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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

esterne fino a farne qualcosa che essi stessi arrivano a considerare naturalmente indiano.<br />

L’indipendenza portò il trauma <strong>della</strong> divisione – 120 mila morti e sei milioni di<br />

profughi musulmani e 60 mila morti e 4,5 milioni di profughi indù e sikh – con i<br />

confini attuali tracciati poco prima <strong>della</strong> mezzanotte del 14 agosto 1947 e<br />

l’annessione di tutti i principati fino ad allora indipendenti a uno dei due stati creati,<br />

cioè India e Pakistan. La partition, il “primo grande esempio di decolonizzazione<br />

post-imperiale” (Armellini, 2008: 235), e il massacro che accompagnò quella che fu<br />

una vera e propria guerra civile furono anche il risultato delle divisioni politiche e<br />

dei dissidi tra indù e musulmani che <strong>gli</strong> inglesi avevano alimentato con la speranza<br />

di mantenere più a lungo il dominio sul subcontinente.<br />

Con l’indipendenza, l’India nacque come stato-nazione, fino allora essendo stata<br />

solo una congerie d’innumerevoli principati che anche sotto l’amministrazione coloniale<br />

inglese, che per due secoli interessò un territorio politicamente eterogeneo e<br />

assai più vasto dell’India attuale, erano rimasti variamente autonomi.<br />

Con l’indipendenza arrivarono anche la democrazia e il federalismo che certamente<br />

hanno reso più complessa e laboriosa la creazione del consenso necessario a<br />

far funzionare il sistema. Chiaramente, una realtà tanto frammentata rende difficile<br />

l’applicazione e l’attuazione di politiche su scala nazionale, anche perché “i pronunciati<br />

sentimenti di appartenenza comunitaria (legati alla casta, al luogo di residenza,<br />

al gruppo religioso e a una lingua comune) configurano nodi di potere e di resistenza<br />

in grado di influenzare masse geopolitiche di notevole portata”. Lo stesso valse, prosegue<br />

Rondinone (2008: 11-13), per i movimenti nazionalisti che guidarono la lotta<br />

indipendentista che “non possedevano un’identità singola con un’unica leadership,<br />

ma rappresentavano piuttosto gruppi di interesse assai diversi fra loro”.<br />

Permettendo a ogni comunità religiosa di usare le proprie leggi civili per regolare<br />

matrimonio, divorzio, nascita, morte ed eredità, Nehru intaccò il principio di egua<strong>gli</strong>anza<br />

rispetto alla legge riconosciuto dalla Costituzione. Questa decisione fu una<br />

necessaria concessione ai musulmani restati in India, ma era anche voluta da<strong>gli</strong> indù<br />

ortodossi che consideravano l’introduzione di un unico codice civile (UCC) un attentato<br />

alla tradizione e all’autorità che essi ne traevano. L’UCC veniva richiesto in<br />

nome dell’unità nazionale, infatti, la classificazione de<strong>gli</strong> indiani secondo il credo<br />

religioso accresceva la tentazione di ricercare il voto identitario, invece di rivolgersi<br />

a<strong>gli</strong> elettori con un linguaggio che li unisse (Luce, 2010: 195), mentre veniva contrastato<br />

in nome dei diritti culturali delle diverse comunità. Avendo notato la contraddizione<br />

di una Costituzione che sottometteva i diritti spettanti alle donne in<br />

quanto cittadine alle leggi delle loro rispettive comunità religiose, il movimento<br />

femminista aveva richiesto l’adozione di un UCC già nel 1937, ma ora sembra preferire<br />

“un codice civile ‘comune’, ‘paritario’ o ‘egualitario’, più che ‘uniforme’”.<br />

Ma per la destra nazionalista, “per definizione la prassi indù non può mai essere una<br />

tra le tante”, per cui “le differenze da eliminare consistono… in tutto ciò che si discosta<br />

dalla norma indù/indiana” (Menon e Nigam, 2009: 39-42).<br />

Di una classe media, in India si è cominciato a parlare ne<strong>gli</strong> anni ’80, cioè con<br />

l’abbandono del “tasso di crescita indù” (o anche “trappola <strong>della</strong> bassa crescita”) del<br />

3,5% annuo. Oggi questa nuova classe 55 viene pressapoco identificata non nel terzo<br />

55 In termini di aspirazioni è possibile distinguere una vecchia e una nuova classe media.<br />

La prima è più conservativa, più colta, parla e legge in inglese, mentre la seconda preferi-<br />

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