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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e i suoi “vicini”<br />

bene cosa vuole, questa popolazione, ma per certo sa che non sopporta la presenza<br />

del governo e dell’esercito di Delhi, sentito come un occupante illegittimo e prevaricatore”<br />

(Armellino, 2008: 249-50). Allo stesso tempo va riconosciuto che per il Kashmir<br />

non esiste soluzione viabile che non sia lo status quo e che dal punto di vista sia politico<br />

che di sicurezza non ci possono essere “frontiere soffici” tra il Kashmir e il POK<br />

se il resto delle frontiere indo-pakistane restano sigillate. Va inoltre considerato che<br />

“il confronto indo-pakistano giova ad altre potenze” a cominciare dai maggiori sostenitori<br />

del Pakistan, cioè USA, Cina e Arabia Saudita, che devono salvaguardare i<br />

propri interessi e in un modo o nell’altro traggano vantaggio dal perdurare delle ostilità<br />

(Sikri, 1009: 45-46).<br />

L’India è ostinatamente contraria all’internazionalizzazione del problema – come<br />

nel 1972 era stato accettato da entrambi i paesi – e a stento tollera – ma, contrariamente<br />

al Pakistan, non riconosce – la Missione di osservatori ONU-UNMOGIP che<br />

dal 1948 svolge un’azione di monitoraggio lungo la LOC. Ultimamente, il rifiuto di<br />

New Delhi all’internazionalizzazione <strong>della</strong> questione del Kashmir ha ricevuto il pieno<br />

appoggio del presidente Obama.<br />

Il fallimento <strong>della</strong> lotta portata avanti dai mussulmani kashmiri per quasi due decenni<br />

non è dipeso tanto dalla presenza militare indiana, ma “piuttosto dal fatto che i<br />

gruppi separatisti si sono trovati di fronte a uno stallo politico nel loro stesso territorio”,<br />

perché “le varie comunità presenti nello Jammu-Kashmir sono animate da nozioni<br />

diverse di ‘autogoverno’, ‘autodeterminazione’ e ‘senso <strong>della</strong> nazionalità’... La<br />

sistematica opposizione delle minoranze linguistiche, regionali e religiose nel loro<br />

insieme hanno di fatto messo in scacco il progetto secessionista <strong>della</strong> comunità di<br />

maggioranza dei kashmiri musulmani”. Il pluralismo <strong>della</strong> società jammu-kashmira ha<br />

così rivelato le contraddizioni interne alle tesi dei kashmiri (Behera, 2011: 6). La valle<br />

del Kashmir resta un’area pesantemente militarizzata, contrassegnata dalla visibile e<br />

minacciosa presenza di centinaia di mi<strong>gli</strong>aia di soldati, paramilitari e poliziotti. Ma è<br />

sintomatico che la sentenza capitale che la Corte suprema ha inflitto ad Afzal Guru<br />

ritenendolo coinvolto nell’assalto al Parlamento indiano del dicembre 2001, assalto<br />

sulla cui autenticità sono stati sollevati seri dubbi, abbia diviso l’opinione pubblica indiana,<br />

tanto che la sentenza non è stata ancora eseguita.<br />

Recentemente Beijing ha, però, spedito qualche mi<strong>gli</strong>aio di soldati a costruire<br />

strade in parti del Kashmir controllate dal Pakistan e New Delhi ha risposto sospendendo<br />

le regolari riunioni militari bilaterali.<br />

2. India e Cina a confronto<br />

Secondo Roach (2009: 293), un mondo “ammaliato dalla Cina” potrebbe non capire<br />

“l’oscuro piccolo segreto dell’India”, cioè la sua “lunga micro storia superiore a quella<br />

<strong>della</strong> Cina”, una storia fatta “da un gran numero d’imprese di classe mondiale, da una<br />

forza lavoro ben istruita ed esperta in IT, da relativamente solidi mercati finanziari e<br />

banche, da un ben radicato stato di diritto, e dalla democrazia”. Tuttavia, il nuovo “Indice<br />

di prosperità” del Legatum Institute di Londra, che considera non solo variabili<br />

economiche e che nel 2009 aveva assegnato all’India il 45° posto e il 75° alla Cina,<br />

nel 2010 ha spostato l’India all’88° posto mentre la Cina è salita al 58° (l’Italia è al<br />

25° posto) su 110 paesi. Va considerato, inoltre, che la Cina è un paese relativamente<br />

omogeneo, mentre l’India è un calderone di pluralità etniche e religiose, culturalmente<br />

molto più variegato e complesso e terribilmente diseguale dal punto di vista sociale<br />

ed economico. Per Bahl (2010: 37), poi, la Cina è una lepre che usa steroidi, l’India è una<br />

tartaruga che si sta rafforzando i muscoli delle gambe. In effetti, i due paesi sono molto<br />

differenti, ma entrambi rappresentano l’alterità rispetto all’Occidente.<br />

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