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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

crescita del settore agricolo”, settore che resta prigioniero di cattive o inesistenti infrastrutture<br />

e <strong>della</strong> mancanza di “catene di approvvigionamento”.<br />

La riduzione <strong>della</strong> quota di forza lavoro utilizzata nell’agricoltura – vedi Tabella<br />

1.4 – non è stata così rapida come è invece avvenuto in <strong>altri</strong> paesi asiatici. Ed è proprio<br />

la forza lavoro agricola che è costituita in gran parte dai poveri. Ammesso che<br />

l’aumento <strong>della</strong> produttività agricola possa contribuire a ridurre il numero di poveri,<br />

riforme all’interno dell’agricoltura non possono risolvere il problema. Se la “sostenibile<br />

soluzione <strong>della</strong> povertà si trova al di fuori dell’agricoltura”, come sostiene Panagariya<br />

(2008: 311), allora solo con l’abbassamento del rapporto lavoro/terra è possibile<br />

far crescere i salari agricoli. Questo implica lo spostamento di manodopera<br />

agricola in un settore manifatturiero ad alta intensità di lavoro non qualificato. Quello<br />

che Panagariya suggerisce è che i salari agricoli possono essere mi<strong>gli</strong>orati se aumentano<br />

quelli dei lavoratori che sono migrati. Per ora, però, la manodopera “liberata”<br />

dall’agricoltura non ha molte probabilità di confluire nell’industria, ma al massimo<br />

trova lavoro informalmente, spesso lontano da casa, nei settori delle costruzioni<br />

(con circa 30 milioni di addetti e quasi l’8% del PIL, questo settore rappresenta la<br />

seconda maggiore fonte d’occupazione in India), del commercio e dei trasporti dove,<br />

con la sua presenza, contribuisce a tenere basso il livello dei salari.<br />

Intervenire nell’agricoltura indiana è particolarmente difficile, perché in questo<br />

settore il potere del governo centrale è molto limitato, in quanto gran parte<br />

dell’autorità legislativa e di attuazione è costituzionalmente assegnata a<strong>gli</strong> stati dove,<br />

però, l’influenza conservatrice dei grandi proprietari terrieri ha finora bloccato le<br />

spinte riformiste 29 . I tentativi di modificare in modo significativo i rapporti di potere<br />

nelle campagne indiane sono stati frustrati anche da <strong>altri</strong> problemi: (i)<br />

l’incompletezza e spesso l’assenza de<strong>gli</strong> atti di proprietà dei terreni rende impossibile<br />

utilizzare la terra come collaterale per ottenere prestiti bancari e quindi il ricorso<br />

a<strong>gli</strong> usurai diventa necessario 30 ; (ii) la gratuità di acqua ed elettricità ha generato<br />

sprechi, mentre i costi che ne sono derivati hanno contribuito ad accrescere il disavanzo<br />

pubblico con conseguente scarsa manutenzione delle linee elettriche e dei canali;<br />

(iii) l’aumento dei sussidi ha portato a una riduzione de<strong>gli</strong> investimenti agricoli;<br />

e (iv) le difficoltà incontrate per la creazione di cooperative e di panchayat, ovvero<br />

consi<strong>gli</strong> di villaggio per l’autogoverno locale. Il risultato è che in gran parte<br />

dell’India il monopolio sulla terra continua indisturbato, il che non dovrebbe stupire<br />

se si considera la forte presenza dei grandi proprietari terrieri e dei grandi fittavoli<br />

nell’INC e quindi la loro capacità di bloccare od ostacolare la riforma agraria.<br />

Con l’inizio delle riforme, i salari reali agricoli sono rimasti fermi o sono diminuiti<br />

mentre sono aumentati i prezzi dei cereali a causa del crescente uso dei terreni per le<br />

produzioni di cash crops. Di conseguenza, sono diminuiti i consumi alimentari in generale<br />

e, in particolare, il consumo annuo pro capite di cereali, nonostante che una parte<br />

considerevole <strong>della</strong> popolazione rurale sia già malnutrita; si è fortemente ridotto il<br />

numero dei salariati agricoli, perché sono aumentate la migrazione stagionale verso le<br />

29 Dirette alla riorganizzazione dei mercati dei terreni agricoli, le riforme introdotte subito<br />

dopo l’indipendenza miravano a (i) abolire i proprietari assenti, conosciuti come zamidars;<br />

(ii) imporre un tetto alla proprietà terriera; e (iii) garantire i diritti dei fittavoli/coltivatori,<br />

fissando i livelli massimi <strong>della</strong> rendita da pagare. In pratica, i tre obiettivi<br />

sono stati mancati, perchè debolmente perseguiti (Panagariya, 2008: 319-20).<br />

30 Solo nel 2006 è stata approvata la legge che riconosce e codifica formalmente i diritti di<br />

usufrutto <strong>della</strong> terra di milioni di tribali e abitanti delle foreste.

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