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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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7. Conclusioni<br />

7.1 L’ASCESA INDIANA: LIMITI E OSTACOLI<br />

L’accelerazione <strong>della</strong> crescita indiana è interpretata o come frutto <strong>della</strong> scelta neoliberista<br />

fatta all’inizio de<strong>gli</strong> anni ’90 (Panagariya, 2008) oppure è vista come il frutto<br />

tardivo, che spunta ne<strong>gli</strong> anni ’80, dello statalismo dei primi decenni <strong>della</strong> postindipendenza<br />

(Nayyar, 2006), mentre comincia ad affermarsi la posizione che considera<br />

parziali entrambe le spiegazioni e favorisce un continuum che include stato e<br />

mercato, anche se i loro ruoli e pesi abbiano mutato nel tempo, continuum al quale<br />

vanno aggiunti anche i cambiamenti istituzionali formali e informali intervenuti in<br />

vari momenti. È il rapporto sinergico tra questi vari elementi che spiega la capacità<br />

di durare finora dimostrata dalla crescita indiana e il suo continuare dovrebbe contribuire<br />

in maniera essenziale alla sostenibilità futura del sistema economico del paese<br />

(K. Sen, 2009: 363-34 e 375).<br />

L’approccio neoliberista adottato da tutti i governi che si sono susseguiti dai<br />

primi anni ’90, ha mirato a “favorire lo sviluppo economico attraverso una serie di<br />

provvedimenti a favore sia del grande capitale nazionale e internazionale sia de<strong>gli</strong><br />

strati agiati <strong>della</strong> popolazione”, perseguendo essenzialmente due obiettivi: afflusso<br />

sostenuto e continuo de<strong>gli</strong> investimenti esteri e crescita delle esportazioni non inferiore<br />

al 10% l’anno. La rilevante riduzione del deficit di bilancio è stata la condizione<br />

necessaria per promuovere il processo d’integrazione dell’economia indiana in<br />

quella mondiale (Torri, 2007a: 193-94).<br />

Di conseguenza, sono cresciute sia le tensioni generate dal consolidarsi del potere<br />

delle parti sociali che dal processo di riforma traggono vantaggi che le resistenze che a<br />

questo processo cercano di opporre le fasce più deboli <strong>della</strong> popolazione, largamente<br />

maggioritarie. Appare così più evidente il “lato oscuro” <strong>della</strong> democrazia indiana,<br />

mentre legami castali, particolarismi regionali e demagogia induista vietano di mediare<br />

tra le contrastanti esigenze e domande che naturalmente emergono da una corpo sociale<br />

così grande e variegato 1 . Data l’incapacità <strong>della</strong> politica indiana di avviare un modello<br />

di sviluppo che concili crescita economica e giustizia sociale, le riforme, finora,<br />

sono state sempre decise sotto la pressione di una crisi o sono state quietamente lanciate<br />

da burocrati lontani dai riflettori dei media e fuori da raduni, programmi e manifesti<br />

elettorali. Questo processo dall’alto verso il basso dovrebbe gradualmente, ma non<br />

troppo gradualmente, invertirsi per coinvolgere la partecipazione delle parti più po-<br />

1 L’impatto delle caste sulla politica indiana spiega anche perché, aggiunge Nilekani (2008:<br />

280), in India i movimenti di sinistra non abbiano mai ottenuto un’ampia base popolare. In<br />

altre parole, “la casta ha sempre prevalso sulla classe”.<br />

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