L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e i suoi “vicini”<br />
tà, è da tempo che Islamabad mira ad avere un governo amico a Kabul, e i talebani<br />
sono amici del Pakistan, almeno per ora. In realtà, il Pakistan non vuole che emerga<br />
un forte stato afghano, specialmente se dominato dai tagiki, tradizionalmente amici<br />
dell’India. La competizione fra India e Pakistan per acquistare influenza in Asia meridionale<br />
si è così estesa oltre il Kashmir e il Tibet.<br />
D’altra parte, il riavvicinamento de<strong>gli</strong> USA al Pakistan è considerato positivo da<br />
Beijing, perché contribuisce a ridurne l’isolamento e la crescente radicalizzazione<br />
che deriva da<strong>gli</strong> stretti legami con i talebani, limitando l’islamizzazione <strong>della</strong> politica<br />
e il deterioramento delle relazioni con l’Occidente. Inoltre, il Pakistan contribuisce<br />
anche intelligence e sostegno politico per la lotta ai terroristi mussulmani cinesi<br />
ai quali nega rifugi sicuri in Afghanistan e impedisce d’infiltrarsi in Cina attraverso<br />
l’Hindu Kush 15 . Infine, il Pakistan offre ampie opportunità al commercio e a<strong>gli</strong> investimenti<br />
cinesi e in più presenta varie vie alternative per i rifornimenti energetici,<br />
incluso un facile accesso all’Oceano Indiano tramite il porto di Gwadar.<br />
* * *<br />
Beijing assicura Islamabad che resterà al suo fianco anche dopo la partenza de<strong>gli</strong><br />
americani 16 e, poiché pensa che questo succederà abbastanza presto, continua a non<br />
volere un approccio comune con Washington riguardo al Pakistan e all’Asia meridionale.<br />
Malgrado non sia particolarmente interessata a un Pakistan democratico, la<br />
Cina preferirebbe, però, un governo civile competente – una “democrazia con volto<br />
pakistano” è stata l’espressione usata da un funzionario cinese – che permetta a Beijing<br />
di sviluppare le strade e i porti necessari per trasportare merci e mezzi dalla Cina<br />
occidentale al Mare Arabico e al MO (Cohen, 2008: 6). Infatti, ne<strong>gli</strong> ultimi anni,<br />
è cresciuta la presenza economica cinese in Pakistan che, a sua volta, trae beneficio<br />
immediato da<strong>gli</strong> investimenti cinesi in infrastrutture, specie quando si tratta<br />
d’investimenti nel settore energetico, cruciali per un paese povero di risorse come<br />
esso è. Beijing ha infatti investito in Pakistan miliardi di dollari in autostrade, porti e<br />
dotti energetici che servono soprattutto alla propria sicurezza economica e strategica.<br />
Un contributo iniziale di più di $200 milioni è andato alla costruzione di un porto<br />
d’acque profonde a Gwadar, non troppo lontano dallo stretto di Hormuz, <strong>altri</strong> $500<br />
milioni sono stati promessi per coprire i costi <strong>della</strong> seconda fase di questo progetto,<br />
15 Quasi tutto il confine <strong>della</strong> Cina con lo Jammu pakistano e con il Kashmir indiano è<br />
provvisorio a causa di contese territoriali non ancora risolte. Il problema è rappresentato<br />
dal fatto che la “Nortwest Frontier” del Pakistan, e particolarmente il Waziristan – abitato<br />
da 800 mila pasthuni, è la cerniera che connette geograficamente e strategicamente Pakistan<br />
e Afghanistan ed è praticamente governato dai talebani e dai jiadisti stranieri – confinano<br />
con la Regione autonoma dello Xinjiang, dove la grossa minoranza uigura è fortemente<br />
irredentista, e con l’Afghanistan. Beijing però, coinvolto di diritto e di fatto nel<br />
gioco regionale, in quanto oltre che essere il patron del Pakistan confina con Afghanistan,<br />
India e Tagikistan ed è cofondatore <strong>della</strong> SCO, vuole evitare, insieme a Washington, pericolose<br />
sinergie che potrebbero destabilizzare il Pakistan. Per la Cina sarebbero, infatti, inaccettabili<br />
sia la secessione del Belucistan che la creazione di un Pashtunistan, perché le<br />
verrebbe così impedito l’accesso all’Oceano Indiano tramite il porto di Gwadar, e sarebbe<br />
ridotta la credibilità del deterrente pakistano.<br />
16 Secondo il Pew Global Attudines Project ad agosto 2009 l’84% dei pakistani avevano<br />
un’opinione favorevole <strong>della</strong> Cina, mentre solo il 16% vedeva favorevolmente <strong>gli</strong> USA.<br />
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