L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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L’India e i suoi “vicini”<br />
trattato di Simla (lu<strong>gli</strong>o 1972) che trasformò la linea di separazione fissata<br />
dall’armistizio del 1949, cioè il LOC, in confine di fatto, salvo per la zona di Kargil.<br />
Questa seconda sconfitta convinse il governo pakistano a cercare di stabilire la<br />
parità con l’India puntando alla costruzione <strong>della</strong> “bomba islamica”. “L’India accettò la<br />
sfida e nel 1974 fece esplodere una carica nucleare che non fu chiamata ‘bomba’”,<br />
ma “test pacifico”.<br />
Nel Kashmir, la situazione rimase tale fino al 1984, quando il governo indiano<br />
cominciò a intervenire pesantemente nella vita politica <strong>della</strong> regione, fino a scio<strong>gli</strong>ere<br />
il Parlamento. L’atto di adesione concedeva allo Jammu-Kashmir uno statuto speciale<br />
– come sancito dall’articolo 370 <strong>della</strong> Costituzione indiana – che <strong>gli</strong> garantiva una<br />
completa autonomia, salvo nella politica estera, difesa e telecomunicazioni. Le elezioni<br />
del 1987 videro emergere i partiti mussulmani che benché avessero conquistato<br />
un terzo dei voti, ottennero pochissimi seggi, un fatto che contribuì alla graduale ascesa<br />
di movimenti integralisti e violenti. Il rapimento <strong>della</strong> fi<strong>gli</strong>a del ministro de<strong>gli</strong> Interni<br />
del governo centrale scatenò la repressione indiana alla quale seguì<br />
l’insurrezione inizialmente guidata dal Fronte di Liberazione del Kashmir, organizzazione<br />
laica alla quale presto, però, si affiancarono gruppi e movimenti integralisti. Nel<br />
1993 le forze di sicurezza indiane assediarono la moschea di Hazratbal e ottennero<br />
la resa finale dei militanti, ma a questo punto il conflitto del Kashmir cominciò a essere<br />
inserito nel contesto globale <strong>della</strong> politica islamica.<br />
Frattanto, i due paesi avevano continuato a lavorare segretamente alla costruzione<br />
di ordigni nucleari e nell’estate del 1998 prima l’India e poi il Pakistan ne fecero<br />
esplodere alcuni per dimostrare di essere diventate delle potenze nucleari 46 . A questo<br />
punto i rapporti avrebbero potuto stabilizzarsi, ma quando i militari pakistani si<br />
resero conto che la parità nucleare poteva comportare un disarmo delle forze convenzionali,<br />
si affrettarono a dimostrare che la teoria tradizionale del deterrente nucleare<br />
non escludeva affatto i conflitti con armi convenzionali. La prova di ciò venne con<br />
l’attacco alle postazioni indiane presso Kargil a maggio del 1999, attacco rapidamente<br />
respinto dalle truppe indiane, senza il ricorso alle armi nucleari, ma grazie anche al<br />
pesante intervento <strong>della</strong> Casa Bianca e <strong>della</strong> comunità internazionale, quando Nuova<br />
Delhi cominciò a schierare le sue truppe nella zona centromeridionale del confine del<br />
Pakistan. Il ritiro delle truppe da parte di Islamabad costò il posto al primo ministro<br />
pakistano Sharif che alla fine dell’anno fu rimpiazzato dal generale Musharraf.<br />
L’India cominciava, intanto, a percepire l’impatto <strong>della</strong> nuova politica di Washington<br />
in Asia meridionale: con la guerra in Afghanistan l’importanza strategica del Pakistan<br />
era aumentata, ma la fine <strong>della</strong> guerra fredda aveva permesso a<strong>gli</strong> USA di penetrare<br />
in Asia centrale e occidentale e conseguentemente ridotto il peso politico di<br />
Islamabad e accresciuto quello di New Delhi. Per questo, al vertice di Agra (giugno<br />
2001) Musharraf cercò di arrivare a una normalizzazione dei rapporti con l’India, ma<br />
il governo del BJP non era interessato, per cui si intensificò una “guerra non convenzionale<br />
(ovvero del terrorismo) condotta da gruppi integralisti basati in Pakistan contro<br />
l’India”. L’attacco che a ottobre 2000 un commando terrorista portò al parlamento<br />
dello Jammu-Kashmir a Shrinagar, fu quindi seguito a dicembre 2001 da quello al<br />
Parlamento dell’Unione Indiana a New Delhi che, però, non rispose con la guerra,<br />
perché questa non conveniva né alla Russia, né alla Cina e nemmeno a<strong>gli</strong> USA e<br />
perché uno scontro nucleare avrebbe causato, stimava il Pentagono, più di 17 milioni<br />
di morti nel giro di poche settimane dal suo inizio (Landi, 2004: 185-87).<br />
A fine 2002, le elezioni nel Kashmir si svolsero abbastanza regolarmente, ma i<br />
due partiti che ne uscirono rafforzati – quello del Congresso e il Partito democratico<br />
del popolo – non ottennero abbastanza seggi per formare il governo, per cui si trova-<br />
46 Armellini (2008: 240) fa giustamente notare che “la bomba pakistana fu una risposta a<br />
quella indiana, e non il contrario”, come molti indiani continuano a credere.<br />
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