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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e i suoi “vicini”<br />

sua sensibilità. In verità, New Delhi ultimamente ha cominciato ad apprezzare<br />

l’utilità del posizionamento americano nel Mare Arabico – dove per la prima volta a<br />

settembre e ottobre 2005 navi dei due paesi hanno condotto manovre navali congiunte<br />

– e, in più si è resa conto che una riduzione del coinvolgimento americano<br />

nella ragione vi faciliterebbe l’aumento <strong>della</strong> pressione cinese.<br />

Per accrescere la propria influenza e ottenere più spazio strategico e più autonomia<br />

strategica, ovvero per crearsi un safety cushion, New Delhi non solo sta sviluppando le<br />

sue forze navali e aeree, ma sta offrendo ai paesi litoranei dell’Oceano Indiano accordi<br />

che includono mi<strong>gli</strong>ori condizioni commerciali, IDE, esercitazioni militari congiunte,<br />

aiuti allo sviluppo, cooperazione energetica e costruzione di infrastrutture.<br />

Oltre che a mi<strong>gli</strong>orare le relazioni con <strong>gli</strong> USA, New Delhi sta cercando di assicurarsi<br />

il controllo dei vari varchi d’accesso all’Oceano Indiano coltivando i rapporti con i paesi<br />

adiacenti a queste strozzature, specialmente Stretto di Hormuz (Iran), Bab el Mandeb<br />

(Gibuti ed Eritrea), Capo di Buona Speranza e Canale di Mozambico (Sudafrica e Mozambico)<br />

e <strong>gli</strong> Stretti di Singapore e Malacca (Singapore e Thailandia).<br />

Per questo New Delhi sta rafforzando le infrastrutture a Cochin in Kerala, dove<br />

sarà operativa la prima e più completa base per velivoli a pilotaggio remoto (UAV),<br />

che permettono di monitorare le trafficate rotte dalla parte settentrione del Mare Arabico<br />

allo Stretto di Malacca, e dove si trova il centro principale <strong>della</strong> lotta antisommergibile.<br />

Oltre a Cochin, la marina indiana ha una base per UAV a Port Blair<br />

nelle isole Andamane e Nicobare – cruciali per ostacolare la penetrazione cinese<br />

nell’Asia sud-orientale e sostenere la LEP –, e nell’arcipelago Lakshadweep,<br />

un’importante strozzatura tra il Golfo Persico e lo Stretto di Malacca che finora aveva<br />

ricevuto scarsa attenzione da<strong>gli</strong> strateghi militari, forse perché l’India tradizionalmente<br />

non è stata considerata un attore importante nella regione dell’Asia-<br />

Pacifico verso la quale, invece, ne<strong>gli</strong> ultimi anni sta sistematicamente dirigendo le<br />

proprie politiche estera, economica e militare. Iniziata come cooperazione economica<br />

con le nazioni del sud-est asiatico, la LEP sta portando a un impegno a tutto tondo<br />

con le maggiori potenze dell’Asia orientale. E mentre nel breve periodo la presenza<br />

e l’influenza dell’India nell’Asia-Pacifico sarà sentita maggiormente nell’Asia<br />

sudorientale, un’economia in costante crescita, associata al rafforzamento del partenariato<br />

con <strong>gli</strong> attori chiave regionali e una marina sempre più capace, dovrebbero<br />

permettere a questo gigante dell’Asia meridionale di esercitare un significativo impatto<br />

sull’emergente architettura di sicurezza <strong>della</strong> regione.<br />

All’area dell’Oceano Indiano è, però, interessata anche la Cina, che “almeno dai<br />

tempi del grande esploratore Zheng He…ha considerato quelle acque come il suo<br />

‘mare occidentale’ ed è entrata a far organicamente parte <strong>della</strong> vita economica e politica<br />

<strong>della</strong> regione” (Hulsman, 2009: 11-12). Di qui la determinazione di New Delhi<br />

di sviluppare una politica navale per sostenere le sue “naturali” mire egemoniche. Se<br />

da una parte un’India forte e influente, contribuendo alla creazione di un mondo<br />

multipolare, asseconda <strong>gli</strong> interessi cinesi, d’altra parte la sua determinazione a controllare<br />

l’Oceano Indiano e proiettarsi oltre non può che preoccupare Beijing.<br />

L’ultimo rapporto annuale del Pentagono relativo “a<strong>gli</strong> sviluppi militari e di sicurezza<br />

che coinvolgono la Cina” (2011) contiene un esteso capitolo sull’evoluzione<br />

<strong>della</strong> strategia marittima cinese per concludere che la Cina ormai non è più una potenza<br />

continentale, ma ha ridefinito la propria “periferia marittima” poiché il potere<br />

marittimo è visto come un prerequisito per l’ascesa del paese a grande potenza. Nel<br />

2010 la Cina aveva pubblicato un rapporto sullo “Sviluppo dell’Oceano <strong>della</strong> Cina”<br />

dove presentava “la costruzione del potere marittimo come il compito storico <strong>della</strong><br />

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