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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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76<br />

L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

delle “zone economiche speciali” (ZES), non meno di 550 finora sono state quelle<br />

approvate, dopo che nel 2006 il governo federale esentò chi vi investiva da ogni genere<br />

di imposte locali e indirette e dalle imposte sul reddito per un ammontare decrescente<br />

per 15 anni. La legislazione relativa alle ZES, cioè lo “Special Economic<br />

Zones Act” del 2005, non prende in considerazione la terra sulla quale crearle e il<br />

“Land Acquisition Act” del 1894 favorisce il developer. Di conseguenza, la creazione<br />

delle ZES è diventata un’ottima scusa che i vari stati usano per sottrarre terra 19<br />

a<strong>gli</strong> agricoltori e consegnarla a<strong>gli</strong> interessi privati (Jha, 2010: 432-33).<br />

Malgrado l’India fosse stato il primo paese in Asia a puntare sulle ZES – la prima<br />

ZES, la “Kandla Export Promotion Zone”, fu creata nel 1965 in Gujarat – le loro<br />

esportazioni nella prima metà <strong>della</strong> decade passata rappresentarono solo un 5% delle<br />

esportazioni totali e <strong>gli</strong> IDE solo un quarto de<strong>gli</strong> investimenti che esse riuscirono ad<br />

attrarre (Chiarlone: 76). La creazione delle ZES ha generato un infiammato dibattito<br />

– vedi Astarita (2009) – sull’opportunità e sull’efficacia di questa strategia che tra le<br />

varie cause delle difficoltà incontrate sicuramente annovera l’incapacità dei governi,<br />

sia nazionale che locali, a progettare e realizzare infrastrutture adeguate. L’ultimo<br />

rapporto dell’OECD (2011: 5) conclude, però, che le ZES stanno diventando<br />

un’importante piattaforma per lo sviluppo industriale e per le esportazioni indiane. Il<br />

governo ha, tuttavia, creato le “National Manufacturing and Investment Zones” per<br />

portare al 25% la quota del settore industriale nel PIL entro il 2022 e raddoppiare il<br />

livello dell’occupazione del settore.<br />

Anche lo sviluppo delle attività minerarie ha avuto luogo specialmente nei distretti<br />

tribali nel centro e a occidente del paese, dove decine di mi<strong>gli</strong>aia di contadini<br />

sono stati evitti (obbligati ad andarsene) dalle loro terre da imprese private in collusione<br />

con lo stato. Queste requisizioni abusive di terreni agricoli e l’ampliamento<br />

de<strong>gli</strong> storici divari regionali minacciano l’unità del paese in un modo che non può<br />

più essere sottovalutato, come mostrano il rafforzamento e il diffondersi del movimento<br />

naxalita (vedi Approfondimento 3 a p. 51) e la rinascita <strong>della</strong> lotta di classe.<br />

Per passare a considerare i principali settori dell’economia indiana sono utili le<br />

seguenti tre tabelle che ne illustrano la trasformazione in atto.<br />

Tabella 1.4 - Percentuali di PIL e occupazione per settore<br />

PIL % Occupazione % Valore Agg./PIL %<br />

Settore 1950* 1980* 1980/82* 2000# 2006/07* 2009/11 + 1950 1990§ 2006 2010° 1981^ 2010^<br />

Agricoltura 55 38 41 25 18 15 71 57 56 60 34 16<br />

Industria 25 24 22 25 26 20 10 13 16 12 26 28<br />

Servizi 30 38 37 49 56 65 19 24-21 28 28 60 66<br />

Fonte: CEIC, *Ghosh (2010:13 Tab. 2), §Boillot (2006: 52 Tab.3.3), + Mohanty (2011: 2 Tab.1)<br />

°Chaterjee (2008:13 Tab. 1), ^World Bank Indicators e Bosworth et al.(2007: 12 Tab. 2).<br />

19 . In India lo stato può espropriare la terra anche senza il consenso del proprietario, purché<br />

dimostri che la terra è richiesta per uno “scopo pubblico”, concetto variamente interpretato,<br />

e paghi un indennizzo. La legge relativa è ancora quella del 1894 che mirava a<br />

promuovere <strong>gli</strong> interessi commerciali inglesi, particolarmente la costruzione del sistema<br />

ferroviario.

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