L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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Introduzione<br />
che in questi domini musulmani i sovrani in genere non furono capi religiosi per cui<br />
prevalsero la “separazione tra autorità politica e spirituale”, “una notevole tolleranza<br />
nei confronti delle religioni autoctone” – tanto che si stima che alla fine del periodo<br />
musulmano, “non più di un quarto <strong>della</strong> popolazione fosse di fede islamica” –,<br />
l’ampio inserimento delle “gerarchie sociali tradizionali nell’amministrazione dello<br />
Stato” e “un’utilizzazione diffusa”, salvo nelle questioni ufficiali e di maggiore rilevanza<br />
politica nelle quali prevaleva il diritto islamico, del diritto indù e delle prassi<br />
tribali (Amirante, 2007: 31-32). Ma nemmeno il potente impero Moghul riuscì a governare<br />
tutti i territori che ne facevano parte, per cui dovette accettare che l’esercizio<br />
dell’autorità sostanziale passasse gradualmente ai potentati locali.<br />
Con la fine dell’impero Moghul si moltiplicò il numero de<strong>gli</strong> stati, molti anche<br />
prosperi, ma incapaci di trovare una stabilità politica, per opporsi alle nuove potenze<br />
europee, particolarmente al Regno Unito, che finì per impadronirsi del paese.<br />
L’imposizione del modello coloniale mise in moto il processo che trasformò l’India<br />
in un paese sottosviluppato.<br />
Inizialmente, il predominio inglese, affermatosi definitivamente a metà Settecento<br />
(Trattato di Parigi del 1763) venne esercitato tramite il monopolio commerciale<br />
<strong>della</strong> Compagnia delle Indie Orientali 25 , che amministrò il paese utilizzando le strutture<br />
amministrative moghul, fino al 1858 quando, a seguito <strong>della</strong> grande rivolta<br />
dell’anno precedente, il compito fu assunto direttamente dall’Inghilterra. Ma anche<br />
la Corona britannica amministrò direttamente solo una parte del territorio, la cosiddetta<br />
British India, mentre il resto fu suddiviso fra 596 stati – 554 furono quelli che<br />
aderirono all’Unione Indiana – nominalmente indipendenti, ma di fatto controllati da<br />
Residents britannici.<br />
Tutto considerato, <strong>gli</strong> inglesi interferirono poco con <strong>gli</strong> indiani e le loro consuetudini,<br />
ma “collaborando molto spesso con le élites tradizionali indiane e<br />
l’impoverita aristocrazia, deliberatamente rafforzarono i sistemi feudali”. Questa<br />
“strana gerarchia a due livelli” fece sì che “l’identità indiana somi<strong>gli</strong>asse a una personalità<br />
scissa”, scissione resa più grave dall’assenza di un’ampia classe media (Nilekani,<br />
2009: 10 e 12-13). Dell’assenza di una classe media fu responsabile anche il<br />
commercio coloniale. Infatti, le importazioni dei tessuti inglesi distrussero la florida<br />
manifattura artigiana indiana – probabilmente il primo caso di deindustrializzazione<br />
– rendendo così più difficile la creazione di un settore industriale capace di assorbire<br />
il lavoro in esubero proveniente dalle campagne.<br />
Se indirettamente il governo reale inglese (Raj) contribuì alla costruzione<br />
dell’identità nazionale, e <strong>gli</strong> studiosi inglesi a quella <strong>della</strong> memoria storica indiana,<br />
direttamente esso impose al subcontinente un triplice impegno (Torri, 2005: 132): (i)<br />
assicurare all’Inghilterra una fonte di materie prime e semilavorati a basso costo e<br />
un mercato per i suoi prodotti finiti e a partire dalla seconda metà dell’Ottocento,<br />
anche i suoi capitali; (ii) pagare le cosiddette home charges, denaro con cui vennero<br />
estinti i debiti contratti dalla Compagnia delle Indie per la conquista del subcontinente<br />
stesso; e (iii) permettere a Londra di utilizzare l’esercito indiano, mantenuto<br />
dal contribuente indiano, anche fuori del paese per il perseguimento delle sue politi-<br />
25 . Quando nel 1764 la Compagnia delle Indie Orientali accettò dal Gran Moghul il diwani<br />
(esattoria) del Bengala, vennero “poste le basi per la creazione di uno stato territoriale<br />
per mezzo di una compagnia commerciale”. Di conseguenza, la conquista del territorio<br />
indiano ebbe luogo “senza l’impiego di mezzi finanziari britannici, ma fu realizzato principalmente<br />
a spese dei contribuenti indiani” (Rothermund, 2007: 47 e 49).<br />
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