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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

1940. La lotta contro l’INC, non contro il Raj, fu presentata da Jinnah come lotta per<br />

la sopravvivenza musulmana. Classificando i contrasti con l’INC come scontro tra<br />

due distinte e differenti civiltà si creò un fertile terreno per la nascita di un Pakistan<br />

necessariamente opposto all’India. Le forze religiose estremiste in entrambi i paesi<br />

hanno finora lavorato intensamente perché quest’opposizione ideologica impedisse<br />

una normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.<br />

Iniziò così il declino dell’impero britannico, la cui insostenibilità economica e<br />

politica divenne evidente alla fine <strong>della</strong> Seconda guerra mondiale, quando l’INC,<br />

sotto la guida di Gandhi, conquistò le masse indiane alla causa dell’indipendenza,<br />

ottenuta pacificamente nel 1947.<br />

I leader del movimento indipendentista avevano forti radici locali, ma<br />

all’avvicinarsi dell’indipendenza si mostrarono sempre più convinti, in contrasto con<br />

il quadro istituzionale previsto da<strong>gli</strong> inglesi per la nascente India, <strong>della</strong> necessità di<br />

costruire un forte centro per trasformare una colonia altamente feudale in una coerente<br />

economia moderna. La realizzazione di quest’unificazione economica avrebbe<br />

avuto bisogno, però, di una diffusa industrializzazione, di notevoli investimenti infrastrutturali<br />

e di minori concessioni ai potenti locali – élites agrarie, grandi e medi<br />

proprietari terrieri. Tutte cose che il governo del Congresso non era in condizione o<br />

non era disposto a fare.<br />

Già prima del 1947 la macchina statale era composta essenzialmente da indiani,<br />

ma lo stato indiano nacque solo con l’indipendenza, anche se questa comportò una<br />

guerra civile e un sanguinoso smembramento dell’impero con la creazione, oltre<br />

dell’Unione Indiana, di un improbabile Pakistan musulmano, costituito dalle estremità<br />

occidentale e orientale del territorio indiano, separate da circa 6 mila chilometri<br />

di un’India ostile. Nel 1971, la parte orientale si separò, con il sostegno indiano, e<br />

divenne il Bangladesh.<br />

Per la prima volta gran parte del subcontinente risultò unificata – anche ricorrendo<br />

all’uso delle armi per l’annessione forzata di Junagadh, Hyderabad, Kashmir e<br />

Goa – in un unico stato con una sua struttura politico-amministrativa, un sistema<br />

giuridico, un’ideologia liberale e le istituzioni democratiche che continuano a caratterizzare<br />

l’India di oggi. Se è vero che “uno dei risultati più interessanti del consolidamento<br />

democratico del paese è stato l’interiorizzazione dell’eredità del Raj” (Armellini,<br />

2008: 33), questa interiorizzazione ha in qualche modo limitato<br />

l’affermazione dell’identità indiana e rappresenta una debolezza del vantato sistema<br />

democratico del paese. Inoltre, Nilekani (2009: 281) ci ricorda che “l’India non ha<br />

mai avuto una rivoluzione”, ma questo “enorme e povero paese è passato alla democrazia<br />

senza un drammatico cambiamento e con la struttura feudale intatta” e “i sistemi<br />

di esclusione ben preservati” 27 . In effetti, “nella lotta per l’indipendenza i<br />

movimenti di riforma delle caste ebbero un ruolo secondario, perché i leader preferirono<br />

dare importanza all’unità contro i britannici”. Tuttavia, la democrazia non è<br />

necessariamente il mi<strong>gli</strong>ore strumento per tenere unito un paese tanto eterogeneo e<br />

con tante profonde divisioni religiose, castali, etniche, linguiste e culturali e per garantire<br />

una sua rapida crescita economica.<br />

* * *<br />

27 Per un completo trattamento del fenomeno dell’esclusione sociale in India vedere il recentissimo<br />

lavoro <strong>della</strong> BM (WB, 2011a).<br />

19

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