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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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Introduzione<br />

lazione), disugua<strong>gli</strong>anza che si accentua al moltiplicarsi delle divisioni tra le diverse categorie<br />

eleggibili. Il sistema di caste, sotto-caste, comunità e tribù tradizionalmente gerarchizzate<br />

ha finito per contribuire all’emergere di élite tra le masse dalit “che minacciano<br />

di conquistare il monopolio delle quote riservate” (Bartoli, 2008: 197).<br />

Menon e Nigam (2009: 5, 8 e 55) ricordano che nel dibattito apertosi con la pubblicazione<br />

del rapporto <strong>della</strong> Commissione Mandal, “molti erano contrari a ‘trascinare’<br />

la questione delle caste nel discorso pubblico per motivi molto moderni e laici, ossia<br />

poiché ritenevano sinceramente che parlare in termini di casta sarebbe stato una regressione<br />

in quel passato che stavano tentando così disperatamente di spazzare via”.<br />

Molti erano poi quelli che si opponevano alle raccomandazioni del rapporto in<br />

nome del merito e dell’efficienza. Si era, inoltre, creata la strana situazione per cui<br />

mentre le caste superiori le negavano costantemente e con veemenza, “la casta era<br />

la bandiera di coloro che ne erano stati oppressi”. D’altra parte, già all’inizio del XX<br />

secolo la casta superiore aveva cominciato “a elaborare un certo tipo di linguaggio<br />

universalista, che denigrava qualsiasi tentativo di discutere dell’oppressione di casta<br />

come una forma di ‘castismo’”, segni di una ‘coscienza arretrata’”. Ma anche il laicismo,<br />

“espressione delle caste superiori indù e delle classi superiori modernizzate”,<br />

argomentando l’esclusione <strong>della</strong> casta dalla discussione, ne riconoscevano implicitamente<br />

l’importanza. La casta è quindi centrale sia nella politica laica che in quella<br />

“comunalista” del BJP, dove la “furia comunalista è un tentativo dell’hindutva di spostare<br />

la violenza interna di casta su un soggetto esterno, un argomento che fu introdotto<br />

da Ambedkar, secondo il quale ‘l’induismo prendeva di mira i musulmani e i cristiani<br />

per controbilanciare le spinte centrifughe de<strong>gli</strong> indù di casta inferiore e dalit,<br />

desiderosi di uscire dall’ordine sociale indù’”.<br />

Frattanto, alcune delle caste basse, principalmente nelle aree urbane, stanno adottando<br />

atteggiamenti, abitudini e credenze <strong>della</strong> caste alte, pregando le stesse divinità,<br />

visitando <strong>gli</strong> stessi templi e celebrando le stesse festività – un processo che è<br />

stato chiamato “sanscritizzazione” –, mentre i loro partiti, per estrarre il massimo dei<br />

benefici dalla loro condizione di subalternità, corteggiano qualche partito delle caste<br />

alte (Luce, 2010: 126 e 133-34). Infine, non va ignorato che il mi<strong>gli</strong>oramento delle<br />

condizioni di vita sta avendo, secondo Chandra Bhan Prasad, un notevole impatto<br />

sulla vita sociale dei dalit grazie al rapido indebolimento dell’identità castale e al consumismo.<br />

Quindi, per lo status delle persone il denaro è più importante <strong>della</strong> casta<br />

(TE, 22.10.2011). Chiaramente, oltre alle misure legislative, i fattori che stanno maggiormente<br />

influenzando il ruolo e le percezioni del sistema castale sono l’inurbamento<br />

e l’industrializzazione che hanno allentato il collegamento fra casta e ruolo<br />

professionale, anche se permane l’elemento <strong>della</strong> differenzazione sociale.<br />

Nonostante tutto, però, ancor oggi, scrivono Menon e Nigam (2009: 8), “la brutalità<br />

dell’esclusione e dell’oppressione [dei dalit] non ha quasi paragoni e, ironia <strong>della</strong><br />

sorte, in vaste aree del paese sono le rinascenti caste arretrate a opprimer nel modo<br />

più brutale i dalit”.<br />

Indubbiamente, la crescita delle lotte di casta si presenta come una questione<br />

molto complessa, ma finché un numero significativo di cittadini non ha facoltà di scelta,<br />

non può esserci nemmeno democrazia. Il sistema castale è indifendibile anche se<br />

si dimostrasse che ha “svolto in India una funzione insostituibile di ammortizzatore<br />

sociale”, permettendo così al paese di continuare a crescere nonostante l’aumento<br />

delle disegua<strong>gli</strong>anze e che “l’immobilismo del sistema castale può compensare pulsioni<br />

rivoluzionarie che altrove sarebbero incontrollabili” (Armellini, 2008: 81). Il Partito<br />

comunista cinese sta svolgendo queste funzioni anche me<strong>gli</strong>o, ma questo non fa<br />

<strong>della</strong> Cina una democrazia. Resta il fatto che la sinistra indiana continua ad avere un<br />

rapporto molto difficile con la tematica delle caste. In sintonia con le posizioni <strong>della</strong><br />

sinistra marxista de<strong>gli</strong> anni ’90, i dalit contrastarono l’approccio neoliberista difendendo<br />

il settore pubblico e attaccando la globalizzazione, ma poi si resero conto che<br />

era una batta<strong>gli</strong>a perduta e invece di continuare a rivendicare una riserva di posti nel<br />

settore pubblico o in quello privato, decisero di mirare alla ridistribuzione <strong>della</strong> terra e<br />

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