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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

mentare, mirando a bloccare totalmente la macchina del governo locale, particolarmente<br />

nel Bihar e nel Jharkhand, così come già riescono a fare con strade e trasporti.<br />

Una situazione che sembra destinata a peggiorare, perché “l’ideologia e la strategia<br />

maoista trovano terreno fertile nel vuoto politico e amministrativo di vaste aree del paese,<br />

dove lo Stato non fornisce beni e servizi pubblici (sicurezza, giustizia, lavoro e servizi<br />

sociali) come invece sarebbe obbligato a fare” e “al momento non vi è traccia di un<br />

piano per colmare questi deficit”. Una situazione, conclude Sahni, (2009:69), dovuta “a<br />

decenni di incuria, collusione, corruzione e inettitudine <strong>della</strong> politica indiana” per cui<br />

non c’è da stupirsi se il controllo di New Delhi su porzioni strategiche del territorio federale<br />

è sempre meno saldo, una situazione che sta imponendo al paese e alla sua cultura<br />

“che si proclamano inclusivi e tolleranti, di fare i conti con il ‘diverso’ – e non solo religioso<br />

– e di accettare che quando si è anche un continente, è difficile sopravvivere<br />

pensando a se stessi in maniera unidimensionale”. Il moltiplicarsi dei movimenti insurrezionali<br />

dimostra quanto sia difficile per l’India accettare “politicamente il concetto di<br />

autonomia delle minoranze etniche – e non solo linguistiche – all’interno dell’Unione”<br />

e superare la struttura territoriale ereditata dal Raj tramite “una riaffermazione forte<br />

del concetto di nazione” (Armellini, 2008: 94 e 97).<br />

Secondo il ministero de<strong>gli</strong> Interni, sono 175 i gruppi terroristici attivi sul territorio<br />

indiano. Lo stato in cui si registra la maggior presenza di formazioni è il Manipur (39),<br />

seguito dall’Assam (36) e dallo Jammu-Kashmir (32), <strong>gli</strong> <strong>altri</strong> sono attivi nel nordest,<br />

ai confini con la Cina.<br />

La morte di Kishenji, uno dei leader del PCI, alla fine del novembre 2011 rappresenta<br />

certamente un punto a favore di New Delhi, ma non la sconfitta del movimento<br />

naxalita che ne<strong>gli</strong> ultimi anni forse si era eccessivamente esteso e che ora si sta riposizionando,<br />

ma continua riempire il vuoto creato da decenni di trascuratezza e insensibilità<br />

verso le ST e delle aree più povere del paese.<br />

La lotta per la terra che ha inspirato il risve<strong>gli</strong>o del maoismo e la diffusione del fenomeno<br />

naxalita, alimentato dalla povertà e dalla disugua<strong>gli</strong>anza, hanno creato “una<br />

bomba a orologeria in attesa di esplodere” (Jha,2010: 441) 70 . Il che non può che generare<br />

qualche serio dubbio sulla capacità dell’India di affermarsi come una grande<br />

potenza.<br />

70 Prendendo in considerazione 71 paesi tra il 1960 e 1985, Alesina e Perotti (1996) hanno<br />

dimostrato che alti livelli di disugua<strong>gli</strong>anza di reddito si associavano con crescente instabilità<br />

sociale. Che questa possa essere tenuta sotto controllo da politiche redistributive è quanto<br />

sostiene Patricia Justino (2004) nel suo lavoro su 14 dei principali stati indiani tra il 1973 e il<br />

2000.<br />

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