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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

rono nazionalizzate nel 1956 e le restanti imprese assicurative nel 1972; il monopolio<br />

statale prevalse fino al 1999 quando il settore fu riaperto ai privati e ai capitali<br />

esteri, la partecipazione di questi ultimi limitata, però, a un massimo del 26%.<br />

Durante il periodo 2000-2010 il numero delle assicurazioni sulla vita è aumentato<br />

più di 12 volte e quello di copertura medico-sanitaria di 25 volte. A causa, però,<br />

delle difficoltà di accedere ai mercati regionali e dei limitati canali di distribuzione,<br />

il livello di penetrazione (volume dei premi/PIL) dell’industria è ancora molto basso,<br />

anche se in crescita: era meno di 1% nel 1990-91, tra 1% e 2% ne<strong>gli</strong> anni ’90 ed è<br />

salito a 3,2% nel 2004-05. Sempre nel 1999 venne creata la “Insurance Regulatory<br />

and Development Authority”, organismo indipendente con ampi poteri di regolamentazione.<br />

Panagariya (2008: 249) giudica “incoraggianti” i risultati finora ottenuti.<br />

È anche aumentato il numero delle imprese private, che ora controllano il 10% del<br />

totale dei premi per assicurazioni sulla vita e che, nonostante non riescano ancora a<br />

ottenere profitti, non hanno lasciato, mentre altre continuano a entrare nel settore, il<br />

mercato indiano essendo potenzialmente molto attraente.<br />

Dato che la responsabilità di sostenere i pensionati resta ancora principalmente a<br />

carico dei membri più giovani <strong>della</strong> fami<strong>gli</strong>a, non meravi<strong>gli</strong>a che <strong>gli</strong> schemi pensionistici<br />

coprano solo l’11% <strong>della</strong> forza lavoro. Il sistema pensionistico statale (CSPS)<br />

– che copre tutti <strong>gli</strong> impiegati del governo centrale e de<strong>gli</strong> statali assunti prima<br />

dell’inizio del 2004, cioè 26 milioni, più 15 milioni di lavoratori in imprese con 20 o<br />

più addetti – non ha un fondo proprio e quindi rappresenta una delle principali uscite<br />

del bilancio pubblico. Più di 325 milioni di lavoratori sono quindi privi di una copertura<br />

pensionistica e per essi è urgente trovare una soluzione, evitando, però, che ciò<br />

che beneficia un gruppo sia a scapito di <strong>altri</strong>, una caratteristica, questa<br />

dell’esclusione, tipica di molte politiche sociali indiane.<br />

L’urgenza per la creazione di un sistema nazionale di sicurezza sociale deriva dal<br />

fatto che la crescente urbanizzazione (al momento pari al 30% circa <strong>della</strong> popolazione<br />

totale) e la migrazione dei fi<strong>gli</strong> dalla casa paterna stanno rendendo i tradizionali<br />

sistemi di assistenza per <strong>gli</strong> anziani sempre meno affidabili. Inoltre, i sistemi pensionistici<br />

esistenti rappresentano un crescente peso per la finanza pubblica – nel 2006-<br />

07 la spesa sociale era pari al 4,6% del PIL – che col tempo è destinato a diventare<br />

insostenibile.<br />

Tuttavia, l’insieme de<strong>gli</strong> investimenti delle fami<strong>gli</strong>e in azioni, obbligazioni, fondi<br />

d’investimento, pensioni e assicurazioni nel 2007-08 non rappresentavano una<br />

percentuale del PIL maggiore di quella raggiunta nel 1994-05 (Jaimini Bhagwati,<br />

2010: 207-8).<br />

1.1.7 Povertà e disugua<strong>gli</strong>anza<br />

Lo stato centrale avrebbe potuto tentare di correggere <strong>gli</strong> squilibri regionali tramite<br />

trasferimenti calibrati di una parte sostanziale delle entrate che riceveva da tutto il paese,<br />

ma in pratica non l’ha fatto, per cui dato il “profondo divario nei livelli di deprivazione,<br />

<strong>gli</strong> squilibri continuano e si sono persino ampliati”. Per il periodo 2004-05<br />

Chandrasekhar (2011: 6) stima “un livello di povertà rurale superiore al 40% in Orissa<br />

(46,9%), Jharkand (42,9%), Bihar (42,2%) e Chattisgarh (42%), a differenza del 10%-<br />

12% in Punjab, Andhra Pradesh e Himachal Pradesh. Sebbene il rapporto tra povertà e<br />

sviluppo, avverte Chandrasekhar, “non sia lineare, <strong>gli</strong> stati arretrati sembrano anche<br />

avere un’ampia proporzione di popolazione esposta alla deprivazione”.<br />

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