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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

l’India partecipa in svariati organismi internazionali – oltre a OMC, BM e FMI è<br />

membro fondatore dell’ONU – e ha rapporti triangolari e quadrangolari – vedi 3.1.<br />

Tuttavia, in Asia la creazione di partenariati strategici appare come un fenomeno<br />

nuovo che ha luogo proprio quando mutamenti profondi del potere economico e politico<br />

moltiplicano le sfide alla sicurezza del continente.<br />

Una componente importante <strong>della</strong> strategia <strong>della</strong> sicurezza indiana riguarda il coinvolgimento<br />

cooperativo di paesi che hanno idee convergenti (likeminded) su norme<br />

e pratiche democratiche, per cui le democrazie asiatiche diventano alleati naturali<br />

i cui accordi possono non solo mi<strong>gli</strong>orare la loro sicurezza individuale ma anche<br />

influire positivamente su quella asiatica. Nonostante sia una potenza emergente,<br />

l’India non è in grado di equilibrare da sola la distribuzione del potere in Asia, ma<br />

per creare uno stabile ordine asiatico, “an arc of advantage and prosperity” come<br />

l’ha definito Manmohan Singh (Chellany, 2007), ha bisogno di partner i cui sistemi<br />

politici siano simili.<br />

L’approccio indiano sembra rifarsi al co-engagement – combinazione <strong>della</strong> politica<br />

del contenimento con elementi di quella dell’engagement – teorizzato da Condoleeza<br />

Rice (2000) per contenere politicamente la Cina (Landi, 2007: 165-71). Tuttavia,<br />

riconoscendo che non esistono le condizioni oggettive per un tale contenimento,<br />

la strategia indiana dell’engagement multiplo diventa “un engagement debole,<br />

destrutturato, devitalizzato, un engagement, almeno secondo Landi (2007: 171),<br />

senza visione, una politica senza grande strategia… una polizza di ri-assicurazione<br />

strategica per l’India” che consentirebbe a New Delhi di cooperare con la Cina senza<br />

rischiare la propria sicurezza strategica. In questo modo, “<strong>gli</strong> Stati Uniti vengono<br />

‘usati’ dall’India per consentire a Delhi di accrescere la cooperazione con Pechino in<br />

condizioni di sicurezza strategica”. È questa quella che Landi (2007: 165-66 e 49)<br />

chiama “la grande strategia indiana”, o “il doppio forno”, perché “da un lato l’India<br />

punta a rafforzare i rapporti economico-politici con Pechino; dall’altro spinge a rafforzare<br />

i legami politico-strategici con Washington”.<br />

Nonostante la ricerca del multipolarismo e <strong>della</strong> governance globale, l’India continua<br />

a opporsi alla mediazione internazionale del problema del Kashmir così come si<br />

è opposta a un intervento multilaterale in Nepal. Inoltre, non ha mai esitato ad agire<br />

unilateralmente e a ricorrere alla forza militare per affermare i propri interessi nelle<br />

aree vicine, come fece ne<strong>gli</strong> anni ’60 con il Sikkim e con Goa, ora fermamente parti<br />

dell’India, con il Bangladesh ne<strong>gli</strong> anni ’70 e con lo Sri Lanka ne<strong>gli</strong> anni ’80, così come<br />

non ha esitato a dotarsi di armi nucleari, mettendo a rischio il TNP, che non ha<br />

firmato. Allo stesso tempo, però, l’India resta impegnata al disarmo universale, non<br />

discriminatorio e verificabile, al no-first-use delle armi nucleari e mantiene una moratoria<br />

volontaria per i test nucleari. Infine, mentre i suoi leader proclamano incondizionato<br />

sostegno ai principi del multilateralismo, in realtà l’India, come la maggior parte<br />

delle grandi potenze di oggi, è pronta ad agire multilateralmente, unilateralmente o bilateralmente<br />

a seconda delle circostanze, senza permettere che il suo sistema politico<br />

democratico influenzi la politica estera. Forse la preferenza naturale dell’India nel<br />

campo delle relazioni internazionali, è quella di trattare con le altre potenze in forma<br />

bilaterale, in modo da poter far pesare le sue dimensioni (Grant, 2008a).<br />

Quale grande potenza emergente, stanno crescendo le responsabilità indiane per<br />

il mantenimento ed, eventualmente, il rafforzamento dell’ordine internazionale, nel<br />

quale il suo ruolo tende ad ampliarsi, anche se non è ancora chiaro quale sarà veramente<br />

il suo contributo, né quale sarà l’ordine internazionale che le converrebbe<br />

maggiormente. Al massimo, l’India aspira a un mondo non-polarizzato e non ege-

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