14.06.2013 Views

L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Conclusioni<br />

L’ascesa economica indiana, così dipendente dal settore dei servizi e particolarmente<br />

di quelli informatici, è certamente una sfida alla teoria tradizione dello sviluppo,<br />

ma la sua sostenibilità comincia a essere messa in dubbio, malgrado che Ghani<br />

e Kharas (2010: 1) sostengano che l’esperienza dell’India e dell’Asia meridionale<br />

suggerirebbe che i servizi possono generare “rapida crescita del reddito, posti di lavoro,<br />

ugua<strong>gli</strong>anza di genere e riduzione <strong>della</strong> povertà”. Inoltre, un campione di 50 PVS<br />

dimostrerebbe che “la riduzione <strong>della</strong> povertà è più strettamente collegata con la crescita<br />

dei servizi che con quella agricola”, anzi che il settore dei servizi è l’unico associato<br />

in maniera significativa con la riduzione <strong>della</strong> povertà”, effetto che i servizi ottengono<br />

creando posti di lavoro, direttamente o indirettamente, tramite l’aumento del<br />

reddito e quindi <strong>della</strong> domanda (Ghani e Kharas, 2010: 2-3). Ma resta il problema che<br />

in India, considerando i trend demografici, nei prossimi dieci anni si dovrebbero creare<br />

più di 145 milioni di nuovi posti di lavoro, solo per mantenere stabile l’attuale tasso di<br />

disoccupazione. Inoltre, se il sistema educativo non dovesse riuscire ad adattarsi, cioè<br />

a produrre un numero sufficiente di giovani qualificati per i vari compiti richiesti dal<br />

sistema economico che si sta sviluppando, la crescente massa dei sottoccupati potrebbe<br />

rappresentare un serio rischio per la stabilità sociale del paese.<br />

Inoltre, non tutti i servizi producono questi risultati, ma bisogna distinguere tra<br />

quelli tradizionali e quelli moderni – cioè quelli che usano intensamente l’ICT, come<br />

sviluppo di software, call centres e outsourcing di pratiche assicurative e trascrizioni<br />

di documentazioni mediche. E sono quest’ultimi che stanno aumentando rapidamente<br />

grazie alla loro crescente commerciabilità (tradability), crescente sofisticazione<br />

tecnologica (inclusa specializzazione, economie di scala e delocalizzazione internazionale)<br />

e costi di trasporto in diminuzione. L’India è certamente uno dei maggiori<br />

esportatori di servizi moderni, ma il tasso di crescita delle esportazioni di servizi da<br />

parte di Ruanda, Swaziland e Burundi é superiore a quello indiano.<br />

La spiegazione fornita da Ghani et al. è terribilmente importante per l’India, perché<br />

rafforza la possibilità, per <strong>altri</strong> la convinzione, che essa possa raggiungere, ed<br />

eventualmente superare, la Cina, il cui sentiero di sviluppo – essenzialmente il modello<br />

tradizionale, molto differente da quello indiano – dovrebbe portare al rallentamento<br />

dell’espansione dopo che un certo livello di crescita sia stato raggiunto. Il<br />

vantaggio comparato può così operare nei servizi come nella manifattura e anche<br />

nell’agricoltura, ma la domanda per i primi è molto più estesa e durevole di quella de<strong>gli</strong><br />

<strong>altri</strong> due settori. Ciò non to<strong>gli</strong>e, però, che i servizi non sono la risposta per tutti i<br />

paesi e inoltre per l’India resta il problema di come utilizzare le varie centinaia di milioni<br />

di persone che dovrebbero lasciare l’agricoltura. Al momento, l’ICT non impiega<br />

più di 2 milioni di indiani e solo il 4,9% dei giovani possedevano nel 2007-08 un livello<br />

di formazione maggiore di quello fornito dalla scuola secondaria. Inoltre l’89% dei<br />

giovani non hanno avuto nessun genere di addestramento professionale.<br />

Contraddicendo “l’esperienza di tutti i paesi che sono usciti o stanno uscendo dal<br />

sottosviluppo con la ricetta tradizionale di aumentare sia la base produttiva che la<br />

platea dei consumatori”, l’India ha trascurato il manifatturiero ad alta intensità di<br />

lavoro, favorendo invece quello ad alta intensità di capitale e il settore dei servizi ad<br />

alta intensità di conoscenza. La scelta di attività ad alta intensità di conoscenza ha<br />

fatto sì che la crescita indiana non fosse “trainata dalle esportazioni di prodotti, ma<br />

dalla fornitura di servizi”. In questo modo, continua Orlandi (2010: 2), quello indiano<br />

è “un modello economico inedito, basato su crescite disarmoniche e grandi disparità<br />

sociali”, un modello che si distingue da quello più tradizionale cinese: una strategia<br />

export-lead – raccomandata da libri di testo e da organismi internazionali – che<br />

295

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!