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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

tegiche, basate sulla reciproca convenienza. Per mettere in moto un meccanismo di<br />

distensione nella regione, nel 1985 fu creata la SAARC. Bisognò però attendere il<br />

1993 perché questi paesi firmassero un primo accordo di liberalizzazione commerciale,<br />

il “South Asia Preferential Trade Agreement” (SAPTA) per creare un’ALS<br />

entro il 2001, data poi spostata al 2008-2010. Nel 2004 la data fu ulteriormente spostata<br />

al 2016 quando il SAPTA divenne SAFTA (“South Asia Free Trade Area” che<br />

oltre ai paesi del SAPTA, meno il Pakistan, include la Thailandia), entrato in vigore<br />

nel 2006, per il quale il processo di azzeramento dei dazi dovrebbe concludersi nel<br />

2012 (oppure nel 2015 per Nepal, Bhutan, Bangladesh e Maldive). Il vertice del<br />

2009 ha ammesso come osservatori Cina, Giappone, Corea del Sud e USA e nel<br />

2011 è entrato anche l’Afghanistan.<br />

Il gruppo di paesi che formano la SAARC è certamente meno omogeneo e meno<br />

liberista di quello dell’ASEAN, ma sono i rapporti indo-pakistani e l’evoluzione <strong>della</strong><br />

questione del Kashmir che continuano a condizionare il processo d’integrazione.<br />

È tuttavia indubbio che la SAARC potrebbe rappresentare un utilissimo strumento<br />

proprio per mi<strong>gli</strong>orare i rapporti economici indo-pakistani e per sostenere lo sviluppo<br />

di tutti i paesi membri. Per ora, però, <strong>gli</strong> scambi non raggiungono il 5% del loro<br />

commercio totale. Se New Delhi vuole ridurre la deriva fondamentalista nel Bangladesh<br />

e nel Pakistan e limitare la crescente influenza cinese nella regione, deve aprire<br />

le proprie frontiere alle esportazioni di questi paesi e deve trattarli come partner<br />

piuttosto che come fastidiosi vicini o peggio.<br />

Recentemente si è pensato di poter utilizzare la diaspora dell’Asia meridionale<br />

per promuovere l’integrazione economica regionale, così come ha fatto la Cina. Le<br />

condizioni sono, però, diverse a cominciare dal fatto che <strong>gli</strong> investimenti fatti in Cina<br />

provenivano da imprenditori di Hong Kong e Macao, mentre la diaspora<br />

dell’Asia meridionale è composta principalmente da professionisti e lavoratori e che<br />

i paesi <strong>della</strong> regione non sono posti dove è facili investire. Inoltre, non va dimenticato<br />

che l’integrazione regionale stenta a progredire e la SAARC non è ancora riuscita<br />

a ridurre le barriere tariffarie. Tensioni politiche e sospetti continuano a ostacolare<br />

l’integrazione.<br />

L’India, però, non può aspirare a diventare una credibile grande potenza senza<br />

una propria sfera d’influenza e questa deve includere l’Asia meridionale. Per far ciò<br />

e ridurre la breccia con la Cina, l’India deve mi<strong>gli</strong>orare i rapporti con i propri vicini<br />

sia bilateralmente sia creando un sistema regionale. L’interdipendenza economica è<br />

un ottimo strumento per apprezzare le preoccupazioni di ognuno per la propria sicurezza<br />

e quindi cooperare a creare e mantenere quella <strong>della</strong> regione.<br />

Approfondimenti<br />

1. La sicurezza energetica<br />

Ne<strong>gli</strong> anni a venire i conflitti tra stati saranno causati non da contrasti ideologici, ma<br />

dalla competizione per ottenere il controllo su risorse scarse, il che farà <strong>della</strong> sicurezza<br />

energetica il principale determinante delle politiche estere dei maggiori stati dell’Asia, e<br />

non solo. Il pericolo di simili guerre è perfettamente illustrato dalla situazione che sta

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