L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La politica estera indiana e la governance globale<br />
“management politico <strong>della</strong> globalizzazione” dovrebbe rendere possibile anche la<br />
promozione al suo interno di un processo di sviluppo inclusivo o pro poveri, dato<br />
che finora, scrivono Messner e Humphrey (2006: 1), la partecipazione e l’influenza<br />
dei PVS nelle istituzioni di governance globale sono ancora molto limitate.<br />
Il dibattito sulla governance globale, iniziato inoltre con l’emergere di nuovi attori<br />
come Cina e India e forse presto Brasile, Sudafrica e Turchia è una conseguenza<br />
del tramonto dell’ordine mondiale unilaterale, cioè <strong>della</strong> fine <strong>della</strong> supremazia americana<br />
e <strong>della</strong> fine del sistema westfaliano, cioè erosione <strong>della</strong> sovranità interna ed<br />
esterna dello stato, crescente difficoltà a distinguere tra politica interna e politica estera,<br />
nascita di nuovi attori privati e bisogno di costruire un’inclusiva architettura<br />
<strong>della</strong> governance globale in modo da poter affrontare i sempre più numerosi problemi<br />
mondiali e d’interdipendenza. Il che significa rafforzare un multilateralismo<br />
cooperativo globale. L’emergere de<strong>gli</strong> attori globali asiatici comporta la trasformazione<br />
di un ordine mondiale quasi unilaterale in una de facto costellazione multipolare<br />
di potere, per cui è facile che prevalga un “multilateralismo turbolento” che in<br />
passato ha sempre causato conflitti e guerre (Messner e Humphrey, 2006: 2-4). È<br />
importante notare che i due nuovi maggiori attori globali non sono occidentali e che<br />
specialmente la Cina potrebbe già essere, o presto diventare, anti-occidentale e sfidare<br />
non solo l’hard, ma anche il soft power occidentale, in quanto portatrice di una<br />
civiltà molto diversa, ma altamente competitiva con quella occidentale. Il “modello<br />
cinese” comincia a farsi strada in Africa e in America Latina e potrebbe influenzare<br />
anche l’Occidente, grazie all’impatto devastante <strong>della</strong> crisi attuale. L’ascesa di questi<br />
nuovi attori globali non mancherà di creare nuove sfide per la governance globale<br />
e le sue istituzioni, il che dovrebbe portare, sempre secondo Messner e Humphrey<br />
(2006: 7), “a una architettura di governance globale frammentata piuttosto che inclusiva”.<br />
Questa stessa conclusione è raggiunta da Martinelli (2004: 188) secondo il<br />
quale “il mondo sociale del XXI secolo continuerà a essere un mondo frammentato e<br />
conflittuale, ma nel medesimo tempo”, punto questo forse ancor più controverso, “le<br />
istituzioni e le regole <strong>della</strong> democrazia globale multipolare e multilivello cresceranno,<br />
insieme ai valori e a<strong>gli</strong> atteggiamenti di una cultura cosmopolitica”.<br />
Finora la strategia indiana è stata quella dell’“engagement multiplo”, cioè<br />
dell’impegno costruttivo con tutti <strong>gli</strong> attori, con la Cina, per cercare di risolvere le<br />
controversie storiche e ampliare l’integrazione economica; con <strong>gli</strong> USA, per ottenere<br />
tecnologie e capacità (capabilities), anche militari; con la Russia, per rifornirsi delle<br />
risorse energetiche e de<strong>gli</strong> armamenti; e con il Giappone per aver accesso alle risorse<br />
finanziarie e tecnologiche. Inoltre, quest’approccio si estende a una serie di raggruppamenti,<br />
come APEC, ASEAN, SAARC, SCO e UE; a vertici, come G20 dei<br />
PVS – vedi nota 44 cap. 1 –, G20, G15 1 ; a gruppi, come G5 (Brasile, Cina, India,<br />
Messico e Sud Africa), Basic (Brasile, Cina, India e Sud Africa) 2 e G74. Inoltre,<br />
1 Il G20 racco<strong>gli</strong>e le maggiori economie del mondo: Arabia Saudita, Argentina, Australia,<br />
Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone,<br />
Messico, Regno Unito, Russia, Sudafrica, Turchia e USA. Il G15 fu formato dai<br />
PVS (Algeria, Argentina, Brasile, Cile, Egitto, Giamaica, India, Indonesia, Kenya, Nigeria,<br />
Malaysia, Messico, Perù, Senegal, Sri Lanka, Venezuela e Zimbabwe) per sostenersi a<br />
vicenda nell’OMC e in <strong>altri</strong> organismi internazionali.<br />
2 Il gruppo Basic è stato creato da questi quattro paesi alla fine del 2009 per negoziare<br />
congiuntamente al vertice di Copenaghen sul cambiamnto climatico ed ha concordato con<br />
<strong>gli</strong> USA il documento finale non vincolante.<br />
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