strong>della</strong> guerra fredda.<br />

Nei primi anni dopo l’indipendenza, l’India mantenne un regime relativamente<br />

liberale e aperto a<strong>gli</strong> investimenti esteri, per cui dal 1951 al 1965 il tasso medio annuo<br />

di crescita risultò pari al 4,1% e l’aumento del PIL pro capite, al costo dei fattori,<br />

fu del 2,3% (Panagariya, 2008: 23 Tab. 2.1). Il primo piano quinquennale (1951-<br />

55) si limitò a fissare pochi importanti obiettivi di crescita e un sistema di concessione<br />

delle licenze d’investimento per garantire l’efficiente allocazione delle magre<br />

risorse, per cui l’impatto negativo prodotto da queste misure, e anche da quelle del<br />

secondo piano quinquennale, furono parzialmente compensante dalla creazione di<br />

nuove imprese manifatturiere per sostituire le importazioni e dalla spesa pubblica<br />

per infrastrutture e servizi di base.<br />

Nonostante l’aumento dei controlli introdotti dal secondo piano quinquennale<br />

(1956-61), preparato da Mahalanobis, che privilegiava industria pesante e settore<br />

pubblico, il settore privato restò abbastanza libero e le licenze vennero facilmente<br />

rilasciate. Fu la grave crisi valutaria del 1957, scatenata dall’esaurimento delle riserve,<br />

a spingere il governo verso l’autarchia economica e l’edificazione di<br />

un’economia dirigista controllata centralmente per creare una moderna industria pesante<br />

statale ad alta intensità di capitale. Il settore privato venne confinato alla produzione<br />

di beni di consumo ad alta intensità di lavoro e fu sottoposto a un elaborato<br />

sistema di licenze, a dazi proibitivi e ad <strong>altri</strong> vincoli sull’allocazione e l’utilizzo <strong>della</strong><br />

valuta estera. Infine, la riforma agraria doveva garantire l’autonomia alimentare e<br />

il mi<strong>gli</strong>oramento delle condizioni di vita nelle campagne. La costruzione di<br />

un’economia socialista fu ulteriormente accelerata dal 3° Piano quinquennale (1961-<br />

66), ma la riforma agraria fu un insuccesso, specialmente nei quattro stati<br />

dell’heartland indù – i BIMARU – dove i proprietari terrieri di casta alta esercitavano<br />

un grande potere politico e sociale e dove la burocrazia era più facilmente corruttibile.<br />

Me<strong>gli</strong>o andò invece nel Kerala e nel Bengala occidentale, ma solo nel Kashmir,<br />

ricorda Landi (2004: 174), fu completamente realizzata, grazie al fatto che<br />

allora certe garanzie costituzionali lì non si applicavano, per cui non fu necessario<br />

compensare <strong>gli</strong> ex-proprietari terrieri.<br />

1 Questa è anche la tesi di DeLong (2001) che è stato il primo studioso ad affermare che<br />

furono i cambiamenti avvenuti a metà de<strong>gli</strong> anni ’80 ad accelerare la crescita indiana,<br />

consolidata poi dalle riforme dei primi anni ’90.<br />

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