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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

gua<strong>gli</strong>anza e anche all’emarginazione, e che, anziché costituire de<strong>gli</strong> ostacoli alla<br />

crescita, questi meccanismi diventano uno strumento per aumentare il tasso di crescita”<br />

e che non è vero che l’India sia una grande democrazia, “perché esistono troppe<br />

barriere radicate che impediscono che i benefici <strong>della</strong> crescita siano goduti da<br />

ampi strati <strong>della</strong> popolazione”.<br />

La crescita ineguale ha avuto un impatto negativo anche sulle istituzioni – ormai<br />

considerate uno dei determinanti chiave dello sviluppo di lungo periodo. La concentrazione<br />

del reddito ha, infatti, ridotto la domanda di mi<strong>gli</strong>ori istituzioni, perché i<br />

ricchi abbandonano il sistema pubblico (l’exit di Albert Hirschman) e acquistano i<br />

servizi dal settore privato (per esempio, comunità residenziali circondate da mura e<br />

guardate da polizie private, generatori elettrici privati, scuole private per i fi<strong>gli</strong>,<br />

ecc.), attenuando così la pressione per la fornitura di beni pubblici mi<strong>gli</strong>ori. Inoltre,<br />

mentre la rapida crescita economica garantisce ritorni maggiori all’istruzione (Subramanian,<br />

mentre la 2009: 137 e xxv), nessuno è interessato al mi<strong>gli</strong>oramento<br />

dell’istruzione superiore: i ricchi perché mandano i propri fi<strong>gli</strong> a studiare all’estero e<br />

quelli che non possono permettersi l’estero perché preferiscono le scuole private.<br />

A ogni modo, che l’India sia “un fascio di contraddizioni tenute insieme da forti<br />

ma invisibili lacci” – come diceva Nehru – è ampiamente accettato, ma quelli che<br />

speravano che modernizzazione e globalizzazione le avrebbero ridotte, devono constatare<br />

non solo che questo non sta accadendo, ma che invece molte contraddizioni<br />

si sono acutizzate, diventando così più pericolose per l’ordine sociale e, di conseguenza,<br />

per la crescita economica. Anche la Cina corre questo rischio. Bisogna<br />

quindi chiedersi se sia la democrazia indiana o il totalitarismo cinese a rappresentare<br />

lo strumento mi<strong>gli</strong>ore per garantire la crescita economica, nonostante l’acutizzarsi<br />

delle contraddizioni che essa genera. Quello che invece sembra assodato è che i poveri<br />

non sono necessariamente e automaticamente avvantaggiati dalle riforme, ma<br />

che per uno sviluppo sociale complessivo si richiede l’attivazione di misure atte a<br />

equilibrare efficienza ed equità. Il recente Rapporto <strong>della</strong> “Swaminathan Research<br />

Foundation” e del “World Food Programme” (WFO, 2010: 115) trova “deludente<br />

che la crescita economica urbana non abbia affatto ridotto l’insicurezza alimentare.<br />

Il fatto che durante il periodo delle riforme economiche e <strong>della</strong> forte crescita del PIL<br />

non ci sia stato un chiaro mi<strong>gli</strong>oramento <strong>della</strong> sicurezza alimentare urbana in nessuno<br />

stato indiano, costituisce la prova, nel caso fosse stata necessaria, conclude il<br />

Rapporto, che di per sé lo sviluppo non risolverà il problema <strong>della</strong> malnutrizione e<br />

<strong>della</strong> sicurezza alimentare”, e in particolare di quella rurale, che versa in condizioni<br />

ancora peggiori.<br />

1.1.8 Mercato del lavoro<br />

Per me<strong>gli</strong>o analizzare la situazione indiana Biggeri (2007: 3-4) divide il mercato del<br />

lavoro in due settori: quello formale e quello informale. Il primo è caratterizzato dalla<br />

presenza dell’impresa capitalistica, da solide barriere all’entrata, da tecniche produttive<br />

con relativamente alta intensità di capitale e da manodopera con una qualche<br />

formazione specifica e agisce nell’ambito di politiche governative e con la mediazione<br />

delle organizzazioni sindacali. Il secondo, dal 2000 ufficialmente chiamato<br />

settore non organizzato, è di più facile acceso, la sua conduzione è familiare, usa<br />

tecniche ad alta intensità di lavoro, le cui competenze derivano da processi<br />

d’apprendimento informale e opera fuori del controllo dello stato e senza sindacati,<br />

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