L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La “grande Potenza povera”<br />
hanno vanificato ogni tentativo di unbundling e le privatizzazioni tentate da<br />
Orissa (1998) e da New Delhi (2002) non hanno ridotto di molto le perdite,<br />
L’Electricity Act del 2003 ha avuto scarsi effetti e un unico mercato nazionale<br />
dell’elettricità è ancora da venire, mentre l’anarchia che impera serve alle<br />
pubbliche utilities e alle poche imprese private del settore per salvaguardare i<br />
propri interessi influenzando le decisioni politiche. Inoltre, lo sviluppo di<br />
quest’industria è fortemente influenzato da quella del carbone. Poiché questa<br />
è in mano a due imprese pubbliche, prezzi e allocazione del carbone sono<br />
controllati dal governo centrale e da<strong>gli</strong> stati. A questa particolare situazione,<br />
si somma anche l’inerente complessità tecnica dell’industria elettrica.<br />
(ii) L’India ha 3,3 milioni di chilometri di strade – per lunghezza è il secondo sistema<br />
al mondo – che sono restate a lungo ignorate. La rete nazionale di strade di grande<br />
comunicazione si estende per 71 mila chilometri – di cui 12 mila sono a quattro<br />
corsie, 38 mila a due corsie e 21 mila a una sola corsia. La lunghezza totale delle<br />
autostrade non supera i 200 chilometri e le reti statali di strade si grande comunicazione<br />
coprono 137 mila chilometri, di cui il 71% sono a una sola corsia e il resto<br />
sono a due corsie. I progetti per la costruzione di nuove strade sono caratterizzati<br />
da tempi lunghissimi e lievitazione dei costi. Il risultato è che “le strade indiane<br />
continuano a essere insicure e congestionate” e solo recentemente la loro costruzione<br />
è stata aperta in modo massiccio alle imprese private.<br />
(iii) Per fronteggiare il notevole aumento del trasporto aereo il governo è stato costretto<br />
ad aprire i cieli alla concorrenza e <strong>gli</strong> effetti positivi si sono subito visti:<br />
notevole accelerazione de<strong>gli</strong> investimenti privati e mi<strong>gli</strong>oramento dei servizi.<br />
Per quanto concerne l’organizzazione e la direzione de<strong>gli</strong> aeroporti, restate<br />
completamente nelle mani dell’Airports Authority of India (AAI), nulla<br />
è stato fatto, salvo costruire vari grandi e costosi terminali. Una genuina liberalizzazione<br />
del settore iniziò nel 1994, seguita da altre misure nel 1997, mentre<br />
l’apertura delle rotte internazionali è più recente. Di conseguenza varie linee<br />
aeree private sono entrate nel mercato e sono utilizzate da un numero crescente<br />
di passeggeri – pari al 68,5% nel 2005. Gli aeroporti presenti sul territorio<br />
sono 125, di cui 11 internazionali, attraverso i quali nel 2005 sono transitati<br />
60 milioni di passeggeri e 1,3 milioni di tonnellate metriche di merci e<br />
che sono stati, o stanno, per essere privatizzati.<br />
(iv) La congestione nei porti è notevolmente aumentata, perché l’ampliamento<br />
<strong>della</strong> capacità è avvenuta a un ritmo inferiore alla rapida crescita del movimento<br />
delle merci e la produttività di quelli maggiori – attraverso i quali passa<br />
il 70% delle merci – è restata bassa. Anche qui <strong>gli</strong> sforzi per coinvolgere i<br />
privati nella promozione di capacità addizionale hanno incontrato forti resistenze<br />
da parte de<strong>gli</strong> enti che vi operano. I porti principali sono 12 e quelli<br />
minori 187, di cui solo un terzo capace di acco<strong>gli</strong>ere navi da carico. I progetti<br />
di sviluppo portuali sono aperti a<strong>gli</strong> IDE.<br />
(v) La rete ferroviaria indiana è la seconda al mondo 16 e impiega circa 1,5 milioni<br />
di persone, ma questo mastodontico monopolio del settore pubblico soffre di<br />
16 La vasta rete ferroviaria – circa 40 mila mi<strong>gli</strong>a – costruita da<strong>gli</strong> inglesi per motivi strategici,<br />
cioè per spostare le truppe e collegare i principali centri d’esportazione di prodotti agricoli,<br />
fu l’unico loro investimento su larga scala fatto in India, ma il più grande investimento internazionale<br />
del XIX secolo destinato a un’unica impresa (Smith, 2006: 42).<br />
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