L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />
<strong>della</strong> fratellanza asiatica e <strong>della</strong> solidarietà del Terzo mondo. Ma Nehru “fondava la<br />
politica estera indiana su idee astratte piuttosto che su una concezione strategica de<strong>gli</strong><br />
interessi nazionali” (Zakaria, 2011: 164) 22 per cui poteva ipotizzare Cina e India<br />
come <strong>gli</strong> “amichevoli pilastri” di un’Asia indipendente. Per questo Nehru riconobbe<br />
immediatamente la Cina uscita dalla rivoluzione comunista, ammise la legittimità<br />
dei diritti accampati da Beijing sul Tibet, e rifiutò di considerarla l’aggressore nella<br />
guerra di Corea. Quando, però, nel 1959 l’India concesse asilo al Dalai Lama e a<br />
quanti fuggivano dal Tibet dopo la rivolta contro la Cina, questa non esitò a definirlo<br />
un “tirapiedi imperiale”. L’attacco militare all’India nell’ottobre 1962 definitivamente<br />
travolse le ultime illusioni nehruviane 23 . L’India poteva contare sull’appoggio<br />
di Mosca e sull’amicizia <strong>della</strong> Washington dei Kennedy, ma ritrovarsi con un vicino<br />
pronto a ricorrere all’uso delle armi, che nel 1964 esplodeva anche la sua prima<br />
bomba nucleare, non era certamente rassicurante. Inoltre, la perdita nel Kashmir<br />
dell’Ansai Chin – un’area montuosa strategicamente importante, perché collega il<br />
Tibet con lo Xinjiang, che attualmente lo amministra – fu considerata come una vittoria<br />
dal Pakistan. I rapporti di quest’ultimo con la Cina mi<strong>gli</strong>orarono rapidamente,<br />
mentre il contenzioso territoriale sino-indiano restava irrisolto e continuavano, di<br />
tanto in tanto, <strong>gli</strong> sconfinamenti dell’esercito cinese nell’Arunachal Pradesh, una rilevante<br />
porzione del quale Beijing ancora rivendica.<br />
Le relazioni diplomatiche tra i due paesi ripresero nel 1976 (quelli commerciali<br />
nel 1978 e nel 2000 non superavano i $3 miliardi) e mi<strong>gli</strong>orarono gradualmente a<br />
partire dalla visita del Primo ministro Rajiv Gandhi nel 1988, la prima dopo quella<br />
di Nehru nel 1954. Le cinque esplosioni del maggio 1998 a Pokharan, che fecero<br />
dell’India una potenza nucleare, raffreddarono questi rapporti 24 per un breve periodo,<br />
poi la Cina si fece una ragione del nuovo status indiano – mantenendo un atteggiamento<br />
di neutralità durante la breve crisi del Kargil che rischiò di scatenare una<br />
guerra nucleare tra India e Pakistan – e i rapporti tornarono a mi<strong>gli</strong>orare, anche se ci<br />
22<br />
Nehru era convinto che una Cina socialista non avrebbe mai potuto attaccare un’India<br />
“non allineata”.<br />
23<br />
La Cina rivendica più di 120 mila metri quadrati di territori “storicamente” cinesi – nel<br />
Ladakh, nelle pendici himalayane e nell’Arunachal Pradesh – ma assegnati nel 1914<br />
all’India da una Convenzione che stabilì i confini tra la Cina e “Tibet Esterno”, il cui governo<br />
doveva spettare ai tibetani, Convenzione che i nazionalisti come i comunisti cinesi<br />
mai riconobbero. La regione, che corrisponde a grandi linee all'attuale regione autonoma<br />
del Tibet, sarebbe rimasta sotto il protettorato <strong>della</strong> Cina, che avrebbe dovuto impegnarsi<br />
a non interferire ne<strong>gli</strong> affari di governo. Furono inoltre definiti i confini tra Tibet, Cina e<br />
India britannica. Il delegato britannico McManhon e quello tibetano – quello cinese abbandonò<br />
la riunione in segno di protesta senza firmare la convenzione che è, quindi, un<br />
documento bilaterale – stabilirono la nuova linea di confine tra i due paesi, la cosiddetta<br />
linea McMahon. Il nuovo assetto lasciava ai britannici una vasta area nel nord-est<br />
dell’India, corrispondente alla quasi totalità dell’odierno Arunachal Pradesh, un risultato<br />
che la Cina, nazionalista o comunista non ha mai accettato. Non è ancora veramente assodato<br />
se nel 1962 furono i cinesi ad attaccare o invece risposero alle provocazioni indiane.<br />
Si parla di un serio errore di Nerhu e si fa il paragone con la lungimiranza del primo ministro<br />
pakistano Ali Bhuto che invece cedette volontariamente alla Cina una vasta zona del<br />
Kahsmir e stabilì con Beijing un asse politico, economico e militare contro l’India.<br />
24<br />
Il ministro <strong>della</strong> Difesa aveva definito la Cina come “la maggiore minaccia” per la sicurezza<br />
indiana e il Primo ministro in una lettera al Presidente americano giustificò le esplosioni<br />
di Pokharan come reazione a quella minaccia.