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L'India e gli altri Nuovi equilibri della geopolitica - Ispi

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L’India e <strong>gli</strong> <strong>altri</strong><br />

Tabella 2.3 - Indicatori di sviluppo in Cina e in India<br />

Cina India<br />

Persone con meno di $1,25 al giorno % 15,9 (2005) 41,6 (2005)<br />

Persone sotto linea povertà nazionale % 3,8 (2009) 27,5 (2005)<br />

Mortalità sotto 5 anni ‰ 19,0 (2009) 66,0 (2009)<br />

Persone che usano acqua potabile % 89,0 (2008) 88,0 (2008)<br />

Fonte: ADB, Fact Sheet, dicembre 2010.<br />

Forse la Cina è più ambiziosa e ha maggiore fiducia in se stessa dell’India che ha<br />

modesta governance e notevole insicurezza, ma tanti imponderabili rendono impossibile<br />

predire il risultato finale che forse ruota essenzialmente attorno alla questione<br />

se l’India possa mi<strong>gli</strong>orare la governance più facilmente di quanto la Cina possa sistemare<br />

la politica. Per ora, nel World Economic Forum 2010 la Cina è al 27 mo posto<br />

e l’India al 51 mo . Tuttavia, Poddar e Yi di Goldman Sachs (2007: 3) sostengono che<br />

nonostante l’India abbia il PIL più basso, “potenzialmente è la più favorita tra i BRIC”.<br />

Essi concludono che l’India può sostenere tassi di crescita dell’8% fino al 2020,<br />

quando il suo PIL dovrebbe quadruplicarsi e, quindi, superare quello delle sei maggiori<br />

economie dell’UE, per poi continuare a crescere fino a sorpassare quello americano<br />

entro il 2050.<br />

Se poi questi due paesi dovessero decidere di coordinare le loro politiche e continuare<br />

l’integrazione con il resto dell’Asia, allora sarebbe il caso di cominciare a preoccuparsi<br />

delle sorti del resto del mondo piuttosto che disquisire se sarà la Cina o l’India<br />

a dominare una simile alleanza. Infatti, nonostante i due paesi si siano sempre considerati<br />

rivali, specialmente riguardo alle risorse necessarie ad alimentare le rispettive<br />

economie, quando hanno cooperato è nato un formidabile terzo fronte in grado di contrastare<br />

USA e UE, come è accaduto nell’ambito dell’OMC dove hanno bloccato qualsiasi<br />

tentativo occidentale di introdurre nei negoziati questioni non commerciali, come<br />

<strong>gli</strong> standard per il lavoro, e dove sono riusciti a non liberalizzare i propri mercati agricoli<br />

se prima l’Occidente non riduce i lauti aiuti che dispensa a<strong>gli</strong> agricoltori nazionali. Tale<br />

cooperazione può essere estesa facilmente ad altre aree come quella del cambiamento<br />

climatico e <strong>della</strong> riforma dell’architettura finanziaria internazionale.<br />

Ciò non to<strong>gli</strong>e che già da sola l’India rappresenta un attore chiave per l’<strong>equilibri</strong>o<br />

del sistema internazionale, e particolarmente di quello dell’Asia, <strong>equilibri</strong>o che data<br />

l’ascesa del potere cinese “può esserci solamente con un forte peso dell’India”. Ma<br />

anche se le relazioni fra i due paesi assumessero sempre più il carattere <strong>della</strong> cooperazione<br />

attiva, restano <strong>gli</strong> irrisolti problemi di confine, le incomprensioni politiche e<br />

l’insicurezza indiana nel trattare con la Cina.<br />

Non vanno poi trascurate, nota Jain (2008: 65) le “enormi similarità che caratterizzano<br />

le loro strutture economiche e le loro condizioni sociali”. Malgrado i due paesi<br />

abbiano messo mano alle riforme in tempi differenti – semplificando, 1978 la Cina e<br />

1991 l’India – per entrambi è stato solo una prammatica necessità. Entrambi si confrontano<br />

con problemi socio-economici come povertà, bassi standard sanitari, netta<br />

divisione ricco-povero e rurale-urbano e forti disparità regionali. Entrambi sono impegnati<br />

a connettere i processi di sviluppo al “bene sociale” <strong>della</strong> gente e identici sono i<br />

sentieri di sviluppo per raggiungere il progresso sociale. Entrambi devono affrontare<br />

l’enorme problema del controllo <strong>della</strong> crescita demografica, anche se finora la Cina<br />

ha fatto me<strong>gli</strong>o dell’India, così come ha fatto me<strong>gli</strong>o nel creare sia una manifattura<br />

capace di assorbire gran parte <strong>della</strong> forza lavoro che può essere liberata<br />

dall’agricoltura e sia un’efficiente infrastruttura.<br />

Il risultato più importante che si ottiene paragonando questi due paesi è che, come<br />

spiega A. Sen (2011) l’India non deve temere che una maggiore attenzione pre-

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