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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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La “grande Potenza povera”<br />

Nell’ultima decade, la riduzione <strong>della</strong> povertà è tuttavia ripresa, insieme a quella<br />

<strong>della</strong> disoccupazione, dopo la “crescita senza occupazione” de<strong>gli</strong> anni ’90, quando<br />

era notevolmente aumentata la quota percentuale dei lavoratori occasionali, quota<br />

che dal 1999 è invece diminuita. C’è stato, però, anche un peggioramento <strong>della</strong> qualità<br />

dell’occupazione, con la crescita del lavoro informale e autonomo. Mentre<br />

l’aumento del lavoro autonomo nel settore non agricolo è costituito per il 75% da<br />

uomini, nel settore agricolo è costituito per più del 60% da donne, il che dimostra la<br />

crescente “femminizzazione” (feminisation) <strong>della</strong> forza lavoro e la diffusione delle<br />

fami<strong>gli</strong>e con più membri che lavorano. Aumentata è anche la percentuale dei lavoratori<br />

informali, particolarmente de<strong>gli</strong> uomini, in tutti i settori industriali, mentre è diminuita<br />

l’occupazione “organizzata”, specialmente nei settori secondario e terziario.<br />

Alla crisi dell’agricoltura indiana, con stagnazione dei salari reali, crescente disoccupazione<br />

e sottoccupazione e aumento dei poveri, si ricollegano la disparità fra città e<br />

campagna e le disegua<strong>gli</strong>anze all’interno di entrambe. Infatti, la fuga dei poveri verso<br />

le città deprime anche i salari urbani, mentre accresce l’insicurezza del posto di lavoro.<br />

Frattanto, “le infrastrutture (il collo di botti<strong>gli</strong>a dell’economia indiana) crescono lentamente,<br />

le città si sviluppano in maniera disordinata e la popolazione continua ad aumentare<br />

nonostante anni di politiche demografiche” (Rondinone, 2008: 11).<br />

La progressiva integrazione dell’economia indiana in quella globale ha creato<br />

un’enorme domanda per infrastrutture e servizi di trasporto e spinto alla privatizzazione<br />

di questo settore. La mancanza o la scarsità di adeguati collegamenti con centri<br />

urbani e commerciali rappresenta un serio ostacolo all’aumento dei redditi agricoli<br />

e alla riduzione <strong>della</strong> povertà, perché costringe i contadini a vendere i propri prodotti<br />

a<strong>gli</strong> intermediari a prezzi molto bassi e rende difficile l’acquisizione dei necessari<br />

inputs industriali. Povere connessioni sono così responsabili <strong>della</strong> perdita del 5-<br />

7% di grana<strong>gli</strong>e e del 25-30% di frutta e vegetali, mentre strade mi<strong>gli</strong>ori riducono i<br />

costi di transazione dei servizi creditizi, facilitano l’accesso alle scuole e alle strutture<br />

sanitarie e creano nuove opportunità di occupazione nelle aree rurali, contribuendo<br />

così ad aumentare la qualità <strong>della</strong> vita nei villaggi e <strong>gli</strong> investimenti in queste aree.<br />

L’impatto <strong>della</strong> liberalizzazione dei servizi di trasporto sull’occupazione non è, però,<br />

molto chiaro, perché se la produttività del settore nel suo insieme è aumentata, in quello<br />

pubblico l’occupazione è diminuita. Inoltre, nuove strade hanno notevolmente accresciuto<br />

la lunghezza <strong>della</strong> rete viaria 54 , la cui espansione, però, non è stata regionalmente<br />

uniforme, mentre non è chiaro l’effetto che la privatizzazione ha avuto sulle tariffe<br />

per il trasporto di persone e merci (Mukhergje, 2009: 9-11). Poiché l’intervento<br />

privato continua a essere latente o insufficiente, il settore infrastrutturale ha bisogno<br />

dell’intervento pubblico al quale, però, le riforme hanno imposto molti limiti.<br />

Forse è vero, però, che “i valori di una classe capitalista convinta <strong>della</strong> sua superiorità<br />

hanno cominciato a permeare lo stato indiano” che infatti ha “cominciato a<br />

manifestare la stessa impazienza nei confronti dei problemi dei poveri che viene ora<br />

espressa liberamente dalla classe media urbana” 55 (Jha, 2010: 413). Oltre che<br />

54 Nonostante quella indiana sia una delle maggiori reti viarie al mondo, la densità stradale<br />

è ancora molto bassa – quella giapponese è 14 volte più alta – così come lo è il rapporto<br />

strade/popolazione – quello americano è 33 volte maggiore.<br />

55 Ma questo non è un atteggiamento nuovo, perchè, come sostiene Varma (2008: 106-07)<br />

è “innegabile lo scarso rispetto e la poca compassione che <strong>gli</strong> indù mostrano nei confronti<br />

de<strong>gli</strong> indigenti”. Nel Ramayana, un testo del 500 a.C. circa, molto amato nel nord del paese,<br />

si legge questo: “arricchisciti. La ricchezza è la base del mondo. Tra un uomo povero e<br />

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