L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi
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Introduzione<br />
stante che per i colonizzatori tutti fossero “indigeni” 29 , il Raj ha finito per rappresentare,<br />
come sostiene Das (2002: 14-15), “l’evento più importante nel processo di<br />
formazione dell’India moderna”, alla quale “ha dato i valori moderni e le istituzioni,<br />
senza interferire con le antiche tradizioni e con la religione”. Infatti, se notevole è<br />
stato l’impatto del Raj sul sostrato culturale, linguistico e giuridico 30 del paese, molto<br />
ridotto è stato quello su<strong>gli</strong> apparati locali e sulla enormemente complessa e articolata<br />
struttura sociale indiana. Il che spiega il resistere di una specifica cultura di governo,<br />
basata sulle grandi, varie e durevoli tradizioni – da quella indù, a quella buddista,<br />
a quella islamica – che hanno caratterizzato l’intera storia dell’India.<br />
Infine, l’incorporazione, non sempre consensuale, nella nazione indiana di popoli<br />
che vantavano una storia autonoma è stata resa possibile prima dalla lotta antimperialista<br />
e, dopo l’indipendenza, dal potere coercitivo dello stato indiano 31 . Oggi,<br />
l’ascesa economica sembra offrire un potente collante per la costruzione <strong>della</strong> nazione,<br />
malgrado l’esito resti incerto. La crescita economica indiana presenta anche<br />
un’altra peculiarità sulla quale si discute molto: è venuta dopo la democrazia, mentre<br />
la sequenza “corretta” sarebbe l’inversa. Fino a qualche anno fa si pensava che nei<br />
paesi in via di sviluppo (PVS) la democrazia fosse in conflitto con una rapida crescita<br />
e anche in India non erano pochi quelli che ritenevano che per crescere economicamente<br />
il paese avesse bisogno di meno democrazia e più disciplina. Ma ora proprio<br />
l’India sembra dimostrare che tale tesi non è più sostenibile, per cui, come spiega<br />
A. Sen (2011), “quello che un sistema democratico realizza, dipende molto da<br />
29 Se per il Raj un intoccabile “è un indigeno colonizzato alla pari del commerciante, del<br />
guerriero e del sacerdote” si produce “un’incrinatura tanto nelle istituzioni tradizionali<br />
quanto nella doxa” – vedi nota 58. Diventa quindi possibile “costruire un discorso<br />
sull’illegittimità <strong>della</strong> tassonomia del dominatore ora dominato”. E sono stati i musulmani<br />
indiani che per primi hanno “approfittato dell’attrito delle rappresentazioni e del conflitto<br />
di interessi tra egemonie vecchie e nuove” (Bartoli, 2008: 248).<br />
30 Il mantenimento di buona parte <strong>della</strong> tradizione indiana e l’adozione dell’apparato giuridico<br />
inglese – una contaminazione resa possibile dalla capacità <strong>della</strong> cultura indiana di<br />
assorbire e includere punti di vista significativamente differenti dal proprio – ha prodotto<br />
un sistema giuridico piuttosto eterogeneo, in quanto da una parte è moderno, normativo,<br />
statuale, territoriale e laico, d’altro è antico, consuetudinario, locale, personale e religioso.<br />
L’origine religiosa del sistema giuridico tradizionale è il dharma e la sua “coerenza interna<br />
è fornita dal sistema del karma, o dovere, e non da un sistema di diritti, come nel diritto<br />
occidentale” (Antonio Gambaro e Rodolfo Sacco, Il diritto indiano, UTET, 2008, citato<br />
da Polvani, 2009: 216-18).<br />
31 Benché il regno del Manipur nel 1947 fosse una monarchia costituzionale indipendente,<br />
con una propria assemblea democraticamente eletta, il re venne arrestato su ordine del<br />
governo indiano e nel 1949 lo stato fu costretto a entrare nell’Unione Indiana. Anche il<br />
Naga National Council e l’amministrazione britannica avevano firmato un accordo che<br />
garantiva al Nagaland uno status protetto per dieci anni, alla scadenza del quale i naga potevano<br />
decidere se restare o meno nell’Unione, ma dopo la partenza de<strong>gli</strong> inglesi New<br />
Delhi incorporò il territorio nell’Unione. Non sorprende, quindi, che quello naga, che è il<br />
vecchio movimento etnico armato indiano, continui a infliggere gravi perdite alle forze di<br />
sicurezza indiane e in alcune aree più remote gestisca un governo parallelo. Nel 1985 il<br />
governo indiano e il movimento indipendentista dell’Assam firmarono un patto, ma molte<br />
delle clausole sono andate disattese e di conseguenza si sono moltiplicati i movimenti armati<br />
nell’area. Anche nel Manipur operano movimenti indipendentisti armati, alcuni dei<br />
quali gestiscono governi paralleli. Il risultato di questi conflitti e delle varie lotte etniche<br />
che affliggono il nord-est, è il crescente impoverimento e la militarizzazione dell’area.<br />
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