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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

“tutte le questioni”, cioè difesa, sicurezza e Kashmir, decisione che è stata seguita<br />

dall’apertura di negoziati commerciali che a settembre sono sfociati nell’annuncio<br />

che New Delhi non si sarebbe più opposta in ambito OMC alle concessioni fatte<br />

dall’UE ai prodotti pakistani. Inoltre, sono state discusse le misure necessarie per<br />

rimuovere le restrizioni non tariffarie in modo da portare il loro interscambio<br />

dall’attuale $2,7 a $6 miliardi entro i prossimi tre anni (Talbot, 2011), un aumento al<br />

quale dovrebbe contribuire il riconoscimento all’India dello status di “nazione più<br />

favorita” concesso all’inizio del novembre 2011, un trattamento che l’India aveva<br />

già concesso al Pakistan nel 1996. L’iniziativa pakistana potrebbe raddoppiare <strong>gli</strong><br />

scambi tra i due paesi nei prossimi tre anni e rafforzare la SAFTA, ma forse è stata<br />

motivata soprattutto dalla necessità di rompere il crescente isolamento regionale e<br />

globale che preoccupa anche i militari. Da notare poi le profonde tensioni che il problema<br />

Kashmir – “teatro di un contenzioso tanto ideologico quanto territoriale fra<br />

India e Pakistan” (Beehera, 2011: 5) – continua a esercitare all’interno <strong>della</strong> prima.<br />

Infine, l’India considera il Pakistan un pericoloso nemico a causa <strong>della</strong> possibile influenza<br />

che quest’ultimo potrebbe esercitare sulla sua minoranza musulmana, con<br />

conseguente minaccia alla sua identità e riduzione delle sue naturali frontiere geografiche<br />

e culturali. Il risultato è che oltre i drammatici effetti <strong>della</strong> partition, tre<br />

guerre e una batta<strong>gli</strong>a per il possesso di un ghiacciaio sono costate più di 15 mila<br />

morti ai quali vanno aggiunti tutti quelli del Kashmir<br />

7 L’India solo ultimamente ha cominciato a rendersi conto di quanto l’instabilità<br />

del vicino nuoccia sia alla propria crescita economica che alla costruzione di un’area<br />

regionale che la sostenga e protegga e sembra aver abbandonata l’idea di una soluzione<br />

militare. In effetti, già all’inizio <strong>della</strong> decade passata l’allora Primo ministro<br />

Vajpayee aveva capito che il nuovo contesto internazionale creatosi – con l’ONU<br />

messo completamente da parte dall’unilateralismo <strong>della</strong> amministrazione Bush –<br />

rendeva necessario che i paesi asiatici risolvessero per conto proprio i problemi che<br />

li dividevano e, conseguentemente, che era opportuno tentare di aprire le trattative<br />

con Islamabad, sperando anche in un’eventuale pressione cinese sul governo pakistano.<br />

Normali relazioni diplomatiche furono riallacciate insieme ai rapporti sportivi,<br />

a cominciare dal cricket e dall’hockey (Torri, 2004: 87). Verso la fine del 2003,<br />

su iniziativa pakistana, entrambi i paesi annunciarono unilateralmente il cessate il<br />

fuoco lungo la Linea di controllo (LOC) e al vertice SAARC del 4-6 gennaio 2004<br />

decisero di creare un’ALS regionale a partire dal 2006. Sempre all’inizio del 2004 il<br />

Presidente pakistano Musharraf rinunciò a richiedere un plebiscito per accertare la<br />

volontà <strong>della</strong> popolazione del Kashmir, “uno dei capisaldi <strong>della</strong> diplomazia pakistana”<br />

nelle trattative concernenti quella regione (Torri, 2004: 98). Il governo di Singh<br />

riaprì la strada tra Srinagar e Muzaffarabad, rispettivamente la capitale del Kashmir<br />

indiano e di quello pakistano, chiusa dal 1948 e cercò di fare lo stesso con la ferrovia<br />

che connette il Pakistan con il Rajasthan e con <strong>gli</strong> oleodotti e gasdotti diretti<br />

all’India. Questi accordi sembrano indicare che in entrambi i paesi si stia affermando<br />

la convinzione che l’economia svolga un ruolo centrale nelle loro relazioni bilaterali<br />

e che la risoluzione <strong>della</strong> disputa sul Kashmir non sia più una precondizione<br />

per mi<strong>gli</strong>ori relazioni, ma una loro possibile conseguenza. Aree nelle quali <strong>gli</strong> interessi<br />

dei due paesi coincidono sono certamente l’indebolimento de<strong>gli</strong> elementi jiha-<br />

7 Nel Kashmir, nelle ultime due decadi l’India ha perso 4.800 militari e più di 13.000 civili,<br />

contro 12.000 militari e 30.000 civili del Pakistan.

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