L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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La “grande Potenza povera”<br />
sulle comunità OBC nel nord del paese, che creò divisioni anche nel BJP. Un altro<br />
elemento del processo di frammentazione politica è stato la creazione del BSP, come<br />
piattaforma elettorale dei dalit, che ne<strong>gli</strong> anni ’90 vinse le elezioni nell’Uttar Pradesh,<br />
dove ha consolidato la sua base. È difficile predire le conseguenze di questo<br />
processo di frammentazione, ma finora non sembra abbia impedito l’espansione<br />
dell’economia e <strong>della</strong> democrazia.<br />
Va poi considerato “il peso delle strutture pubbliche di ri<strong>equilibri</strong>o finanziario fra<br />
Unione e Stati membri”. La Costituzione ha espressamente distinto le materie di<br />
competenza del centro o de<strong>gli</strong> stati e ha anche previsto la creazione di una “Finance<br />
Commission” incaricata di ridistribuire “le risorse tra <strong>gli</strong> Stati stessi, attraverso meccanismi<br />
di perequazione”. Esiste anche la “Planning Commission” che mantiene<br />
“un’importante funzione di allocazione di fondi per lo sviluppo delle economie statali,<br />
di particolare rilevanza soprattutto nel settore delle infrastrutture” (Amirante,<br />
2007: 23) 65 .<br />
Anche il processo di creazione di un unico mercato comune spinge a rafforzare<br />
le politiche nazionali e le infrastrutture attorno a settori critici come quello energetico<br />
e la rete nazionale di gasdotti. Purtroppo, però, mentre nel passato l’India era economicamente<br />
divisa, ma politicamente unita, da<strong>gli</strong> anni ’90 la crescente integrazione<br />
economica, che sta generando una più forte consapevolezza nazionale, è accompagnata<br />
da una frammentazione del potere politico causata dal maggior peso assunto<br />
dalle regioni. Infatti, The Economist (21.01.2011) nota “uno scoraggiante processo<br />
di frammentazione <strong>della</strong> politica indiana”, iniziato ne<strong>gli</strong> anni ’90 quando il paese<br />
cominciò a dividersi in entità regionali o sub-entità in collisione tra loro e i partiti<br />
nazionali ritenevano solo la metà dei seggi parlamentari, mentre l’altra metà era<br />
occupata da dozzine di partiti con 5-20 seggi che difendevano esclusivamente <strong>gli</strong><br />
interessi di limitati gruppi (vote banks) castali, regionali, linguistici o religiosi, senza<br />
alcuna visione generale.<br />
Fortunatamente, però, <strong>gli</strong> stati, anche se vicini ai propri gruppi d’interesse, sembrano<br />
molto ben disposti ad accettare riforme per promuovere un mercato comune.<br />
Promuovendo la “globalizzazione interna”, l’economia sta diventando la forza unificatrice<br />
del paese (Nilekani, 2009: 259-62 e 264). Le elezioni del 2009 sembrano aver<br />
invertito la tendenza alla frammentazione – i partiti nazionali hanno ricevuto il<br />
75% dei seggi parlamentari – e Metha (2010: 12) sostiene che alla “politica del rancore”<br />
e alla “politica dell’identità” si stia sostituendo quella “<strong>della</strong> responsabilità” e<br />
“dello sviluppo”. Un passaggio reso possibile anche dal palpabile orgo<strong>gli</strong>o nazionale<br />
generato da una crescita economica che “sta sottilmente trasformando la politica indiana”,<br />
perché “sta modificando l’immagine che l’India ha di se stessa e per la prima<br />
volta nella sua storia moderna essa comincia a ritenersi in grado di cambiare il proprio<br />
destino”. Un’altra conseguenza <strong>della</strong> crescita economica potrebbe essere, sempre<br />
secondo Metha, l’avvio di un processo di decentralizzazione in un paese che è<br />
ancora uno dei più centralizzati al mondo. In effetti, la decentralizzazione sembra<br />
costituire un più efficiente meccanismo per allocare la responsabilità, per conciliare<br />
le aspirazioni identitarie e per affrontare il processo di rapida urbanizzazione. La decentralizzazione,<br />
o devoluzione, fino al livello di villaggio può mi<strong>gli</strong>orare l’alloca-<br />
65 Ne<strong>gli</strong> ultimi anni la “Planning Commission” è diventata “un bastione delle posizioni liberali<br />
in un governo che sembra non essere più interessato alle riforme” (TE, 18.02.2012).<br />
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