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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e i suoi “vicini”<br />

Indubbiamente, “la rottura dell’<strong>equilibri</strong>o preesistente si è risolta un guazzabu<strong>gli</strong>o<br />

che ha colto impreparati tutti, e ha aperto la porta alla rivolta <strong>della</strong> minoranza<br />

induista madhesi nel Terai, al sud del paese, da sempre sfruttata e ignorata anche nei<br />

suoi bisogni più elementari”, sia dalle forze politiche tradizionali che dai maoisti,<br />

entrambi i gruppi composti per lo più da bramini o altre caste, probabilmente perché<br />

dalit o tribali (Armellini, 2008: 229). Di conseguenza vi è stato un severo ridimensionamento<br />

dell’influenza indiana nel Nepal, dove invece crescono <strong>gli</strong> interessi e la<br />

presenza cinese.<br />

L’India ha legittimi interessi economici e di sicurezza nel paese e quindi deve<br />

essere paziente con questo nuovo Nepal che sta emergendo e i cui cittadini provano<br />

per il vecchio alleato sentimenti misti e contraddittori. Essi riconoscono che l’India<br />

ha avuto, può e deve avere un ruolo positivo in un processo di pace terribilmente<br />

complicato e nel quale già aiutò a raggiungere l’“Accordo di 12 punti”, ma allo stesso<br />

tempo sono scontenti del suo comportamento odierno e dubitano che possa contribuire<br />

a portare il processo di pace alla sua desiderata conclusione. I due paesi devono,<br />

quindi, cooperare per sostenere la crescita economica e per me<strong>gli</strong>o amministrare<br />

la loro comune frontiera – dove è molto attiva la criminalità con contrabbando<br />

di droga, armi, monete falsificate e dove sono facili le infiltrazioni di potenziali terroristi<br />

e spie – e le loro risorse d’acqua.<br />

La reciproca cooperazione appare, però, sempre più difficile a causa del fattore<br />

Cina che, prima dell’occupazione del Tibet, aveva scarso interesse per il Nepal.<br />

L’arrivo in Tibet cambiò il quadro strategico. Nehru aveva cercato di rafforzare il<br />

posizionamento indiano nell’area himalayana, ma la situazione si complicò quando<br />

Beijing cominciò a interessarsi al Nepal, considerato che i 1.751 km del confine indo-nepalese<br />

interessano 20 distretti di cinque stati indiani e che questo confine è aperto<br />

e non si richiede visto dai cittadini dei due stati. Al momento, infrastrutture<br />

viarie e ferroviarie permettono alla Cina di arrivare all’heartland indiano e scambi<br />

economici e aiuti tendono a ridurre i vantaggi strategici indiani in Nepal. Quindi, se<br />

la presenza cinese non viene contenuta, l’India potrebbe presto trovarsi a dover fronteggiare<br />

varie e serie minacce alla propria sicurezza (Kumar, 2011: 87-89)<br />

Sostenendo che il trattato India-Nepal del 1950 <strong>gli</strong> impedisce di avere una sua<br />

autonomia politica estera e di difesa, il Nepal ne chiede la rinegoziazione. A sua volta,<br />

l’India riconosce che il cambiamento strategici avvenuti nella regione impongono<br />

un rimo<strong>della</strong>mento <strong>della</strong> relazione bilaterale in un partenariato strategico per la promozione<br />

<strong>della</strong> sicurezza, <strong>della</strong> modernizzazione e <strong>della</strong> prosperità, insistendo, però,<br />

che siano mantenute le caratteristiche peculiari di questa relazione bilaterale. Ma se<br />

fino a qualche anno fa l’influenza cinese era ridotta, la trasformazione dei ribelli<br />

maoisti nel maggior partito nepalese (40% dei membri del Parlamento) ha spostato<br />

l’<strong>equilibri</strong>o a favore <strong>della</strong> Cina. New Delhi è ora decisamente schierata con il fronte<br />

anti-maoista che ha ripreso il governo l’anno passato, ma è incapace di imporre la<br />

propria autorità, mentre il processo di pace, con il cessate il fuoco, è sul punto di interrompersi<br />

(TE, 18.09.2010).<br />

Nonostante la sua instabilità politica, ne<strong>gli</strong> ultimi anni l’economia nepalese è<br />

cresciuta, sopravvivendo anche alla crisi globale, in questo fortemente aiutata dalle<br />

rimesse dei nepalesi che lavorano all’estero, rimesse che rappresentano più del 20%<br />

del PIL nazionale. Potenziali aree di crescita sono l’agricoltura, il settore idroelettrico,<br />

le infrastrutture e il turismo, ma l’instabilità politica ne ostacola la piena realizzazione,<br />

anche perché insieme a<strong>gli</strong> emigranti sono i capitali a lasciare il paese.<br />

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